Morirai all’alba

L’ex presidente egiziano Morsi è stato condannato a morte.

Ancora oggi, in molti Paesi la condanna a morte è una realtà; dall’atrocità delle varie sedie elettriche in America si è passati all’iniezione letale. Un modo più umano per il disumano. Nei tempi passati si usava la fucilazione che aveva gradi di crudeltà: di schiena per i traditori, i peggiori, legati a cavalcioni a una sedia. E quasi tutte le esecuzioni erano fissate all’alba, come un oltraggio estremo non veniva data al condannato la possibilità di vedere un nuovo giorno.

In Italia l’ultima condanna a morte fu eseguita nel 1947; la pena di morte infatti sarà definitivamente cancellata dalla Costituzione che entrerà in vigore il 1° gennaio dell’anno dopo. E proprio in previsione di questa scadenza, nel corso del 1947 tutte le condanne a morte erano state sospese, tranne quella di La Barbera, Puleo e D’Ignoti, tre assassini che avevano compiuto una strage che aveva scosso tutto il Paese. Il Presidente della Repubblica dell’epoca, Enrico de Nicola, respinse la richiesta di grazia.

Due anni prima, nel 1945 i tre, insieme a un quarto complice, Pietro Lala, avevano infatti massacrato con feroce determinazione dieci persone, colpite a bastonate e gettate ancora vive in un pozzo. Una rapina che fruttò ai quattro 100mila lire, qualche gioiello e dei salami. Dopo qualche incertezza iniziale, le indagini imboccarono la pista giusta e permisero ai Carabinieri di arrestare tre dei quattro assassini: Lala che era la mente del colpo, era già morto, ucciso in un regolamento dei conti. Il processo fu veloce; i tre vennero condannati a morte, pena confermata dalla Cassazione e l’esecuzione prevista  per i primi del 1947. Ma in quell’anno tutte le condanne a morte erano state sospese perché  l’Assemblea Costituente stava redigendo la nuova Costituzione italiana che avrebbe abolito la pena di morte. Il delitto dei tre  era stato però troppo efferato e aveva particolarmente scosso l’opinione pubblica e per questa ragione De Nicola respinse la grazia.

All’alba del 4 marzo 1947 Francesco La Barbera, Giovanni Puleo, Giovanni D’Ignoti  vennero portati  al poligono di Basse di Stura, fatti sedere a cavalcioni su tre sedie, bendati, legati mani e piedi, la schiena rivolta al plotone d’esecuzione. A qualche passo di distanza 36 poliziotti armati di moschetto, 18 dei quali caricati a salve in modo che nessuno sappesse se veramente ha ucciso. E così si concluse la loro miserabile vita.

Credo che un Paese civile non possa ammettere la condanna a morte e lo penso non certo per motivi religiosi. Sono convinta che togliere la vita sia un atto orribile e che nessuno dovrebbe arrogarsene il diritto; ma gli umani hanno spesso sete di sangue e la corda e il sapone sembrano  a molti la soluzione di tante cose

Spero che l’Egitto commuti la pena all’ex presidente. Che lo condanni a vedere tutte le albe che gli rimangono da una finestra con le sbarre.

©Futuro Europa®

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