
Cronache dai Palazzi
“Discutiamo di come rispondere al suo richiamo, quel ‘Nessun dorma’ che chiede alla Ue di agire prontamente e di farlo con una voce sola”. Sono le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rivolgendosi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita presso le istituzioni europee.
La presidente von der Leyen ha accolto l’invito rivolto all’Unione “a essere ambiziosa e a puntare in alto”. È “punto di riferimento per l’Europa”, ha affermato von der Leyen riferendosi al presidente Mattarella. Dopo “decenni di ritardi” sprona l’Unione a costruire una Difesa comune “per la sicurezza e la stabilità dell’Europa e del mondo intero”, per una Unione europea che voglia “incidere su scala planetaria”. L’Europa è chiamata a nuove sfide su diversi fronti. Si è consapevoli di “lacune e ritardi” registrati nel corso del tempo. Nel contempo permane “l’orgoglio della costruzione europea” ma affinché l’edificio sia solido deve essere “fondato sulle regole, rispettoso dei popoli della pari dignità tra le nazioni”.
Ai Commissari dei 27 Paesi dell’esecutivo europeo il Presidente della Repubblica ricorda i “molti cantieri che vanno nella giusta direzione”. Tra i temi principali la competitività del Vecchio Continente, il mercato unico e le politiche migratorie. “In questi cantieri l’Italia e il suo governo sono pronti a lavorare con responsabilità e concretezza a fianco delle istituzioni Ue”. Per poter costruire “serve un’Europa più forte e coesa, spetta a questo importante ciclo istituzionale dell’Unione compiere un salto di qualità”.
Bruxelles dovrà necessariamente occuparsi di rivedere le regole del bilancio comunitario che è un obiettivo “indispensabile”. Sul fronte dei confini le istituzioni europee dovranno inoltre aprirsi ai Balcani e nel contempo fronteggiare “possibili minacce esterne” lavorando intensamente sulla sicurezza. I fronti di guerra, nello specifico, dall’Ucraina al Medio Oriente, “compongono un ampio arco di instabilità che si estende per centri concentrici attorno all’Europa e produce inaccettabile sofferenza umana”, ha ammonito il Capo dello Stato.
A Roma la premier Giorgia Meloni ha accolto a Palazzo Chigi la premier danese Mette Frederiksen affrontando diverse questioni a partire dall’iniziativa politica di “aprire un dibattito su alcune Convenzioni europee e sulle capacità di quelle Convenzioni, a distanza di qualche decennio da quando sono state scritte, di saper affrontare le grandi questioni del nostro tempo, a partire proprio dal tema del fenomeno migratorio”, ha spiegato Meloni. Sulla base di una lettera firmata anche dai leader di Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia Meloni e Frederiksen hanno affrontato la necessità di mettere in campo una riflessione sull’interpretazione dei giudici di Strasburgo per “ristabilire un giusto equilibrio”.
Per quanto riguarda i flussi migratori “riteniamo che sia necessario esaminare come la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia sviluppato la sua interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. È importante valutare se, in alcuni casi, la Corte abbia esteso eccessivamente l’ambito di applicazione della Convenzione rispetto alle intenzioni originarie della stessa, alterando così l’equilibrio tra gli interessi tutelati”. La verifica in materia di immigrazione risulta fondamentale nel contesto attuale. Afferma la premier: “Riteniamo che sia necessario esaminare come la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia sviluppato la sua interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. È importante valutare se, in alcuni casi, la Corte abbia esteso eccessivamente l’ambito di applicazione della Convenzione rispetto alle intenzioni originarie della stessa, alterando così l’equilibrio tra gli interessi tutelati”. La verifica deve essere funzionale a valutare se la Corte, nello specifico, abbia “limitato la nostra capacità di prendere decisioni politiche nelle nostre democrazie. E di conseguenza, ha influenzato il modo in cui noi, in quanto leader, possiamo proteggere le nostre società e le nostre popolazioni dalle sfide che ci troviamo ad affrontare oggi”.
A Palazzo Chigi Meloni e Frederiksen hanno discusso, in pratica, di una eventuale iniziativa politica europea per poter affrontare il tema dei migranti. I negoziati dovrebbero partire “da un livello tecnico e poi piano piano raggiungere anche un livello politico, che è quello per cui io ritengo particolarmente preziosa la disponibilità del Vaticano”, ha affermato la premier. Da un livello tecnico più pratico in Svizzera o in Turchia si potrebbe quindi passare ad una zona cosiddetta neutra che potrebbe essere un luogo come la Santa Sede.
In definitiva urge un europeismo maturo e consapevole per poter affrontare delle questioni difficoltose che permeano il tempo presente e mettono a dura prova l’Unione, sia al suo interno sia per quanto riguarda le relazioni con l’Altro fuori da sé. L’Unione è chiamata a ridefinire gli equilibri al suo interno, rivedendo nel suo complesso delle forme di dirigismo impostate dalle istituzioni europee che devono essere necessariamente ripensate in funzione delle nuove e diverse sfide del mondo contemporaneo. È necessaria una Unione che non sia la mera sommatoria dei governi nazionali, che sia una realtà competitiva e nello stesso tempo armonica, ove possano coesistere accettazione dei vincoli di interdipendenza e libertà nell’esprimere la propria sovranità nazionale politico-economica, senza essere tentati dal tentativo di imporre i propri interessi in maniera distruttiva, e quindi a discapito degli interessi altrui. In questo modo l’Ue potrebbe rappresentare un laboratorio politico, economico e sociale all’interno del quale ideare e sperimentare delle modalità di pensiero e di azione da mettere in atto anche verso l’esterno, nei rapporti con gli altri Paesi.
Serve un europeismo che invocando l’unità politica possa contribuire a costruire un’Europa in grado di difendere il tenore di vita e la libertà dei suoi cittadini, assicurando loro più ampie condizioni di benessere in diversi campi: economia, diritti, salute, sicurezza. Da qui anche la necessità di una Difesa comune che sia sinergica con la realtà dell’Alleanza Atlantica per non dimenticare, tantomeno sminuire, i sacrifici in virtù dei quali è stato possibile intavolare la Pace in seguito alle sanguinose esperienze belliche del Novecento. Le guerre comunque non sono mai scomparse tantoché oggi si parla di “guerra mondiale a pezzi”, e recentemente anche di “pace a pezzi”.
All’interno dell’Europa è inoltre necessario intendersi sul fronte economico e finanziario per poter fronteggiare i dazi che arrivano da oltreoceano recuperando un senso di unità che, soprattutto negli anni più recenti, è stato sacrificato in funzione dell’austerità generando un protezionismo europeo deleterio all’interno dei medesimi confini dell’Unione; un protezionismo che si è spesso specchiato nei conflitti tra gli Stati membri. Come emerge anche dal rapporto di Mario Draghi la frammentazione del mercato europeo impedisce alle imprese europee di crescere e di diventare competitive in settori apicali, se confrontate alle corporations americane e cinesi.
Recuperare una certa ‘unità’ vuol dire quindi anche recuperare l’Unione molto spesso frammentata e divisa al proprio interno, e di conseguenza debole nei confronti dell’esterno su vari fronti: politico, economico, militare. Occorre capire cosa l’Europa può fare, e deve fare, per rispondere alle aspettative dell’attuale fase storica. Per decenni l’integrazione europea ha viaggiato nel campo delle idee, seppur nobilissime e fondamentali, ma molto probabilmente è giunto il tempo di trasformare le idee in azioni concrete necessarie, agendo con consapevolezza ed estremo realismo. Sarebbe il caso, finalmente, di poter comprendere, e rendere noto ai cittadini europei, cosa sia l’Unione e cosa l’Ue può fare concretamente per poter incarnare la cittadinanza europea nel mondo globale, nel campo dei diritti come sul fronte economico, due dimensioni dell’esistenza che sembrano essere idealmente distanti ma, in realtà, sono strettamente interdipendenti. Si tratta in definitiva di una interdipendenza necessaria per poter rendere concreti dei valori fondanti tornati prepotentemente in auge nell’epoca attuale: pace, libertà, giustizia, democrazia. L’Europa è, e continuerà ad essere, una costruzione complessa, che non vuol dire incomprensibile bensì articolata, in quanto costituita da vari livelli che si intersecano e fondata su meccanismi decisionali differenti tanti quante sono le questioni in gioco.
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