Baghdad, riapre il Museo Nazionale dopo 12 anni

Sabato scorso ha riaperto per tutti il Museo dell’Iraq, il museo nazionale a Baghdad soggetto a saccheggi massivi nell’aprile 2003, al momento dell’intervento militare americano. Da due mesi stavano lavorando alla riapertura al pubblico e ce ne sarebbero voluti altrettanti per ultimare il processo, ma si è deciso di lanciare un grande segnale, in seguito alla recente distruzione delle statue al museo di Mosul per mano dei jihadisti. Il primo ministro Haider al-Abadi durante la cerimonia ufficiale ha affermato: “Il messaggio lanciato da Baghdad, dalla terra di Mesopotamia, è chiaro: vogliamo preservare la civiltà e condannare coloro che la vogliono distruggere.”

Qais Hussein Rashid, vice ministro del turismo e dell’antichità, punta il dito contro le “bande di Daesh”, utilizzando l’acronimo arabo “dispregiativo” per il Califfato, adottato ufficialmente anche dal governo australiano e francese. Non si poteva attendere ancora di rendere fruibile l’inestimabile patrimonio sumero, accadico, assiro, babilonese e islamico. Le sue 28 gallerie non si limiteranno più alla presentazione online sul museo virtuale creato dal Ministero degli Affari Esteri italiano.

Il Museo era stato chiuso nel 1991 durante la Guerra del Golfo e riaperto il 28 aprile 2000 per il compleanno del presidente Saddam Hussein. L’8 aprile 2003 al personale era stato richiesto di abbandonare il sito. I saccheggi ebbero luogo tra il 7 e il 12 aprile, nonostante il tentativo del personale di respingerli fino al 16 aprile, data dell’arrivo delle forze americane.

Da allora, il Museo è stato aperto in numerose occasioni. Il 3 luglio 2003 per una visita di J. Paul Bremer, a capo della Coalition Provisional Authority; nel dicembre 2008 per l’opportunità di fotografare il ritorno di alcuni reperti; il 23 febbraio 2009 per una cerimonia per il primo ministro iracheno Nuri al-Maliki. Dal febbraio 2009 il Museo è rimasto aperto solo per tour per VIP e comitive scolastiche.

Le varie gallerie sono dedicate alle collezioni e all’interpretazione della storia dell’Iraq e dei suoi ambienti. Gli oggetti sono manufatti, principalmente in vetro, terracotta, metallo, avorio e pergamena, che coprono uno spettro di 7 mila anni. Si stima che all’incirca 15 mila reperti siano stati rubati, di cui 4 300 sono stati recuperati, mentre è ancora aperto il programma di recupero per i pezzi rimanenti, attraverso ricerche sui mercati, e segnalazioni. Sono stati rintracciati reperti in Giordania, negli USA, in Svizzera, in Giappone, e persino su eBay. Molti di questi, rintracciati e recuperati dall’FBI, dall’Immigration and Customs Enforcement Agency e da altre corporazioni americane, spesso in collaborazione con esperti e ufficiali dell’ambasciata irachena a Washington, D.C., sono rimasti nella Sua sede su Massachusetts Avenue. Dagli USA una minima parte è tornata alla fonte.

I ladri hanno rubato quanto su un’intera mensola di repliche, lasciando intatto un’espositore adiacente con oggetti di valore ben più elevato. Molti reperti sono stati indicati come mancanti, ma sono stati nascosti in magazzini segreti prima dello scoppio della guerra, e ciò rende la stima ancora più difficile. Gli elementi della collezione più recenti rimarranno nei magazzini fino al rinnovamento delle gallerie.

Dall’ultimo saccheggio il polo museale, che attesta tre fasi di costruzione, delle quali la seconda sovvenzionata dal Governo italiano nel 1983, è stato messo sotto protezione speciale. Ma  non è lo stesso per i 12 mila siti archeologici conosciuti di città antiche sumere, accadiche, babilonesi e persiane: molte sono ancora aperte al saccheggio selvaggio, violentissimo tra il 2006 e il 2007. Ingenti quantitativi di artefatti non documentati, confiscati ai confini del Paese, arrivano continuamente al Museo di Baghdad.

Rashid dichiara entusiasta: “Questo è un giorno felice. Per la prima volta c’è un’intera generazione di iracheni che non sapeva che cosa fosse il museo nazionale e che ora può vederlo.” Il prezzo di ingresso? 1 500 dinari (circa un dollaro) per gli iracheni, 10 dollari per gli arabi stranieri e 20 per tutti gli altri stranieri. Un dollaro, circa. Mentre l’intelligence dell’UNESCO assicura che i pezzi distrutti al museo nel Nord dell’Iraq erano tutti schedati e che non si riusciranno – nel caso – a contrabbandare. Poco conta che in questo caso molti degli oggetti distrutti fossero repliche degli originali trasportati a Baghdad in misura preventiva. Per “le bande di Daesh” iconoclaste un falso idolo vale l’altro.

©Futuro Europa®

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