Brisbane, mezzi sorrisi per un G20 inefficace

Nonostante il cuore dell’ultimo G20 fosse dedicato a crescita ed ecologia, l’altra settimana a Brisbane è stata la diplomazia a farla da padrona su uno sfondo dal profumo antico di Guerra fredda.

Il Presidente russo ha lasciato l’Australia prima che fosse pubblicato il comunicato finale del G20, un indubbio strappo al protocollo. Ufficialmente, Vladimir Putin aveva “bisogno di dormire”. Durante il summit, la Russia era stata vivamente criticata dai paesi anglosassoni (Australia, Gran Bretagna, Stati Uniti) per il suo coinvolgimento nella crisi ucraina. Il summit ha avuto degli accenti di Guerra fredda, avendo gli occidentali più volte fustigato “l’aggressione” russa ed accusato Mosca di essere “una minaccia per il Mondo”. Obama ha così messo in guardia il suo omologo russo: “Se continua a violare il diritto internazionale (…) l’isolamento che la Russia conosce oggi continuerà. Non si possono invadere altri Paesi o finanziare dei mandatari e sostenerli in modo da disintegrare un Paese che ha delle elezioni democratiche”. Ignorando un ultimatum lanciato dalla Russia, il Presidente francese François Hollande ha dichiarato che avrebbe deciso “in tutta autonomia” sul caso della consegna alla Russia delle navi da guerra Mistral. La Russia aveva chiesto alla Francia che le navi arrivassero entro la fine di Novembre. Se questa scadenza non fosse stata rispettata Mosca avrebbe chiesto “pesanti”  penali su questo contratto, concluso nel Giugno del 2011.

Il topic del summit era la trasparenza fiscale. Alla fine dei lavori è stato pubblicato un comunicato che invita a maggiore trasparenza e crescita economica. I paesi del G20, che rappresentano l’85% della ricchezza mondiale, hanno stimato poter fornire un surplus di crescita di2,1% del valore del loro PIL. E’ stata anche prospettata a creazione di una piattaforma di sostegno agli investimenti volti alle infrastrutture con il fine di ottimizzare le grandi opere rendendo più fluidi i rapporti tra Governi, gruppi privati, banche di sviluppo e organizzazioni internazionali. Dopo lo scandalo Luxleaks  – il sistema di evasione fiscale creata in Lussemburgo a favore delle multinazionali – i G20 si sono dichiarati favorevoli alla “trasparenza sugli interpelli interpretativi considerati come pratica nefasta”. Ma questi annunci non hanno soddisfatto le ONG. “Sulla lotta contro l’evasione fiscale e la corruzione, i dirigenti del G20 non hanno fatto prova di coraggio. Si sono fermati in mezzo al guado.”, ha dichiarato l’ONG One in un comunicato. “Il G20 riconosce le faglie del sistema finanziario, ma ignora le vere soluzioni”, ribadisce a sua volta Financial Transparency Coalition, rete che collega nove ONG specializzate nel settore. Per quanto riguarda il clima, l’accordo ha trovato meno consensi del previsto e ci sono voluti infiammati negoziati per arrivare ad un minuscolo paragrafo. Di fronte la gruppo terrorista “Daech”, Barack Obama ha negato qualsiasi eventuale alleanza con il regime siriano. Per Obama, “Assad ha completamente perso la sua legittimità agli occhi di gran parte del suo Paese”. Gli Stati Uniti sono a capo di una coalizione che combatte “Daech”. Risultati magri per un summit di questa portata.

Intanto Vladimir Putin non si è fatto smontare. Ha lasciato in anticipo il G20 mollando gli altri capi di Stato tra loro. Questi effetti di  partita diplomatica hanno un retrogusto di Guerra fredda, anche se non esiste più tra la Russia e gli occidentali un confronto ideologico. La lista degli “incidenti” avvenuti nei mesi scorsi si allunga sempre più: ricerca di un sottomarino fantasma nelle acque svedesi, allerta ai caccia russi lanciata dai radar NATO, collisione evitata per un soffio tra un aereo di linea scandinavo e un ricognitore russo. Il tutto con un aria di déjà vu. Come all’apice della Guerra fredda, la retorica si riaffaccia con prepotenza, con la sua corte di sospetti, accuse e malintesi che contribuiscono ogni volta a scaldare gli animi. Colpita da pesanti sanzioni economiche da parte degli occidentali per il suo sostegno ai separatisti ucraini, il Presidente russo denunciava  così a fine Ottobre i “presunti vincitori della Guerra fredda”, che “imponevano il loro “diktat” portando al “caos”. Altrettanto allarmista, l’ultimo alto dirigente dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov, preconizzava una “nuova Guerra fredda” il giorno stesso in cui il Mondo festeggiava il 25° anniversario della caduta del muro di Berlino. Ma mancano all’appello molti elementi caratteristici della Guerra fredda. Non c’è un confronto militare simile a quello che oppose NATO e Patto di Varsavia. Oggi né la Russia, né l’Occidente sono pronti ad offensive di rilievo. Inoltre manca il confronto sul piano ideologico. Ma la sua eredità si fa sentire. La bomba atomica ne fa parte e con essa questo equilibrio del terrore che “vieta” a chiunque di prendersela con la Russia. Così come quest’ultima non può correre il rischio di oltrepassare alcuni limiti. Altro elemento ereditato  dall’era sovietica: prodotto puro dell’apparato repressivo comunista, Vladimir Putin  maneggia la propaganda con una valenza di culto della personalità staliniano, ma in realtà è soprattutto un Russo nostalgico di una grandezza passata. La fine dell’URSS è stata per lui “una catastrofe”, non per la fine del comunismo, ma dell’Impero.

A Brisbane  si è parlato tra i denti dei Mistral, si è liquidata Ebola in poche parole. Non si è certamente respirata l’atmosfera del  G20 di San Pietroburgo, del Settembre del 2013. Putin allora era ancora “frequentabile” . In Australia, per tutte le recriminazioni fatte nei suoi confronti, gli incontri con Putin sono stati sterili esercizi di vuote cortesie. E lui sembra aver gongolato per questo “pudore” imposto: il Capo di Stato che lo avesse rimproverato in pubblico sarebbe passato come minimo per “scortese”.  E comunque, nonostante la freddezza manifestata dai vari Hollande, Cameron, Abbott e Harper, i capi di Stato di India, Cina, Argentina, Brasile, Indonesia, per citarne solo alcuni, non hanno in alcun modo cercato di mettere in difficoltà Putin. Del resto, all’indomani di questo G20 caratterizzato non solo dall’atmosfera da Guerra fredda, ma anche dalla lotta tra “clima scettici” ed “ecologisti sensibili”, anche l’UE ha dichiarato preferire tendere la mano al Presidente russo per ricondurlo al tavolo dei negoziati. Federica Mogherini, Lady pec, ha dichiarato voler “rilanciare il dialogo con la Russia visto che la Russia fa parte del problema, ma anche della soluzione”. Tanto rumore per nulla?

©Futuro Europa®

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