Alimuri, la fine di un ecomostro

Dopo 51 anni, il cosidetto “ecomostro” Alimuri, che sorge al confine tra i Comuni di Meta di Sorrento e Vico Equense, in provincia di Napoli, verrà finalmente abbattuto. Un mostro mitologico, alla Scilla e Cariddi. Il Comune di Vico Equense ha trovato il modo di abbatterlo senza, apparentemente, contropartita e possibilità di controbattere per i proprietari. La demolizione dello scheletro avrà luogo il 30 novembre e durerà 12 secondi, per un costo di 532.883 euro, con tanto di cerimonia in pompa magna.

Antonio Elefante, eletto il 15 maggio 2011 e finalmente delegato il 3 febbraio 2014 all’assessorato ai Lavori Pubblici, Edilizia Privata, Personale e Servizi del Territorio, è l’ingegnere che ha dichiarato la Struttura illegittima, in quanto difforme rispetto al titolo originario, quando venne ridotta a 5 piani nel ’67. In una conferenza stampa lo scorso marzo proclamava: “Quanto costruito è difforme da quanto autorizzato alla fine degli anni Sessanta: più piccolo e di forma diversa.” E ancora: “Ho ritrovato i rilievi degli anni ’60 nella soprintendenza in un fascicolo diverso, e sovrapponendoli a quelli del 2010 in possesso del Comune abbiamo trovato difformità. In virtù dell’articolo 27 del testo unico dell’edilizia il dirigente comunale provvede alla demolizione e l’amministrazione procede”.

L’amministrazione, capeggiata dal sindaco Gennaro Cinque, disdice dunque l’intesa di 7 anni fa con i proprietari, acquisisce l’area e procede con l’appalto per la demolizione; non ci sarà più il premio di cubatura delocalizzato per un hotel a Vico Equense. I soldi sono anticipati al Comune dalla Cassa Depositi e Prestiti. Si proverà poi a recuperarli dai proprietari, i quali sembra non abbiano più nessun diritto di prelazione, poiché i termini dell’accordo del 2007, post-Rutelli, sono stati invalidati dopo le dichiarazioni di Elefante.

La saga giudiziaria sembra avere fine. Il 30 novembre una serie di microcariche esplosive posizionate nelle fondamenta abbatteranno al suolo il complesso per 18 metri cubi, 16 metri di altezza e 5 piani. Cinque ha noleggiato una nave della compagnia di navigazione SNAV (Società Navigazione Veloce), sotto l’armatore napoletano Giuliano da Ponte, su cui saliranno a titolo gratuito 400 spettatori. E perché no? Magari anche un cantante neomelodico napoletano, che sia un Michelangelo, Raffaello o Raimondo.

La detonazione delle cariche è prevista per le 13.30; mi raccomando puntuali per lo spettacolo! Sono stati invitati giornalisti, il ministro MiBACT, Franceschini, e quello dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Galletti, il sottosegretario Alfano, il presidente della giunta regionale Stefano Caldoro. Gennaro Cinque è attento a coltivare la propria rete di contatti, in vista della propria possibile candidatura al Consiglio Regionale con il centro-destra.

Finalmente, Punta Scutari si libererà del mostro, che “eco” non è per niente. Ma si tratta esclusivamente di uno degli innumerevoli casi di abusivismo e scempio che costellano il paesaggio della costiera sorrentina. Nel ’63, previo rilascio dell’autorizzazione da parte del soprintendente di Napoli, e successivamente della licenza edilizia n° 27 del 9 marzo ’64, non c’era niente di illegale nel progetto destinato alla realizzazione di un ambergo di lusso. Le 150 camere, più saloni e servizi vari, non si sono mai viste.

Alla demolizione seguiranno le procedure di pulizia e bonifica del sito. Ci vorranno una ventina di giorni e all’incirca 60 mila euro (sempre all’interno di quei 532.883 euro totali) per compiere l’operazione di disgaggio, rimuovendo la coltre superficiale disgregata dalla crescita della vegetazione, che ne causa fratture subverticali dall’esterno verso l’interno. Allora, si penserà alla possibilità di riqualificare l’area attraverso la conversione a una destinazione d’uso differente. Peccato che l’area, lungo la scogliera e di fronte a un faraglione, sia ad ogni modo ad altissimo rischio di frane e cedimenti del costone roccioso. Un progetto simile dovrà essere condiviso da Soprintendenza e autorità, anche se già ora per il TAR Campania, il VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e il VIA (Valutazione Impatto Ambientale) tale scenario è improponibile.

Una voce fuori dal coro è quella del coordinatore del Circolo VAS “Giovanni Esposito” di Vico Equense, Franco Cuomo: “Degli ecomostri veri, quelli che continuano ad avvelenare il territorio non si parla. Perché con questi stessi soldi chiesti in prestito non si provvedeva a far riprendere i lavori per il depuratore di Punta Gradelle? Va da sé che quest’ultimo non è un affare come invece lo è Alimuri”.

E pensare che, nonostante (o forse a ragione) i lavori bloccati numerose volte e l’impossibilità di procedere, il lotto dell’Alimuri viene venduto nel 1988 alla società La Conca srl per 240 milioni di vecchie lire e poi ceduto nel 1993 alla società Sa.An. per  2 miliardi e 700 milioni di lire; infine, nel 2006 alla Sa.An. subentra un’altra società, la Sica srl, nel cui organigramma compare il nome di Anna Normale, moglie del deputato PD Andrea Cozzolino.

©Futuro Europa®

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1 Commento per "Alimuri, la fine di un ecomostro"

  1. Non è possibile che le nostre coste siano deturpate da questi scempi edilizi. Speriamo nella demolizione. Bene Cassa depositi e prestiti che anticipa i quattrini per buttare giù tutto. D’altronde CDP è sempre stata vicina ai piccoli comuni…

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