Ragazzi fuori (Film, 1990)

Marco Risi preme ancor più l’acceleratore sul fronte del neo – neorealismo con Ragazzi fuori, il sequel di Mery per sempre, realizzato subito dopo il grande successo del film originale.

Questa volta non ci troviamo in carcere – a parte poche sequenze prima della liberazione di Claudio (Prollo) girate a Napoli – ma fuori dalle sbarre, per sviscerare i problemi del reinserimento sociale dei giovani ex detenuti. Marco Risi dimostra una notevole maturità stilistica, fotografa una Palermo degradata e bruciata dal sole, tra mare e quartieri desolati dove vivono famiglie marginali, ma anche mercati generali, zone portuali, viuzze e stradine del centro storico. Stupendo il piano sequenza iniziale con i due ragazzini in bicicletta che escono da un quartiere periferico, corrono per strade polverose, si spingono a spiare la vita dei ricchi dalla recinzione di una villa con piscina. Altrettanto ben fotografato il quadro finale del golfo di Palermo che racchiude tanti problemi irrisolti.

Risi e Grimaldi seguono, in maniera neorealista – per dirla con Zavattini, pedinano – i loro personaggi, appena fuori dal carcere, la macchina da presa spia il quotidiano e le difficoltà di un ritorno alla normalità. Mery (Di Sanzo) vive insieme a un compagno omosessuale, fa la vita, di tanto in tanto vede la madre, attende il processo che prima o poi la porterà di nuovo in galera. Il suo personaggio è sfruttato a dovere da Risi che cita Fellini quando immortala il bagno del transessuale nella fontana, ricordando La dolce vita, proprio come in Mery per sempre aveva citato Antonioni.

Vediamo Natale (Benigno) tornare in famiglia, cercare lavoro senza successo, rifiutato da un rozzo imprenditore come Tano Cimarosa (uno dei pochi attori professionisti), per cadere di nuovo tra le braccia del crimine. Piccoli spacciatori, rapinatori, ragazzi che non lavorano e passano le giornate tra furti d’auto, bravate, bagni fuori stagione e truffe. Due scene terribili per violenza cruda e realistica: la vendetta di Antonio (Li Bassi) che salda con Caludio il conto di un occhio perduto nel primo film massacrandolo di botte e l’omicidio di King Kong (Termini), a sangue freddo, da parte di un poliziotto, dopo un tentato furto di autoradio. Risi punta il dito contro la polizia violenta in alcune sequenze ambientate in questura quando ragazzi innocenti vengono malmenati per estorcere confessioni. Non solo. Il film è dedicato a Stefano Consiglio (Richetto), il ragazzino ucciso dalla polizia per un banale furto di autoradio. Nel finale sentiamo persino la voce del padre accusare lo Stato e chiedere giustizia.

La scelta degli attori non professionisti è ancora più radicale che in Mery per sempre, così come l’uso del dialetto pervade la pellicola, che racconta i temi del primo film ma per le strade di Palermo. Non ci sono Placido e Amendola, attori professionisti che alzavano il tasso di recitazione, ma solo ragazzi presi dalla strada che interpretano a dovere la parte di loro stessi. Alcune sequenze di nudo integrale immortalano i corpi di Francesco Benigno e Alessandro Di Sanzo, così come diverse scene erotiche sono esplicite e realistiche. Una scelta tematica non presente nel film precedente, mentre nel sequel la componente sessuale è importante, senza mai essere gratuita. Non si tratta di amore vero, ma di rapporti estorti con violenza o di sesso a pagamento, a parte la tenera relazione tra Claudio e la sua ragazza.

Colonna sonora suadente che diventa ritmica quando i ragazzi entrano in scena e conducono una vita notturna sbandata e senza meta. Tracce di musica etnica a base di tamburi, percussioni e sonorità africane. Molte scene sono riprese con la camera fissa, altre con soggettive di auto e ragazzi che corrono inseguiti da poliziotti. La recitazione è spontanea, alcune scene sono toccanti, quasi poetiche (il rapporto padre – figlio, la relazione tra i giovani sposi, il ritorno a casa…), altre crude (la violenza carnale, il corpo carbonizzato…). Il paesaggio siculo è fotografato con cura e dovizia di particolari, tra panoramiche, piani sequenza e lirici carrelli che perlustrano l’infinito. Ragazzi fuori ha meno ritmo ed è più frammentario rispetto a Mery per sempre, risente di un taglio quasi documentaristico.

Molto esplicito, pur nella poca uniformità, ed è un lavoro importante di denuncia sulla situazione della giovane criminalità meridionale. Giustizia e polizia non ne escono bene, soprattutto quando un processo farsa contro Mery mette in evidenza oscurantismo e ottusità dei giudici. Terribile il finale, quando la polizia ritrova il corpo bruciato di Claudio e un agente commenta con cinismo: “Uno di meno”. Prima dei titoli di coda, i ragazzi di Marco Risi si raccontano, uno alla volta, facendo capire che per loro il cinema è stata una parentesi e che da domani la vita sarà ancora più dura.

Un film che divide la critica e che non piace ai politici. Un film comunque utile, stilisticamente perfetto, grazie al suono in presa diretta, al dialetto, al colore siciliano, a una fotografia intensa e ad alcune sequenze memorabili che restano impresse nell’immaginario collettivo.

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Regia: Marco Risi. Soggetto e Sceneggiatura: Aurelio Grimaldi, Marco Risi. Fotografia: Mauro Marchetti. Montaggio: Franco Fraticelli. Scenografia. Massimo Spano. Costumi: Roberta Guidi Di Bagno. Fonico di Presa Diretta: Tommaso Quattrini. Operatore alla Macchina: Paolo Zamarion. Operatore Steadycam: Adriano Cardinale. Fotografo di Scena. Bruno Bruni. Aiuti Regista: Tony Sperandeo, Dominick Tambasco. Musiche Originali: Giancarlo Bigazzi. Trucco: Rosario Prestopino. Arrangiamenti e Direzione: Marcello Falagiani. Edizioni Musicali: Abon Group srl (Milano). Direttore di Produzione: Massimo Ferrero. Distribuzione: Filmauro. Produttore: Claudio Bonivento. Produzione: Numero Uno International srl, RAI Radiotelevisione Italiana – Rai Due. Negativo: Kodak spa. Colore: Telecolor spa. Musicisti: Riccardo Galardini (chitarre), Massimo Pacciani (batterie, percussioni), Ensemble Micrologus (musica etnica), Niba Boniface (consulente musica etnica). Canzoni: Amo l’estate, Immagini (Nino D’Angelo), Leyla (di Maurizio Dami, cantata da Nazar in lingua curda), Litbarski Drive (Maurizio Dami). Interpreti: Francesco Benigno, Alessandro Di Sanzo, Roberto Mariano, Maurizio Prollo, Alfredo Li Bassi, Salvatore Termini, Filippo Genzardi, Vincenza Attardo, Carlo Berretta, Giuseppe Piricò, Giuseppe Lucania, Alessandro Calamia, Alessandra Costanzo, Luigi Maria Burruano, Guia Jelo, Tano Cimarosa, Santo Bellina, Claudio Collovà, Giovanni Corrao, Giovanna Gambino, Tatu La Vecchia, Aurora Quattrocchi, Benedetto Ranelli, Caterina Tumminelli, Luigi Ursi, Veronica.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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Un Commento

  • Il ragazzo bruciato alla fine non è sicuramente Claudio, lo dice lui stesso nei titoli di coda.

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