Italia delle Regioni

Tagli della Legge di stabilità: le Regioni chiedono incontro urgente al Governo  Chiamparino e Caldoro, uniti a difesa dei livelli dei servizi erogati ai cittadini. E’ mancata la leale collaborazione istituzionale, ha spiegato Chiamparino, ecco perchè la Conferenza delle Regioni chiede un incontro urgente al Governo “per affrontare una serie di temi e ricostituire un rapporto di leale collaborazione”.

Sui tagli ai servizi ai cittadini che saranno determinati dalla legge di stabilità “le regioni chiedono un incontro urgente al Governo per affrontare una serie di temi”, in particolare per l’impatto sulla sanità, sui servizi, sulle tasse. Così il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, nel corso della conferenza stampa dedicata proprio alla manovra economica del Governo, a cui hanno partecipato anche Stefano Caldoro, vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Campania, Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio, Catiuscia Marini, presidente della regione Umbria ed Enrico Rossi, presidente della regione Toscana.

Chiamparino quindi aggiunge: “Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario: il Patto viene così meno. Il Governo fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità”. Quindi Chiamparino ribadisce: “La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria”.

Anche Stefano Caldoro, vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Campania, sottolinea: ”le Regioni sono unite a difesa dei servizi e dei cittadini. Il Governo viene meno a parola data. C’è un problema di affidabilità istituzionale”, quindi sottolinea: “Manovra. Aumentare tasse, ticket e Irap? Lo faccia il Governo. Non si può fare spesa con soldi di altri. Io non intendo aumentare le tasse”.

Sembra una strada senza uscita. “Il taglio che le Regioni dovranno affrontare – spiega Chiamparino – ammonta a 5,7 miliardi di euro e non a 4 miliardi. La manovra non può essere scaricata in termini di tasse e tagli sulle Regioni”, ha aggiunto il presidente della Conferenza delle Regioni sottolineando che “a 5,7 miliardi si arriva sommando i tagli di questa legge di stabilità con quelli previsti dagli ultimi governi”.

Quindi Chiamparino propone al Governo di “aumentare di un miliardo i tagli ai ministeri”, e aggiunge:  “Credo si possa chiedere una razionalizzazione alle attività dei ministeri il problema è che le burocrazie ministeriali sono più forti delle Regioni”.

Questo il quadro delle posizioni dei presidenti di regione da Nord a Sud: “Non tornano i conti”. Così il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, al termine della conferenza stampa delle Conferenza delle Regioni sui 4 miliardi di tagli della legge di stabilità, spiega: “se proiettiamo questi dati nella mia regione si tratta di 400 milioni di tagli. A meno che non si taglia la sanità, bisogna azzerare gli altri servizi ed io i soldi per l’emergenza idrogeologica, per fare solo un esempio, non vorrei tagliarli…”. “Se si va avanti con questa politica – dichiara Rossi – il Patto per la sanità viene meno tre volte”.

Anche il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, “valutando il testo, sembra ci siano 4 miliardi di tagli alle Regioni, 2 dei quali sono i nuovi fondi alla sanità datici a luglio di quest’anno con un accordo tra Governo e Regioni e che adesso sarebbero inopinatamente tagliati”.

“Non è che il Governo può prima fare un accordo – ha detto il presidente Maroni – e poi togliere di mezzo questo accordo senza coinvolgere chi ha firmato”.

Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, dichiara che “per le Regioni, quelle virtuose per prime, questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro. Tagli insostenibili, che stiamo subendo sin dal 2011, ma che stavolta avranno pesantissime conseguenze, perché alla gente con una mano si dà ma con l’altra si toglie e le Regioni sono stremate”.

Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, afferma che “La legge di Stabilità va valutata nel suo complesso: non si devono infatti sottovalutare le azioni propulsive che contiene e che avranno effetto su tutto il territorio nazionale, in termini di opportunità di investimenti, occupazione e sostegno alle famiglie”. “Siamo tutti chiamati con responsabilità ad azioni di

governo”, aggiunge Serracchiani, sottolineando che “anche in Friuli Venezia Giulia abbiamo messo mano a molte sacche di improduttività, constatando che la razionalizzazione della spesa ha margini di miglioramento, senza che ciò debba avvenire necessariamente a scapito dei servizi ai cittadini. L’iter della legge di stabilità è appena iniziato e confido che sarà trovato un equilibrio nella distribuzione dei carichi tra Stato e Regioni”.

Anche per il presidente della regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso “i tagli sono eccessivi. Noi eroghiamo servizi fondamentali, dobbiamo poter svolgere i nostri obblighi. Alle condizioni date non è possibile”.

Così il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru: “In questo modo rischiamo noi l’effetto paradossale di dover rinunciare al taglio dell’Irap, che in Sardegna è una realtà già da anni e non vogliamo che questo accada. Così come non dobbiamo essere messi nelle condizioni di non poter prolungare la fiscalità di vantaggio in un’area come il Sulcis, che sappiamo bene quanto ne abbia bisogno”.

Il  presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parlando dei possibili tagli alle Regioni, afferma che Renzi “dice a noi ‘vi lascio la libertà di aumentare le tasse’. Lui taglia le tasse e a noi offre la possibilità di aumentare le tasse. Diciamo che la verità è che il nostro problema, prima di uscire dalla crisi, è quello di uscire dal carosello, dal talk show, di uscire dalla produzione di chiacchiere e annunci, e di atterrare nella realtà. Perché nella realtà c’è una Italia che si sta schiantando, che sta letteralmente crepando, e che da Berlusconi e poi da Monti e poi da Letta e poi da Renzi, non sta ricevendo alcun sollievo”. “Perché – ha sottolineato Vendola – sono tutti prigionieri delle ricette dell’austerity, di quelle ricette che comandano di colpire i diritti e i redditi dei cittadini per uscire dalla crisi”. “I cittadini – ha sottolineato Vendola – si impoveriscono e quindi la crisi si aggrava. Questa è la verità in cui ci troviamo fuori dalla propaganda”.

©Futuro Europa®

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