Irlanda, a maggio referendum sull’aborto

Nella cattolica Irlanda, il 7 settembre 1983 si tenne un referendum che introdusse l’ottavo emendamento alla Costituzione rendendo di fatto illegale l’interruzione della gravidanza in qualunque caso. Con la definizione che fu data vennero equiparati “il diritto alla vita del nascituro al diritto alla vita della madre”, si vietò l’aborto anche nei casi di stupro, incesto e financo l’anomalia fetale. Di fatto l’Irlanda è ad oggi il secondo paese europeo come limiti all’interruzione di gravidanza, preceduta solo da Malta e seguita di poco da Polonia, ove una sollevazione popolare ha impedito l’ulteriore inasprimento, e Finlandia.

Fino al 2013 il divieto in Irlanda era totale, poi fu lasciata la possibilità di interrompere la gravidanza in caso di rischio di vita per la donna. Durissime le pene per chi infrange il divieto, una donna che abortisse illegalmente verrebbe punita con la reclusione fino a 14 anni. Questo ha fatto sì che molte si spostino nel Regno Unito, non essendo punibile se fatto all’estero. La stessa Gran Bretagna riporta come tra il 1980 ed il 2015 siano state ben 165.438 le irlandesi che si sono avvalse delle strutture inglesi e gallesi, con una punta di 3.265 nel 2016.

I tempi cambiano, ed il prossimo 25 maggio il taoiseach (premier in gaelico) Leo Varadkar, leader del partito di centro-destra Fine Gael, figlio di immigrati indiani ed omosessuale a capo di uno dei paesi più cattolici d’Europa, ha indetto un referendum popolare per decidere se abolire la legge del 1983. In caso di vittoria degli abolizionisti il governo sarebbe delegato a varare una nuova legge che, stando alle prime indiscrezioni, prevedrebbe la possibilità di interruzione della gravidanza entro le prime 12 settimane dal concepimento. Il referendum si terrà, non casualmente, poche settimane prima della visita di Papa Francesco prevista ad agosto, evitando quindi possibili interferenze con il voto. I primi sondaggi accreditano il fronte abolizionista di una percentuale che va dal 50% al 60%, intanto la ‘March of choice’, manifestazione dublinese a sostegno della libertà di scelta da parte delle donne, giunge alla sua VI edizione annuale.

Da sottolineare come solo il 36% degli irlandesi over 65 sia favorevole all’abrogazione, dato che contrasta fortemente con il 74 % degli elettori sotto i 25 anni che sono invece abolizionisti. Rispondendo alle accuse rivolte a Dublino da Amnesty International,  di “esportare” le sue responsabilità in materia di diritti umani; il premier Varadkar ha dichiarato: “Abbiamo l’aborto in Irlanda, ma non è sicuro, non è regolamentato e illegale. Non possiamo esportare i nostri problemi e importare le nostre soluzioni“. Non è poi da dimenticare che tale consultazione arrivi appena tre anni dopo che un referendum ha introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

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