Cultura

The Sea Ahead (Film, 2021)

Un film, quando devi ricorrere a Internet, cercare spiegazioni sul finale, vedere cosa ha scritto il regista in merito, tentare di capirlo dopo che l’hai visto, significa che non ha raggiunto lo scopo. The Sea Ahead (Il mare davanti a sé), scritto e diretto da Ely Dagher, poteva essere tagliato di almeno venti minuti e avrebbe detto le stesse identiche cose, perché il montaggio risulta troppo compassato e la sceneggiatura confusa. Niente da dire sulla tecnica di regia, davvero buona, sulla qualità delle riprese, sulla fotografia di una Beirut marina, rischiarata dalla luce del tramonto.

La storia racconta – per quasi due ore – il ritorno a Beirut di Jana, una ragazza che era emigrata in Francia per studiare e lavorare, per sentirsi viva, lontana dal luogo dove era nata e cresciuta. Purtroppo, il ritorno a casa non è come avrebbe pensato, Jana finisce per sentirsi un’estranea sia in famiglia che con il ragazzo che ritrova dopo due anni. Il regista cerca di spiegare il dramma dell’emigrante poco integrato che finisce per non trovarsi bene in nessun luogo, sognando casa propria quando è lontano e pensando al paese dove si era rifugiato quando rivede il luogo natio. La sindrome è abbastanza frequente, sentirsi estranei in ogni luogo, disadattati, fuori posto, non entrare in sintonia né con le persone né con l’ambiente circostante. Il ritorno di Jana fa riaffiorare antiche paure, ansie che risalgono a tempi lontani, angosce che credeva superate, ma il confronto con il passato non la vede vittoriosa, perché tornare a casa non pare la soluzione. Finale aperto, con Jana a bordo di un taxi, segno che forse la ricerca di una casa e di un luogo dove vivere non è ancora finita.

Il regista libanese Ely Dagher, al secondo film dopo Waves ’98 (2015), ha presentato The Sea Ahead a Cannes nel 2021. Alcuni critici più bravi di me hanno definito il film “un viaggio cinematografico che riecheggia l’opera di Michelangelo Antonioni, la sua visione della depressione e dell’angoscia esistenziale”. Non sono riuscito a decifrare Antonioni nei tentativi di Dagher di mettere su pellicola una dramma psicologico del tutto irrisolto, lasciando lo spettatore a metà del guado, senza aver capito molto sulla generazione che il regista vorrebbe raccontare. Forse un pizzico di incomunicabilità tra uomo e donna (genitori e figli) arriva, ma di sicuro esiste l’incomunicabilità spettatore-regista. Troppo enigmatico per chi ama la semplicità, soprattutto al cinema. Troppo ermetico per essere apprezzato dal pubblico.

Resta un film da vedere come testimonianza di un disagio generazionale e per la grande perizia tecnica del regista. Reperibile su Rai Play, dopo il passaggio su Rai 5, senza pubblicità.

. . .

Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Montaggio: Ely Dagher. Musica: Joe Dagher. Fotografia: Shadi Chaaban. Montaggio: Ely Dagher, Léa Masson. Interpreti: Manal Issa, Roger Azar, Yara Abou Haidar, Rabih El Zaher, Fadi Abi Samra. Durata: 115’. Genere: Drammatico. Titolo originale: البحر أمامكم.

©Futuro Europa® Riproduzione autorizzata citando la fonte. Eventuali immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Automotive, modifica della normativa UE

successivo

Scarpe che generano energia

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *