Mamma li turchi

«Devo dire che non ho trovato molti riscontri a questa brutta notizia, qualcosa di oscuro per la libertà di informazione e della rete e cioè che il Parlamento turco ha votato un pacchetto di norme sostenute dal governo di Erdogan che rafforza il controllo dello Stato su internet. Naturalmente non ha avuto difficoltà a passare, dato che il partito islamico di Erdogan dispone della maggioranza assoluta.

Le nuove norme sono state bollate come liberticide da molti, specie da associazioni di giornalisti e dall’opposizione turca, che hanno anche accusato il premier di voler nascondere gli scandali di presunta corruzione che stanno investendo figure vicine al potere, anzi vicinissime, dato che sembra sia coinvolto anche il figlio.

Il testo appena approvato consentirà in particolare all’autorità governativa per le telecomunicazioni (TIB) di bloccare – anche senza un provvedimento della magistratura – siti web che diffondano contenuti ritenuti tali da violare la vita privata delle persone e informazioni giudicate discriminatorie o calunniose.

Il TIB potrà inoltre richiedere ai gestori di fornire l’accesso a dati per risalire ai siti visitati da ciascun navigatore di internet e poi – udite, udite – questi dati potranno essere archiviati dalle autorità fino a due anni, anche in assenza di procedimenti giudiziari.

“Alla faccia del caciocavallo”, direbbe Totò! D’altra parte il caro turco era rimasto scottato dai vari social network che avevano agito come un tam tam all’epoca della controversa decisione di smantellare un parco di Istanbul e avevano creato non pochi scompigli. E lui, che dev’essere un tipo permaloso, ha aspettato e poi Zac, ha tirato giù il suo asso.

Che peccato, che peccato. Una nazione brillante con tante menti brillanti in mano a questa gentucola. Mi ricorda un pochino un’altra nazione che conosco assai bene.

Penso alla bellezza di alcuni versi del poeta turco Nazim Hikmet, che forse il caro Erdogan farebbe arrestare come eversivo ma che proprio non può farlo, dato che il poeta è morto nel 1963.

Ecco i suoi versi:Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti / arrivederci fratello mare / mi porto un po’ della tua ghiaia / un po’ del tuo sale azzurro / un po’ della tua infinità / e un pochino della tua luce / e della tua infelicità. / Ci hai saputo dir molte cose / sul tuo destino mare / eccoci con un po’ più di speranza / eccoci con un po’ più di saggezza / e ce ne andiamo come siamo venuti / arrivederci fratello mare”.»

©Futuro Europa®

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