Via Rasella

Pochi giorni fa sul Tevere c’è stata una mesta cerimonia; le ceneri di Rosario Bencivegna e Carla Cappone sono state disperse nel fiume romano alla presenza del Sindaco. Qualche politico ha sostenuto che sarebbe il caso che a queste due persone sia intitolato qualcosa, o almeno affissa una targa in memoria del loro coraggio. E questa proposta ha ottenuto il plauso di molti. Io francamente sono allibita e devo dire che mi si sono agitati i polpastrelli.

Il 23 marzo del 1944 un gruppo di partigiani mise una bomba in un bidone dei rifiuti di Via Rasella il cui scoppio uccise 33 soldati tedeschi e 6 civili italiani. L’attentato, portato avanti da alcuni membri dei GAP (i Gruppi di Azione Patriottica che attaccavano i soldati tedeschi nelle città occupate o compivano sabotaggi) – per la cronaca da Rosario Bencivegna, Franco Clamandrei e Carla Cappone – provocò una violenta reazione. Hitler andò fuori di testa più del solito e chiese una rappresaglia di 50 italiani per ogni tedesco ucciso; Albert Kesselring, il comandante dell’esercito tedesco in Italia, si oppose insieme a molti degli altri ufficiali e riuscì a persuadere Hitler ad abbassare le sue richieste. Venne deciso che dieci italiani sarebbero stati uccisi per ognuno dei tedeschi morti nell’attentato. Insomma ottennero uno sconto. I tedeschi rastrellarono 335 persone in tutta Roma che il giorno dopo furono uccise e sepolte nelle fosse Ardeatine, poco lontano da Roma. Pare che fu un lavoro faticoso; per questo fu distribuito cognac extra ai boia, anche per tenere il morale alto e mirare bene alla testa di quei disperati inginocchiati.

Fu una mattanza vera e propria. Se vi capitasse di passare su Via Ardeatina, vi consiglio di entrare in quel posto di morte e di disperarvi per la stupidità umana e per la sua passione di ricorrere alla forza e alla violenza. Potreste riflettere sul fatto che i conti della guerra non sono mai in paro; che sono sempre i deboli a soccombere, che non c’è onore nel mettere bombe e scappare sapendo che la reazione sarebbe stata orrenda. Alcuni storici ritengono che l’attentato non sia stato di qualche importanza per lo sforzo bellico tedesco e che un’insurrezione della Capitale aveva pochissime speranze di avere successo. Forse servivano solo per uno scopo politico, a dimostrare che una parte di italiani si opponeva ai tedeschi.

Fu una delle stragi più gravi consumate in Italia durante la Seconda guerra mondiale e, insieme all’azione di via Rasella, ha continuato a causare polemiche fino ad oggi. Immagino che le persone responsabili dei fatti abbiano malamente convissuto con tutti questi morti; voglio sperare che la loro vita sia stata fatta di tanti “se”. Purtroppo oggi è ancora difficile per molti chiamare le cose con il loro nome, specie se c’è di mezzo certa sinistra arcaica e nostalgica che non riesce mai ad essere davvero sincera con sé stessa.

Quindi riposino in pace, ma senza clamore, senza lapidi né cerimonie, senza ricordi e senza enfasi; altrimenti dovrebbero spiegare a chi in quell’occasione ha perso qualche parente (ma anche a me come a tanti che spesso percorrono quella via) qual è la differenza tra eroe e martire, tra coraggio e incoscienza, tra assassino e assassinato, tra partigiano e giustiziere.

©Futuro Europa®

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