Renzi e i poteri forti, rotto l’incantesimo?

Sembrano ormai lontani i giorni in cui parte dei poteri forti dell’Italia (e non) plaudevano all’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi: dalla Germania all’Inghilterra, passando per l’industria italiana, tutti rinfrancati dal nuovo presidente del consiglio, speranzosi di un vero cambio di marcia della sofferente penisola.

Sono bastati pochi mesi e un inaspettato immobilismo per far attivare l’allarme a tutti gli “investitori” di Renzi. Difatti la sofferenza internazionale si è palesata proprio durante i giorni più bollenti dell’anno, condizionati non solo dalle alte temperature atmosferiche, ma soprattutto per i timori di una Europa che rallenta verso la stagnazione e il motore tedesco che sembra ingolfarsi insieme a tutto il carrozzone.

A far traballare la fiducia dei poteri che hanno voluto l’ex sindaco di Firenze a Palazzo Chigi c’è sicuramente – oltre all’andamento dell’economia del belpaese – la lunga e sterile discussione sulla riforma del Senato che, nelle intenzioni del premier, doveva essere l’atto con cui impressionare i partner europei.

I problemi per il giovane fiorentino sono cominciati con lo scarso successo ottenuto dal Bonus di 80 euro (con i quali sperava di rianimare i consumi interni) e dopo il Patto del Nazareno. Ad infastidire gli stessi poteri che nel 2011 deposero Berlusconi c’è probabilmente l’intesa tra il premier e l’ex Cavaliere, patto segreto che verosimilmente, nel garantire a Renzi una certa solidità governativa, offre una sorta di tregua giudiziaria all’ex premier, ormai costretto alla sbarra dalla recente sentenza Mediaset.

Le tensioni sono poi aumentate nel mese di agosto tanto da veder costretto l’ex sindaco a volare dal presidente della BCE per rassicurarlo sull’autunno che verrà. Infatti, proprio i prossimi mesi saranno di estrema importanza per le sorti della sovranità nazionale. È stato lo stesso Draghi a palesare possibili “commissariamenti” di quegli Stati in cui, a breve, non riuscissero ad attuare le necessarie riforme strutturali. Così, sulla testa di Matteo Renzi è cominciato ad aleggiare lo spettro della Troika, lo stesso  che si stava per manifestare nel 2011.

Ma, ad abbandonare il vascello toscano sembrano essere non solo i simpatizzanti internazionali ma anche quelli italiani. Èdi inizio mese la dichiarazione del fondatore de La Repubblica Eugenio Scalfari il quale affermava che “forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della Troika Internazionale”.  E non solo. Anche il patron di Tod’s comincia a mostrare segni di insofferenza verso l’immobilismo del governo. Durante la presentazione del restauro del Colosseo, Della Valle ha pesantemente attaccato Renzi e le sue riforme, in particolare quella della Costituzione con un appello al presidente Napolitano per “non far cambiare la costituzione dal primo arrivato seduto al bar con un gelato”. Parole pesanti quelle di uno dei principali sponsor dell’ex sindaco della città viola che senza mezzi termini scredita il lavoro imbastito a palazzo Chigi.

Insomma, l’estate di Renzi non sembra essere assolutamente serena e tranquilla. L’ultima spiaggia per riacquistare credito verso i suoi “investitori” è il CdM del 29 agosto, nel quale il premier ha già annunciato provvedimenti importanti per il rilancio della depressa economia italiana.

L’allentamento della pressione internazionale verso il nostro paese è arrivata grazie ai cattivi dati di tutta l’Unione, ma ai piùattenti non sono sfuggiti i progressi ottenuti da quei paesi come Grecia, Spagna e Portogallo che sotto la guida della Troika sono riusciti nel difficile compito di dare stabilità alle loro fragili economie.

Per riacquistare la fiducia internazionale ed evitare il commissariamento della nazione, Renzi deve trovare il coraggio per contrastare quelle lobby nazionali che nell’immobilismo e nello status quo traggono la loro forza. La Camusso è avvisata.

©Futuro Europa®

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3 Commenti per "Renzi e i poteri forti, rotto l’incantesimo?"

  1. Giovanni Jannuzzi | 20 Agosto 2014 a 17:15:48 | Rispondi

    Io pensavo che Renzi lo avessero mandato a Palazzo Chigi i milioni di persone che votarono per lui alle primarie, ma forse sono ingenuo. Una curiositá, tuttavia: chi sono “i poteri forti”. Ne sento parlare da decenni, i berlusconidi li hanno rimessi in (dis)onore accusandoli di tutti i mali, ma io personalmente non li ho mai incontrati, neppure quando, da DG degli Affari Economici alla Farnesina, ero gomito a gomito con tutta l’industria e la finanza italiane, o a Bruxelles, nella UE e poi alla NATO. Lo chiedo seriamente, senza ombra di ironia: chi sono? Mediobanca? Gli Agnelli? De Benedetti? Confindustria? l’ABI? E quelli di fuori: la Merkel? Barroso (povera anima)? La CIA?
    Sarebbe utile che qualcuno li indicasse con nome e cognome, almeno li potremmo guardare in faccia, questi sinistri cospiratori degni dei Sette Savi di Sion.

    • Andrea De Cillis | 20 Agosto 2014 a 18:47:34 | Rispondi

      Il modello politico americano ha di fatto contagiato quello italiano ed europeo. Di fatto oggi si tendono ad indicare come “poteri forti” quelli che negli USA sono le lobby. È di certo un uso giornalistico per indicare quelli che la scienza politica definisce gruppi di pressione. Quest’ultimi, è inutile dirlo, sono tutte quelle forze sociali e non in grado di poter creare forme di condizionamento nelle politiche governative. Il sindacato é un esempio lampante di gruppo di pressione, facilmente identificabile come “potere forte”. Poi è logico che la speculazione finanziaria, ad esempio, possa essere operata da gruppi di pressione economica per eventualmente condizionale le politiche economiche di un paese. I nomi? Beh,difficile dirsi, però ad esempio mi è parso che nel corso della prima repubblica la famiglia Agnelli abbia decisamente esercitato la propria influenza per dirottare gli investimenti sulle infrastrutture stradali piuttosto che su quelle ferroviarie, ancora oggi non appropriate.
      In conclusione ritengo, anche alla luce della mia seppur modesta esperienza, che vi siano gruppi organizzati che, nella tutela dei propri interessi, operino affichè si possano condizionare le politiche di un paese. Ciò ritengo avvenga in Italia così come nel resto del mondo industrializzato.

  2. Giovanni Jannuzzi | 22 Agosto 2014 a 18:07:59 | Rispondi

    Grazie. Chiarissimo e convincente!

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