Prima che la speranza muoia

Non c’è niente da fare. All’estero ci giudicano come un Paese davvero straordinario per la nostra mentalità diversa dalla loro e della quale, peraltro, spesso ci vantiamo senza comprendere le conseguenze negative in materia di credibilità internazionale.

Renzi si autodefinisce uno veloce (lo si vede anche quando scende dalla macchina per entrare a Palazzo Chigi) e come il simbolo della speranza. Caratteristiche queste che, evidenziate in maniera martellante dai mass media, hanno convinto gli italiani (quelli che sono andati a votare) a sostenerlo alle scorse elezioni europee.

Velocità. Con il 10 per cento della popolazione (circa 6 milioni di cittadini) in povertà assoluta, con il debito pubblico stimato dalla Banca d’Italia in crescita fino a raggiungere la cifra record di 2.166 miliardi di euro, dove sono gli atti di Governo approvati, non annunciati, per affrontare alle radici la crisi che viviamo?

Prima si prevedevano molte cose in cento giorni. Oggi se ne chiedono mille di giorni, pari a tre anni circa. E’ vero, la speranza è dura a morire. Ma muore. E poi diciamola tutta: chi di speranza vive, disperato muore.

Queste considerazioni le faccio perché sono interdetto da come la politica oggi si soffermi sempre più sulla riforma del Senato e la nuova legge elettorale, dimenticando tutto il resto. A questo si aggiunge lo stile con il quale si pretende di governare.

Siamo passati da un Berlusconi “padre-padrone” di Forza Italia a un Renzi “segretario-padrone” del Pd. Per entrambi vige l’imperativo: “Non disturbate il conducente”, costi quel che costi.

Si richiede un’Europa che coinvolga i cittadini, per essere più credibile, e da noi si impedisce la partecipazione degli elettori alla scelta dei propri parlamentari. Si parla di meritocrazia come principale caratteristica della riforma della pubblica amministrazione. Bene. Mi domando qual è l’aspetto meritocratico dei parlamentari nominati e non eletti.

Si assume la presidenza dell’Ue con un atteggiamento che sfiora la prosopopea. E poi per le vicende Israele e Palestina, per l’Europa siedono allo stesso tavolo solo Germania, Francia e Inghilterra. Noi non ci siamo. Ma pensiamo davvero che il Paese stia cambiando? Io temo che stia peggiorando. Prima che la speranza muoia attrezziamoci per vivere.

Del resto noi Popolari sappiamo che l’ottimismo è il profumo della vita.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente dei Popolari per l’Italia]

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