Obbligo POS, tra vantaggi e costi

Il 30 giugno scorso è scattato l’obbligo del POS per esercenti, commercianti e professionisti italiani. Lato consumatori ciò significa che per i pagamenti d’importo superiore a 30 euro dovrà essere garantita la possibilità di utilizzare strumenti elettronici alternativi al contante come carte di credito e bancomat, che assieme a bonifici e assegni sono tracciabili per definizione. Sancito dal Decreto Legge n. 90/2014, il provvedimento ha sollevato alcune perplessità e malumori che riportiamo anche con l’intento di avviare un dibattito costruttivo sul tema.

Anzitutto, nonostante la sua obbligatorietà, il provvedimento non comporta sanzioni nei confronti degli esercenti che non si adeguano alla normativa dotandosi di un sistema POS per la lettura delle carte di pagamento. Solo questo basterebbe già di per sé a giustificare i numerosi commercianti e professionisti che attualmente sono sprovvisti di simili apparecchiature. Se, però, da un lato la mancanza di sanzioni certe può essere considerato un fattore disincentivante all’applicazione della Legge, dall’altro l’Associazione Federconsumatori si dice convinta che ci sarà una selezione naturale ad opera degli stessi consumatori (non accettare le carte vuol dire necessariamente precludersi opportunità di vendita).

Un’altra criticità della norma riguarda il suo carattere indifferenziato. Se, infatti, in principio l’obbligo del POS interessava solamente i soggetti con fatturato complessivo superiore ai 200mila euro l’anno, il testo definitivo della Legge è di più ampio respiro e non prevede limitazioni in questo senso (si parla di 1,5 milioni di persone interessate fra professionisti, artigiani e commercianti). Per molti di loro – specie quelli di piccole dimensioni – questo significa farsi carico di una struttura dei costi non economicamente sostenibile. Da qui la richiesta di ripristinare il limite del fatturato o quanto meno alzare l’importo minimo richiesto per il pagamento con le “plastiche”.

Addentrandoci nella materia dei costi, il Corriere della Sera ha recentemente pubblicato un’interessante analisi che identifica le principali voci a carico degli esercenti. Queste comprendono: il tipo di contratto stipulato con la banca; il tipo di macchinetta e le relative spese connesse al suo utilizzo (installazione, attivazione, assicurazione e commissioni ove presenti) e il tipo di collegamento telefonico stipulato con l’operatore solo per citare le principali. Complessivamente Federconsumatori stima che la spesa media si aggirerà intorno ai 600 euro al mese. Per abbattere anche parzialmente questi costi, i commercianti possono scegliersi di dotarsi di un light-POS, che rispetto ai sistemi tradizionali è svincolato dal conto corrente e gestisce l’intera transazione via mobile.

Su questo fronte Telecom si è già mobilitata annunciando nei giorni scorsi un accordo strategico con Payleven, la startup che permette di utilizzare smartphone e tablet per incassare pagamenti, anche in mobilità e senza costi aggiuntivi. La soluzione è offerta gratuitamente a tutti i clienti Impresa Semplice che sottoscrivono il pacchetto dati “1 Giga mobile POS”. I pagamenti vengono processati tramite la tecnologia di prossimità Bluetooth Low Energy (anche nota con la sigla BLE), che mette in comunicazione il device mobile (sul quale deve essere necessariamente presente l’omonima app Payleven) con il lettore Chip & Pin fornito in dotazione.

©Futuro Europa®

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