Cesa (UDC): popolarismo, riferimento politico per l’Italia e l’Europa

“Portare più Italia in Europa per il futuro delle nuove generazioni”. Questo è l’appello elettorale in vista delle Elezioni europee di Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc e in corsa come capolista al Sud per la coalizione composta da Udc, Ncd e Popolari per l’Italia. Un patto elettorale per offrire un’alternativa a Renzi e Grillo, perché l’elettorato moderato “oggi è smarrito dopo vent’anni di berlusconisimo”. Rinforzare il ruolo dell’Italia a Bruxelles, ma guai a pensare di poter uscire dall’euro, sarebbe “una follia”. Il vento del populismo soffia forte – mai come in questa tornata elettorale – e bisogna sconfiggerlo con “proposte chiare e credibili” partendo dall’allargare le maglie del Patto di stabilità. A distanza di oltre ventidue anni dalla firma del trattato di Maastricht, l’Europa ha bisogno di una nuova identità.

Onorevole Cesa, la campagna elettorale entra nel vivo. Udc, Ncd e Popolari per l’Italia: progetto a lungo termine oppure un’alleanza solo per le europee?

“Ncd, Udc e Popolari per l’Italia corrono insieme perché dietro queste formazioni politiche c’è un patrimonio di valori condiviso che si richiama al popolarismo. Nel nostro Dna c’è il Ppe a cui, non a caso, facciamo esplicito riferimento. Siamo per un centrodestra moderato, popolare, fortemente europeista. Il Pd, ancorandosi al Pse, ha fatto una scelta chiara. Noi, allo stesso modo, abbiamo scelto la metà campo del Ppe e puntiamo alla formazione di un soggetto politico nuovo che unisca tutti coloro che credono nei valori del popolarismo, dalla difesa della famiglia alla dignità della persona. A Strasburgo andremo per difendere l’Europa delle persone e sostenere con forza il valore della persona (dei senza lavoro e, in particolare, dei giovani disoccupati) che non può essere disprezzato dalle logiche dell’economia e della finanza”.

L’esperimento elettorale europeo mira a ricostruire il Centro in Italia? Perché l’Italicum sembra, invece, puntare sul bipolarismo.

Negli ultimi vent’anni l’Italia ha subito un bipolarismo che ha portato il Paese in questa situazione. E’ un sistema che si regge più sullo scontro tra opposti e non sulla soluzione dei problemi dei cittadini. In Europa esiste un centrodestra moderato e popolare. Al contrario, in Italia, l’elettorato moderato non ha un riferimento politico ed è smarrito. Da una parte, c’è Grillo e il populismo di chi vuole distruggere e non costruire, dall’altra c’è il Pd che insegue i personalismi di Renzi ed è schiavo delle ideologie della sinistra”.

Nei sondaggi volano i partiti anti-Ue. Come sconfiggere i populismi?

“Facendo proposte chiare e credibili. Mai più un euro indietro a Bruxelles; allargare le maglie del Patto di stabilità per liberare risorse per gli investimenti, come quelli infrastrutturali e per la messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico e soprattutto rinegoziare i trattati Ue come precondizione per la ripresa economica. L’Italia fuori dall’euro è una follia: sarebbe una proposta che arrecherebbe solo un grave danno alla nostra economia e mi riferisco alla situazione, già molto difficile, delle nostre piccole e medie imprese. Chi propone l’uscita dall’euro sa bene che si tratta di una non-soluzione. Sono esternazioni propagandistiche, tipiche in campagna elettorale, con l’obiettivo di cavalcare il malessere delle persone per acchiappare voti”.  

A proposito di sondaggi, gli ultimi diffusi da Datamedia Ricerche danno l’Udc-Ncd-Ppi al 5,1 per cento, ben oltre la soglia di sbarramento. Quale risultato sperate di raggiungere?

“Non facciamo pronostici. Lavoriamo pancia a terra per dare all’elettorato moderato un riferimento politico chiaro. Senza di noi ci sarebbe un bacino d’elettorato ‘orfano’ che è deluso da venti anni di promesse berlusconiane. Dalla lettera sul rimborso dell’Imu al plastico del Ponte di Messina a Porta a Porta: gli italiani hanno ben capito che l’esperienza di Silvio Berlusconi appartiene al passato. Bisogna guardare avanti e il futuro dei moderati siamo noi di Udc, Ncd e Popolari. I risultati delle Europee ce lo dimostreranno”.

Migliorare l’Europa: si deve partire cambiando la politica economica?

“Bisogna cambiare l’approccio della politica economica. Come ha più volte sottolineato il capo dello Stato Napolitano, è arrivato il momento di lasciarsi alle spalle le politiche di austerity. I sacrifici che abbiamo chiesto agli italiani hanno salvato il Paese dal default. Ora bisogna invertire la rotta. E’ il momento della fiducia. In concreto, tutto ciò vuol dire che è arrivato il momento che l’Europa lasci più ampi margini di flessibilità per liberare risorse per gli investimenti”. 

La vera sfida di questa campagna elettorale è convincere l’esercito degli indecisi: addirittura il 52 per cento dell’elettorato. Come fare?

“Il fenomeno dell’astensionismo è dietro l’angolo. Come sappiamo, il rischio è che ci sia una maggiore motivazione a recarsi alle urne tra gli antieuropeisti. Noi rivolgiamo un appello all’elettorato moderato: il 25 maggio alle Europee bisogna votare chi pretende di portare più Italia in Europa per il futuro delle nuove generazioni e non chi vuole spostare indietro le lancette dell’orologio proponendo l’uscita dall’euro”.

©Futuro Europa®

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