Nymphomaniac 1 (Film, 2013)

Per tentare di capire Nymphomaniac è consigliabile approfondire vita e opere di un regista insolito e trasgressivo come Lars von Trier, perché mai lavoro è stato così personale dai tempi del cinema di Ingmar Bergman. Lars von Trier è lo pseudonimo di Lars Trier (Copenaghen, 1956), autore a tutto tondo, sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia. Anticonformista, cineasta innovativo, fondatore del movimento Dogma 95, profondo conoscitore del retroterra culturale che lo ispira. Aggiunge il suffisso von al cognome per darsi un’impronta più nobiliare, frutto – come dice lui stesso – di un periodo di grande “auto venerazione di sé”. Personaggio unico nel panorama cinematografico, famoso per le fobie (non viaggia in aereo), per l’ipocondria, e per la depressione ricorrente di cui soffre. Autore di successo della televisione danese, si dedica al cinema con alcuni cortometraggi, segnalato al Festival di Cannes con L’elemento del crimine (1984), cui seguono Epidemic (1987), Europa (1991), Le onde del destino (1996) e il fondamentale Idioti (1998).

I suoi lavori più noti e controversi sono Antichrist (2009) e Melancholia (2011), interpretati da Charlotte Gainsbourg e Kirsten Dunst. Ma il film che più sta facendo discutere è uscito nel 2013 a Copenaghen: Nymphomaniac, interpretato da Charlotte Gainsbourg. Il film è la storia di Joe, una donna che racconta una vita di eccessi erotici a Seligman, anziano professore universitario, interpretato dall’attore svedese Stellan Skarsgard. Il film è uscito in due parti sugli schermi italiani, della durata di circa tre ore l’una, caratterizzandosi per diverse sequenze interpretate da attori del cinema porno usati come controfigure, che hanno completato la parte soft messa in scena da attori normali. Un po’ come accadeva con gli inserti del vecchio cinema italiano, quando i registi realizzavano le versioni francesi, per il mercato estero e per le sale a luci rosse, all’insaputa degli attori. Lars Von Trier, invece, fa tutto alla luce del sole. Per un regista che si definisce “masturbatore dello schermo” non c’è niente di strano, anche se le sue cose più sconvolgenti restano quelle pronunciate fuori dal cinema, scherzando (a suo dire) con i giornalisti, quando si produsse in una difesa del nazismo che gli costò l’espulsione dal Festival di Cannes.

Nymphomaniac è stato girato in due versioni, ma la seconda avrà problemi di distribuzione, perché le immagini dei genitali sono più particolareggiate e le scene di sesso esplicito (interpretate da attori porno) più insistenti. Per il momento abbiamo visto il Volume 1, che comincia a narrare la storia di Joe, soccorsa per strada da un anziano professore universitario che riveste il ruolo di atipico confessore. Sarà lui ad ascoltare il racconto di una vita eccessiva e insoddisfatta ma anche di un amore immenso per un padre assistito fino all’ultimo respiro. Il professore è un personaggio che il regista usa per esporre un’insolita filosofia del’erotismo: paragona il sesso alle tecniche del pescatore perfetto, comprende e cerca di dare una spiegazione matematica agli eccessi ninfomani. La ragazza racconta il primo rapporto con un ragazzo più grande che le provoca soltanto dolore, prosegue con una gara in treno con un’amica che mette in palio un sacchetto di cioccolatini per chi riesce a scopare più uomini. Assistiamo a una vera fellatio nei confronti di un compassato professionista che sta rincasando perché la moglie attende un figlio, ma anche altre scene mostrano rapporti completi – pur rapidi – e le erezioni non sono mai posticce. La parte drammaticamente più intensa è la morte del padre in ospedale, dove il regista dà il meglio di sé, mostrando un uomo in totale disfacimento che defeca nelle lenzuola e grida di disperazione. Una parte fotografata in uno straordinario bianco e nero, arricchita con citazioni da Epicuro e mitologia nordica, mentre Joe – ricordando un dolore immenso – afferma: “Quando morì mio padre non avevo più sentimenti”. La figlia segue il genitore con amore, mentre la moglie lo abbandona a se stesso, ricorda il passato, gli chiede di narrare la storia che da piccola amava sentire dalle sue labbra, porta al suo capezzale le foglie del frassino. Resta accanto al padre fino alla morte ed esorcizza il dolore dando libero sfogo alla ninfomania con infermieri e medici.

Straordinaria la parte interpretata da Una Thurman che porta a casa di Joe i figli, perché vedano il disfacimento morale del padre, ridotto a un burattino nelle mani della ninfomane. Per Joe gli uomini non sono importanti, anche se il primo ragazzo ritorna spesso nella storia, pare una presenza di maggior spessore, forse proprio per questo lei non si concede quando lo incontra di nuovo. Gli uomini con cui Joe fa l’amore vengono identificati con lettere, non hanno personalità, sono oggetti nelle mani di una ragazzina che gioca a farli sentire importanti, convincendoli che ognuno di loro è l’unico uomo della sua vita. Un film interamente girato in flashback e strutturato in capitoli, che ricorda temi cari a Ingmar Bergman e pellicole estreme come Histoire d’O (1975) di Just Jaeckin, ma che resta originale e coraggioso. Non condividiamo certa critica che giudica  Nymphomaniac volume 1 una commedia grottesca. È vero che il grottesco di tanto in tanto fa capolino, ma siamo pur sempre in presenza di grande cinema drammatico, di un erotismo insolito, filosofico, problematico e mai liberatorio. Ottima la musica, ricca di parti classiche, straordinaria la fotografia, stupendi i dialoghi tra Joe e il professore (“Ho sempre preteso di più dal tramonto, forse è questo il mio unico peccato”; “Il peccato non sopravvive al di là della religione”…), ben fatta l’indagine sul sesso paragonata a sequenze di pesca alla mosca, mentre la psicologia erotica viene commentata con scene tratte dalla natura (“Se hai le ali, perché non volare?”). Le riprese sono nervose, da cinema verità, il regista usa la macchina a mano, realizza movimenti imprecisi e sporchi, pieni di zumate come negli anni Settanta. Lars von Trier ricorre al sesso e all’esposizione dei genitali, riprende rapporti erotici in primo piano, senza moralismi e ignorando problemi di censura, per raccontare la vita e per indagare la psiche umana. Mette in mostra le sue fobie, la sua stessa paura di vivere, senza fornire soluzioni, ma gettando in faccia allo spettatore incubi malati e sogni perversi, mixandoli a sequenze di realismo erotico. Siamo in attesa di vedere il secondo volume.

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Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Lars Von Trier. Fotografia: Manuel Alberto Claro. Montaggio: Molly Marlene Stansgaard. Effetti Speciali: Erik Zumkley. Scenografia: Simone Grau. Costumi: Manon Rasmussen. Trucco: Dennis Knudsen, Astrid Weber. Paesi di Produzione: Danimarca, Regno Unito, Germania, Belgio. Durata: 240’ (versione estesa: 330’). Genere: Drammatico, Erotico. Interpreti. Charlotte Gainsbourg (Joe), Stacy Martin (Joe da giovane), Stellan Skarsgard (Seligman), Christian Slater (padre di Joe), Una Thurman (Mrs. H), Hugo Speer (Mr. H), Shia LaBeouf (Jerome), Connie Nielsen (madre di Joe), Felicity Gilbert (Litz), Jesper Christensen (zio di Jerome), Cyron Melville (A), Sophie Kennedy Clark (B), Nicolas Bro (F), Christian Gade Bjerrum (G), Jamie Bell (K), Williem Dafoe (L), Mia Goth (P), Jens Albinus (S), Udo Kier (cameriere), Caroline Goodal (psicologa), Jean-Marc Barr (debitore).

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]  

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