Greenwashing nel mirino della UE

Con 544 voti favorevoli, 18 contrari e 17 astensioni, nella plenaria dell’11 maggio scorso, il Parlamento Europeo ha approvato la propria posizione negoziale su una nuova proposta di direttiva sul Greenwashing, quella sorta di ecologismo e ambientalismo di facciata che cerca di attrarre consumatori ingannandoli sulla vera natura del prodotto offerto. A citare il termine per la prima volta fu l’ambientalista statunitense Jay Westerveld, che nel 1986 stigmatizzò così la pratica delle catene alberghiere che facevano leva sull’impatto ambientale del lavaggio della biancheria per invitare gli utenti a ridurre il consumo di asciugamani, nascondendo in realtà una motivazione economica (relativa a un taglio nei costi di gestione).

La proposta di Direttiva approvata dal PE incide sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde e fa parte del primo pacchetto sull’economia circolare, insieme al regolamento sulla progettazione ecocompatibile, al regolamento sui prodotti da costruzione e a una relazione d’iniziativa sulla strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari. Apre la strada a una nuova regolamentazione riguardo le dichiarazioni ecologiche, andando a specificare ulteriormente le condizioni per la presentazione delle dichiarazioni ambientali in futuro. Adottando questa legislazione, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini in materia di consumo, imballaggio e produzione sostenibili, nonché di crescita e innovazione sostenibili, come espresso nelle proposte e nelle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.

L’obiettivo principale è di aiutare i consumatori a fare scelte rispettose dell’ambiente e incoraggiare le aziende a offrire loro prodotti più durevoli e sostenibili. Il mandato negoziale approvato dal Parlamento prevede di vietare l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “naturale”, “biodegradabile”, “neutrale dal punto di vista climatico” o “ecologico” se non sono accompagnate da prove dettagliate. Mira, inoltre, a vietare le dichiarazioni ambientali basate esclusivamente su sistemi di compensazione delle emissioni di carbonio. Saranno vietate anche altre pratiche ingannevoli come fare dichiarazioni sull’intero prodotto se la dichiarazione è vera solo per una parte di esso, o affermare che un prodotto durerà un certo periodo di tempo o potrà essere utilizzato con un determinato livello di intensità se ciò non è vero. Per semplificare le informazioni sui prodotti, i deputati prevedono di autorizzare solo etichette di sostenibilità basate su sistemi di certificazione ufficiali o stabiliti da autorità pubbliche.

Per aumentare la durata dei prodotti, il Parlamento vuole vietare l’introduzione di caratteristiche di progettazione che limitino la durata di un prodotto o che ne causino il malfunzionamento prematuro. Inoltre, i produttori non dovrebbero essere autorizzati a limitare le funzionalità di un prodotto quando questo viene utilizzato con materiali di consumo, parti di ricambio o accessori (ad esempio caricabatterie o cartucce d’inchiostro) prodotti da altre aziende. Per aiutare le persone a scegliere prodotti più duraturi e riparabili, gli acquirenti dovrebbero essere informati di eventuali limiti alla riparazione prima dell’acquisto. I deputati propongono inoltre un nuovo marchio di garanzia che indichi non solo la durata della copertura richiesta per legge, ma anche la durata di eventuali estensioni della garanzia offerte dai produttori. Ciò per mettere in evidenza i prodotti di qualità e motivare le aziende a concentrarsi di più sulla durabilità. In Italia, l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria si è dotato di una norma specifica, l’articolo 12 del Codice di autodisciplina. Il tribunale di Gorizia è stato il primo in Italia – e uno dei primi in Europa – a emettere un’ordinanza cautelare, obbligando un’azienda a ritirare una pubblicità ritenuta fuorviante.

Dopo la votazione, la relatrice Biljana Borzan (S&D, HR) ha dichiarato: “Il settore non potrà più guadagnare producendo beni di consumo che si rompono a garanzia appena scaduta. I consumatori dovranno essere informati in modo chiaro delle opzioni e dei costi di riparazione. Le etichette dei prodotti informeranno i cittadini sui prodotti con una garanzia di durata maggiore e i fabbricanti con i prodotti più durevoli ne beneficeranno. La giungla delle false dichiarazioni ambientali finirà, poiché saranno consentite solo le dichiarazioni ecologiche certificate e comprovate“.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Greenwashing nel mirino della UE"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*