Il dramma israeliano

Quando Netanyahu è tornato al governo, a capo di una coalizione di fanatici religiosi e razzisti di estrema destra, era stato facile prevedere guai, che si sono puntualmente verificati, non solo, come si temeva, con i Palestinesi, ma all’interno stesso di Israele.

La nuova legislazione sul potere giudiziario è uno sconcio: dal XIX secolo, la base di ogni sistema democratico sta nella divisione dei poteri. Legislativo ed esecutivo hanno naturalmente responsabilità proprie e importantissime, ma il potere giudiziario è necessario come argine agli abusi della politica. Ed è indispensabile che esso sia coronato da una Corte Suprema, che assicuri e difenda il rispetto dei principi della convivenza civile. Spesso, al potente di turno (vedi Berlusconi rispetto alla Consulta), questo dà fastidio, e accusano la Corte di violare il principio della rappresentatività popolare, come se un’investitura elettorale fosse una ricetta per governare e legiferare senza limiti costituzionali. O compiere, impunemente, veri e propri reati.

Un argine solido è ancor più necessario in Israele, dove non esiste una Costituzione, né una seconda Camera legislativa. Tutto, se no, resta all’arbitrio di una maggioranza nella Knesset, dove ovviamente prevalgono interessi di persone e di parte.

L’insofferenza per la Corte Suprema, che in passato ha messo severi limiti ad alcune decisioni governative, è quindi ovvia. In più, Netanyahu è personalmente interessato all’affare, per la speranza di far sparire le molte accuse di corruzione che lo accompagnano da anni. Per cui, è allo stesso tempo autore e vittima della pressione della sua maggioranza fanatica. E ha letteralmente spaccato il Paese in due, suscitando una rivolta popolare inedita in Israele. E allo stesso tempo è dispiaciuto al suo alleato maggiore e vitale, gli Stati Uniti.

Un capolavoro di insipienza politica! Ora il Premier ha fatto un parziale passo indietro, rinviando l’approvazione della legge per avere il tempo di raggiungere un accordo con l’opposizione. È interesse di tutto l’Occidente, che ha bisogno di un Israele forte e democratico, che il dialogo ci sia.

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