Un anno di guerra

Il 24 febbraio di un anno fa cominciava la brutale aggressione russa all’Ucraina. Se anche la “protezione” della minoranza russa nel Donbass avesse una remota giustificazione (secondo il delirio senile di Berlusconi), l’operazione speciale (visto che chi la definisce guerra, in Russia rischia la galera) è apparsa quello che è: un ovvio tentativo di sottomettere un popolo libero e ricostruire, a pezzi e bocconi, il vecchio impero zarista e poi sovietico. Il sogno pericoloso di un paranoico che ormai, anche nei metodi e nella propaganda, ricorda da vicino Adolf Hitler. Lungo un anno, il mondo ha assistito con orrore allo strazio di un Paese e di un popolo. Gli argomenti di Putin sono sempre gli stessi: bombe, missili, distruzione. Finora, la fiera volontà degli ucraini non si è piegata e Stati Uniti e NATO si sono mostrati fermi e coerenti nell’aiutarli.

È la terza grande crisi del Dopoguerra dopo il blocco di Berlino e i missili a Cuba; tutte crisi provocate, come l’attuale, dall’ambizione russa di potere. Oggi, nessuno può dire come andrà a finire, anche se il cuore e la mente di ogni persona decente sta con Kiev. Intanto, però, un anno di guerra spietata dei macellai del Cremlino ha portato alla luce vari fenomeni che non vanno dimenticati.

Il primo è che Mosca resta un partner inaffidabile, almeno sotto il governo di Putin (ma non c’è da farsi illusioni; Putin sarà rieletto nel 2024 e, comunque, credo che l’aggressività irrazionale e l’imperialismo siano mali congeniti nell’animo russo). Il secondo è che situazioni del genere sono una infallibile cartina di tornasole per individuare chi ragiona in buona fede e chi, per ideologia o semplice opportunismo, resta cieco alle verità evidenti; e per distinguere chi ha il coraggio di guardare in faccia questa verità e chi, vilmente, si lava le mani e guarda altrove, per interesse e comodità. Chi capisce che la scelta è tra la libertà e la democrazia come le conosciamo, e la sottomissione a un regime tirannico, sprezzante della vita umana e utilizza per la propria propaganda anche i bambini, incitati a giocare con i kalashnikov e nei carri armati.

Questo vale non solo all’interno di ogni Paese, ma a livello mondiale. L’Assemblea Generale dell’ONU – con 141 voti a favore e 7 contro, più 32 astensioni – ha approvato una risoluzione che chiede alla Russia di ritirare le sue truppe dall’Ucraina occupata. Non è una risoluzione vincolante e l’AG non ha poteri applicativi, ma mostra da che parte va la coscienza del mondo (se si pensa che a votare contro sono paesi “banditi” come l’Iran, il Nicaragua, la Corea del Nord e lo Yemen, per Mosca ci sarebbe da vergognarsi). Ma tra gli astenuti ci sono l’India, per i suoi legami con Mosca e la Cina. E questo deve portarci a concludere finalmente che la Cina non è, e non sarà mai, dalla parte dell’Occidente. A parte le somiglianze con il regime di Mosca, ci sono a unirle il comune odio per gli Stati Uniti e, diciamolo, lo stesso profondo disprezzo per i nostri valori: rispetto della legge internazionale, passione per i diritti civili e la loro difesa.

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