Cronache dai Palazzi

A ridosso del Consiglio europeo, all’Eliseo il presidente Emmanuel Macron incontra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non coinvolgendo il nostro Paese, nonostante l’ingente contributo e il sostegno dell’Italia alla martoriata Ucraina. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, l’ha definita “una questione di politesse istituzionale. Una gaffe che non rafforza l’unità europea attorno all’Ucraina. Ma sapremo ripartire”, assicura Tajani, aggiungendo: “Mi sarei aspettato che l’Italia a quel tavolo fosse stata presente: noi abbiamo fatto il nostro dovere. Abbiamo appoggiato da subito l’Ucraina. Abbiamo mandato aiuti per oltre un miliardo”. Per quanto riguarda i Trattati, inoltre, “devono valere fino in fondo”, ha affermato il ministro degli Esteri ricordando il Trattato del Quirinale. Tajani ha inoltre ribadito che “non c’è nessun problema sull’Ucraina”, che l’Italia continuerà a “sostenere la lotta di libertà di quel Paese” e che la premier Meloni ha incontrato il presidente Zelensky in occasione del Consiglio europeo (9-10 febbraio) e molto presto si recherà a Kiev. L’Italia per il capo della Farnesina non risulta isolata, bensì continua ad avere “un ruolo da protagonista” da coltivare. Il ministro degli Esteri ha anche sottolineato “l’appoggio degli Stati Uniti” e “le sinergie strategiche con il Regno Unito con il quale c’è piena sintonia sui rapporti con la Nato, sulla questione migranti, sulle politiche nei Balcani, per la Libia, sulla pace in Medio Oriente, sulla questione energetica”. Un eventuale Asse Roma-Londra non inferiore all’Asse Roma-Parigi che comunque rimane sulla scena anche e soprattutto in virtù del Trattato del Quirinale, come rimarcato anche dal capo dello Stato. In ogni modo, nonostante le differenze di vedute e le distanze che si sono create, in particolare negli ultimi mesi, occorre trovare una strada per coltivare e perseguire il dialogo a proposito di questioni cruciali e per rafforzare l’azione dell’Europa in diversi contesti, e sempre a favore della libertà dell’Ucraina.

Una ‘gaffe diplomatica’ quindi non può compromettere tutto il resto e occorre andare avanti, andare oltre, occorre guardare più lontano, anche se la premier Meloni reagendo con l’aggettivo “inopportuno” non sembra voler incassare alcun colpo. Giorgia Meloni non indietreggia, nonostante uno scontro diplomatico con la Francia sia di certo una cosa da evitare. “Finora tutto il segreto e l’efficacia della reazione europea alla guerra è stata l’unità, stiamo facendo tutti dei sacrifici e invece in questo modo si indebolisce tutto questo lavoro”, è la sintesi della delegazione italiana a Bruxelles, un vertice che è partito con otto ore di ritardo ed è il caso di dirlo dai nervi tesi. Sul tavolo questioni fondamentali tra cui gli aiuti di Stato alle aziende europee e il dossier migranti. Per Palazzo Chigi un riconoscimento della “specificità dei confini marittimi” rappresenta “un enorme passo, difficile da immaginare negli ultimi cinque o sei anni”. Parigi e Berlino sono comunque parte integrante dell’ossatura dell’Ue e occorre cercare un compromesso, raggiungere una mediazione.

A Bruxelles la premier Meloni ha incontrato a sua volta Volodymyr Zelensky, discutendo delle armi e dei nuovi sistemi di difesa necessari – tra cui i caccia in arrivo da Londra – e della prossima visita a Kiev di Meloni. Si è trattato del primo colloquio dal vivo tra Meloni e Zelensky, e Palazzo Chigi assicura che ne risulta “ulteriormente rafforzato il rapporto tra Roma e Kiev”. In definitiva, “la presidente ha confermato il sostegno italiano all’Ucraina contro l’aggressione russa e il presidente Zelensky ha manifestato gratitudine per l’impegno di Roma”. Nessuna traccia invece di un bilaterale con Emmanuel Macron. “A me interessa il sodo e non la fotografia”, ha affermato la presidente del Consiglio in conferenza stampa, ribadendo le situazioni da risolvere. Per il resto si tratta di “rapporti politici” e non di rapporti personali. Meloni sottolinea comunque che risulta minata “l’unità e la compattezza” in particolare “a discapito della causa”. Il presidente francese replica in maniera affilata affermando: “Ho voluto ricevere il presidente Zelensky con il cancelliere Scholz perché Germania e Francia hanno un ruolo particolare da otto anni sull’Ucraina. Credo fosse nel nostro ruolo”. Spalleggiando la posizione della Francia il presidente ucraino ha definito “molto importante” il pre vertice di Parigi all’insegna della concretezza.

Sul sostegno all’Ucraina l’Unione europea non ha dubbi anche se la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, rimanda ogni decisione ai singoli Paesi escludendo una presa di posizione europea. Il Consiglio europeo ha inoltre definito i confini degli aiuti di Stato, alla luce della pressione di Roma e dei Paesi Nordici affinché si limitasse l’elenco dei settori chiave per l’economia verde. Eventuali sostegni non devono mettere a rischio il mercato interno che rappresenta la vera forza economica dell’Ue. L’Aja spiega che “i Paesi Bassi esitano ad ampliare troppo il quadro degli aiuti di Stato, in particolare per quanto riguarda gli aiuti alla produzione. La parità di condizioni nel mercato unico è già sotto pressione”. Per l’Italia, a sua volta, la semplificazione non deve corrispondere ad un “lasciapassare” per tutti. Occorre flessibilità ma l’intervento deve essere necessariamente mirato e bilanciato. Berlino mira invece ad avere campo libero. Restano invece rilevanti divisioni tra l’Italia e l’Olanda per quanto riguarda la strutturazione di un fondo sovrano e un’eventuale riforma del Patto di Stabilità, temi che verranno affrontati più da vicino a marzo.

Su un altro fronte, quello della neutralità climatica entro il 2050, prosegue l’iter della Direttiva Ue per potenziare la prestazione energetica nell’edilizia, dato che gli edifici sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra. La commissione Industria del Parlamento europeo ha assunto la sua posizione negoziale che dovrà essere votata in plenaria nella settimana del 13 marzo, dopodiché potrà iniziare il negoziato con il Consiglio. Le posizioni dei vari partiti sono nettamente diverse: per il M5S “la direttiva è un’opportunità storica”. Fratelli d’Italia si batte “perché questa norma venga annullata o radicalmente modificata”, mentre per il leader della Lega si tratta di “una patrimoniale mascherata”. Per Forza Italia occorre “evitare derive ideologiche in Europa” e per i dem si sta affermando “la linea del cambiamento” anche se occorre “tempo e flessibilità”. Se tutto l’iter avanzerà nei tempi previsti i nuovi edifici residenziali dovrebbero raggiungere emissioni zero dal 2028 e i nuovi edifici pubblici dal 2026. La Commissione ha comunque proposto rispettivamente il 2030 e il 2027. I singoli Stati membri dovranno comunque stabilire nei loro piani di ristrutturazione le misure più idonee per poter raggiungere gli obiettivi, ricalibrando eventualmente la destinazione delle risorse del Pnrr, in vari settori e a favore della competitività delle imprese.

Sul territorio nazionale è in corso, inoltre, il decreto Milleproroghe approvato in commissione a Palazzo Madama. Il Milleproroghe ha il suo peso sui rapporti con l’Ue. Prorogate le concessioni balneari di un anno, fino al 31 dicembre 2024, mentre il governo avrà 5 mesi in più (fino al 31 luglio 2023) per mappare le concessioni ed è prevista l’istituzione di un tavolo di settore presso la presidenza del Consiglio. Le concessioni potranno proseguire fino al 2025 nel caso di impedimenti oggettivi all’espletamento delle gare; le opposizioni contestano in quanto in questo modo si rischierebbe “una procedura d’infrazione Ue”. Bruxelles ribadisce a sua volta che secondo il diritto Ue le norme nazionali sui servizi devono assicurare la parità di trattamento degli operatori, promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e proteggere dal rischio di monopolio. Prorogato inoltre fino al 30 giugno lo smart working per i lavoratori fragili e si prevede un contributo di 2,5 milioni a Lampedusa e Linosa per far fronte agli sbarchi di migranti. Per quanto riguarda le manifestazioni di parte, sul fronte della previdenza i 5 Stelle hanno criticato il no ad un emendamento che proponeva la reintroduzione di Opzione donna. Un emendamento di Italia viva prevede, invece, che i titolari di concessioni autostradali presentino al Parlamento un report annuale a proposito dello stato di attuazione di eventuali piani di investimento e la messa in sicurezza della rete. Con un emendamento del governo viene inoltre prorogata e potenziata la cosiddetta tregua fiscale nei Comuni, che avranno tempo fino al 31 marzo (e non più fino al 31 gennaio) per comunicare l’eventuale adesione allo stralcio delle cartelle fino a mille euro, relative al periodo 2000-2015 e riguardanti i tributi locali come Imu e multe. Sempre entro il 31 marzo i Comuni potranno decidere se procedere con lo stralcio integrale delle suddette cartelle. Previsti anche 20 milioni in più per il Piano oncologico nazionale e gli specializzandi potrebbero lavorare nei Pronto soccorso, in pediatria e come medici di base.

Il Milleproroghe arriverà a Palazzo Madama martedì 14 febbraio per poi raggiungere Montecitorio dove dovrà essere convertito entro il 27.

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