Mediazioni

I diplomatici sanno che, da che mondo è mondo, una mediazione di successo richiede almeno tre condizioni: che il momento sia appropriato, che il mediatore sia accetto alle parti e, possibilmente, che abbia in mano un grosso bastone.

Offrendo una mediazione italiana tra Russia e Ucraina, Giorgia Meloni non ha commesso un crimine, ma certo una ingenuità. Nessuna delle tre condizioni di cui sopra sono infatti riunite. E la risposta, tra ironica e sprezzante, di Mosca lo conferma.

Poiché la Meloni non è una sciocca velleitaria, bisogna credere che l’abbia fatto per motivi interni, per chiudere la bocca a quelli che, nell’opposizione ma anche nella maggioranza, ciarlano a vanvera di pace e di azione diplomatica, ignorando o fingendo di ignorare i quotidiani eccidi russi.

Personalmente, non credo che i tempi siano maturi per un vero negoziato. Ma se qualcuno ha qualche possibilità remota di proporsi come mediatore è il Presidente turco Erdogan. Perché, pur fornendo droni a Kiev, e mantenendo ottimi rapporti con Zelensky, ha sempre coltivato quelli con Putin. E perché ha in mano il grosso bastone rappresentato dal controllo degli stretti. Tutto ciò fa del resto parte di un gioco che Erdogan conduce da tempo: resta ben aggrappato alla NATO, ma in posizione critica e con ricattucci vari. Finora questo gioco gli è riuscito, come si è visto nell’affare dei grani. Vedremo se riuscirà ancora.

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