Cronache dai Palazzi

Al lavoro per formare la nuova squadra di governo, cercando di evitare il trauma post Draghi in primo luogo all’interno dei mercati finanziari, dove ci sarebbe spazio per la speculazione a causa di coloro che prefigurano un’Italia in bilico. Mettendo i puntini sulle i, Giorgia Meloni ha già dichiarato che eredita “una situazione difficile”. In particolare “i ritardi sul Pnrr sono evidenti e difficili da recuperare e siamo consapevoli che sarà una mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata”, ha affermato Meloni.

“Non ci sono ritardi nell’attuazione del Piano”, ha prontamente risposto Mario Draghi, puntualizzando: “Se ce ne fossero la Commissione europea non verserebbe i soldi”. Per Draghi il Piano è addirittura in anticipo. In particolare per quanto riguarda il secondo semestre di quest’anno “l’attuazione procede più velocemente dei nostri cronoprogrammi originari”, ha puntualizzato Draghi. Il premier uscente ha inoltre rivendicato gli obiettivi già raggiunti, auspicando che la prossima squadra dell’esecutivo dimostri “la stessa forza e efficacia” della formazione uscente da Palazzo Chigi. Allo stato attuale “sono già stati conseguiti 21 dei 55 obiettivi e ci aspettiamo di raggiungerne 29 entro la fine del mese”, ha puntualizzato il premier uscente.

Draghi ha anche ricordato che l’Unione europea sta per erogare all’Italia la seconda trance da 21 miliardi, dopo aver verificato il conseguimento dei 45 obiettivi previsti dal Piano per il primo semestre del 2022 e che tali risorse si sommano ai 45,9 miliardi finora ricevuti. Rimarrebbero circa 19 miliardi, in pratica la terza rata, legata al conseguimento dei 55 obiettivi per il secondo semestre 2022. Otto sono invece gli obiettivi che dovrebbero essere raggiunti entro la fine di questo mese e 26 tra novembre e dicembre. In questo contesto, rivolgendosi al prossimo esecutivo il premier uscente ha ribadito l’essenzialità di “dimostrare che le riforme e gli investimenti siano portati a termine come previsto”. Per quanto riguarda l’esecutivo uscente “ha adottato tutte le misure necessarie a favorire una efficace attuazione del Piano”.

A proposito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Palazzo Chigi ha inoltre licenziato una relazione di 110 pagine, con schede dettagliate per altre 400 pagine, da affidare al Parlamento. Materiale informativo che è servito anche all’Ue per verificare una corretta attuazione del Piano, dalla quale attuazione dipendono non solo le risorse provenienti da Bruxelles ma anche eventuali progressi del Pil che l’Istat certifica in crescita dell’1,1% nel secondo trimestre rispetto al primo e del 5% sul secondo trimestre del 2021.

La Relazione al Pnrr sottolinea nello specifico che la Commissione europea tra le circostanze oggettive considera una eventuale revisione degli investimenti previsti (ma non delle riforme) alla luce di un aumento dei prezzi per gli investimenti. La guerra in Ucraina ha obiettivamente portato a un aumento dei prezzi per l’energia e dei materiali da costruzione “che quindi va considerata una ‘circostanza oggettiva’ che giustifica una richiesta di modifica del Piano ai sensi dell’articolo 21 del Regolamento (UE) 2021/241”. Una revisione ipotizzata anche da Fratelli d’Italia. La prossima settimana il Consiglio dei ministri dovrebbe inoltre approvare il Draft budgetari plan che dovrà essere inviato all’Unione europea specificando quelle che sono le spese indifferibili previste per la manovra 2023, alle quali si aggiungeranno successivamente le misure che metterà in campo il prossimo governo. L’esecutivo uscente prima di abbandonare Palazzo Chigi ha infine sbloccato 8 progetti di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Nel frattempo Giorgia Meloni ha espressamente dichiarato che non ci sono i tempi tecnici per un nuovo governo entro il 20 ottobre quindi il premier Draghi dovrà partecipare al suo ultimo impegno da premier che sarà per l’appunto il prossimo Consiglio europeo sull’energia, il 20 e il 21 ottobre, un appuntamento istituzionale alquanto delicato.

A proposito di energia serve una corale risposta europea. “Per affrontare la crisi energetica dobbiamo lavorare insieme. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l’unità europea”, ha affermato Mario Draghi dal Consiglio Ue informale di Praga, in cui il focus del vertice è stato ovviamente un freno al prezzo del gas, cercando di convincere i Paesi membri in disaccordo, Olanda e Germania in testa. L’appuntamento del 20 e 21 ottobre sarà decisivo, quindi ci sono altri tredici giorni per tentare di remare tutti verso la stessa direzione. “Dobbiamo attenuare le conseguenze degli aumenti del costo dell’energia sulla vita delle famiglie e delle imprese”, ha a sua volta ribadito il capo dello Stato, Sergio Mattarella, da Malta.

In questo contesto l’Ue si avvia verso un “pacchetto di sei o sette soluzioni” per ridurre il prezzo del gas e sostenere famiglie e imprese. L’idea messa nero su bianco, sulla quale ha lavorato anche il nostro Paese con il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, è un price cap “dinamico”, una specie di “corridoio” definito dall’oscillazione del prezzo in uno scenario di mercato normale in cui le forniture sono disponibili. In definitiva, l’Europa deve lavorare per dare “risposte univoche, efficaci e solidali”, come ha sottolineato Mario Draghi.

Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici. In questo frangente “serve un di più di solidarietà”, ha sottolineato Gentiloni, come è avvenuto per la pandemia. “L’economia sta rallentando” ma occorre non lasciare spazio all’inflazione. Inoltre “fondi comuni saranno necessari”.

Per il presidente Mattarella “di fronte a chi fa dell’energia uno strumento di speculazione e di pressione internazionale l’Europa è chiamata a rispondere con un senso di coesione e di unità accresciuto, con un senso di comunità molto forte. Perché solo così possiamo dare risposte sostenibili, socialmente ed economicamente”.

Dopo le manifestazioni di ingerenza dall’estero, prontamente fronteggiate dal presidente Mattarella in persona – “l’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell’Unione europea”, ha affermato il capo dello Stato ,– riguardo alla prossima squadra di governo Giorgia Meloni ha ribadito agli alleati: “Ci metto la faccia”. Meloni ha inoltre sottolineato: “Sono disposta ad ascoltare tutti e a tenere conto delle loro indicazioni, ma sul principio non si può derogare. Serve un governo forte e coeso, autorevole, di persone competenti, di alto profilo” anche perché Palazzo Chigi dovrà affrontare tempi duri, molto probabilmente “la fase più difficile della storia della Repubblica”.

Giorgia Meloni ha inoltre invitato i francesi a smentire dopo avendo detto di voler vigilare sul “rispetto dei diritti e delle libertà in Italia”, altrimenti sarebbe una “inaccettabile” minaccia di ingerenza esterna “contro uno Stato sovrano, membro dell’Ue”.

In definitiva la premier in pectore non chiude ai tecnici se serviranno in ruoli in cui la coalizione è “scoperta” e in generale “non ci sono veti” su nessuno. Il governo sarà comunque “politico” e Meloni sottolinea: “Non mi farò imporre nomi che non siano all’altezza del compito”. La squadra di governo non è inoltre il luogo dove poter riversare eventuali problemi interni ai partiti, per cui: “Nessuno pensi di risolvere i problemi interni al proprio movimento proponendo nomi per l’esecutivo. Dobbiamo dare alla nazione un governo di alto profilo”, ha ribadito la leader di Fratelli d’Italia. In definitiva “ricordatevi che noi siamo qui per accontentare gli italiani non i partiti”, ha affermato Meloni rivolgendosi anche ai suoi e ricordando che “è fondamentale rispettare il peso e i risultati di tutti i partiti della coalizione” e, soprattutto, mettere “al centro” dell’azione di governo “la difesa dell’interesse nazionale e dei cittadini”.

In questo frangente occorre essere vigili più del solito: “Ci troviamo – ribadisce Meloni – di fronte alla fase forse più difficile della storia della Repubblica italiana: siamo nel mezzo di un conflitto, i cui contorni sembrano irrigidirsi ancor di più; restano incognite sul tema della pandemia; viviamo una crisi economica e energetica che sembra destinata a provocare un effetto domino sui prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari; siamo esposti sul fronte dell’approvvigionamento energetico e in Europa è in atto un confronto senza sconti”. Giorgia Meloni assicura infine di essere “in contatto con il governo uscente per favorire una transizione ordinata”; di certo è il momento di passare dalle parole e i comizi della campagna elettorale ai fatti, per ricostruire il Paese. In questo contesto “abbiamo margini di tempo stringenti ma noi siamo pronti”, ha sottolineato la premier in pectore consapevole di non poter sbagliare una mossa e sulle spalle il peso della sfida storica che la attende a Palazzo Chigi.

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