Svezia e Finlandia verso la NATO

La decisione dei due paesi nordici di aderire alla NATO è la dimostrazione migliore del fallimento diplomatico della aggressiva politica di Putin. Due paesi tradizionalmente neutrali (la Svezia, dal 1812), hanno scelto decisamente l’Alleanza Atlantica, cioè gli Stati Uniti e l’Occidente, e lo hanno fatto con il pieno appoggio, anzi sotto la pressione, delle rispettive opinioni pubbliche. Non è una decisione campata in aria. I due paesi sono attigui alla Russia, la Finlandia soprattutto, che già durante la Seconda Guerra Mondiale subì un attacco dell’Unione Sovietica. Prendere precauzioni verso un regime che attacca i suoi vicini (non solo l’Ucraina, ma la Georgia nel 2012) è dunque una reazione del tutto naturale.

La loro adesione alla NATO comporta una seria variazione della sicurezza europea a danno di Mosca. Sono paesi piccoli, ma con forze armate più che rispettabili (specie la Finlandia) e bene armati. I problemi, però, esistono. Innanzitutto, la proclamata opposizione della Turchia di Erdogan, che – se mantenuta – potrebbe bloccare tutto. Personalmente, tendo a pensare – avendo della NATO una lunga e diretta esperienza – che sia molto difficile per un solo paese, per quanto importante, opporsi al consenso degli altri 29, senza pagare un prezzo politico molto alto. Sono abbastanza certo che Erdogan colga questa occasione per indurre i due paesi nordici a cessare l’appoggio che ambedue concedono ai Kurdi, considerati dai turchi terroristi. Un qualche compromesso dovrà alla fine essere trovato su questo punto.

Il secondo punto riguarda la scontata reazione russa. Il Cremlino ha per ora reagito con il dispetto di tagliare il gas alla Finlandia (osservo che se Mosca continua a tagliare le forniture ai paesi considerati ostili, finirà col ridurre drasticamente i proventi della vendita di gas all’estero). Inoltre, ha annunciato uno spiegamento di nuovi basi e mezzi militari nel Baltico. Reazione tutto sommato legittima, ma immagino che ad Helsinki, Stoccolma e Washington fosse stata anticipata e ritenuta non sufficiente a scoraggiare l’entrata dei due paesi nell’Alleanza.

Questa non avverrà rapidamente. Il processo di adesione è lungo e complesso. Si pone il problema di sapere cosa accadrà nel frattempo. Una “garanzia interinale” sull’intera Alleanza sarebbe l’ideale, ma temo che l’ostruzionismo turco la paralizzi. In mancanza, i due paesi hanno ricevuto una garanzia britannica e una americana (sia pur espressa con una certa ambiguità, credo per ragioni costituzionali interne agli Stati Uniti). Dovrebbe bastare, se Putin ha un minimo di buon senso. Cosa della quale è lecito dubitare.

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