Palmalisa Zantedeschi, creativa del marmo

Veronese proveniente da quattro generazioni di scalpellini e scultori vive vicino al Lago di Garda, a pochi passi dall’atelier in cui crea e lavora il marmo e le pietre. Palmalisa Zantedeschi si definisce una “creativa del marmo”. Da artigiana (e da imprenditrice), sviluppa progetti per l’Architettura e di Design, utilizzando la materia prima come prodotto per realizzare pavimenti, rivestimenti, arredi e oggetti. Palmalisa inizia ad osservare la materia con una sensibilità nuova che la accompagna verso percorsi inediti, quello dei collectible objects e quello artistico, che vivono oggi in armonia con i progetti per l’Architettura. La prima ricerca che Palmalisa avvia è sempre sui materiali (in continuità con l’essere un’artigiana e un’imprenditrice per il Design e l’Architettura), la seconda invece, che è ciò che l’ha portata a una visione più artistica che oggi ha della materia, è sulla lavorazione, che Palmalisa identifica nel gesto fisico della sottrazione, del ridurre all’essenza. La pietra non è solo bella, ma è eclettica, si trasforma attraverso le lavorazioni rivelando i suoi multipli aspetti. Può diventare materia ruvida, solida, morbida, leggera, poetica. Palmalisa intuisce che è materia viva. È da questa scoperta, dallo stupore e dalla meraviglia, che nascono gli oggetti da collezione e le opere litiche. Il nuovo sguardo di Palmalisa si traduce così in “Incanto”, la sua prima collezione di opere litiche, declinata in pezzi unici in marmi e pietre, e nella realizzazione di oggetti da collezione per uso quotidiano, come il pannello “San Giorgio”, che sarà presentato a Homo Faber 2022 (Venezia) e il paravento “Tiepolo”, che sarà esposto in occasione della Milano Design Week 2022. Di tutto questo abbiamo parlato con Palmalisa Zantedeschi.

Buongiorno Palmalisa, piacere di conoscersi e di parlare di arte, espressa anche in maniera diversa dal solito.

L’arte è vita, è nella nostra vita. Stavo osservando proprio adesso che la Russia ha chiesto di riavere le opere prestate all’estero, e pochi giorni dopo è arrivato il dietrofront, come a voler cercare di proteggere i ponti della cultura.

In questo caso parliamo di opere tangibili, al contrario della moda che sta avanzando degli NFT, queste realizzazioni digitali che si portano dentro la società liquida.

È un mondo quello degli NFT quanto mai lontano dal mio pensiero, che amo e lavoro la pietra, materia che rappresenta, a mio avviso, la più grande meraviglia che la natura ci offre. L’evoluzione racchiusa in milioni di anni di cui oggi godiamo nella più varia combinazione di colori e materie. La materia non è solo quello che vedi, ma anche quello che senti, che non è dato solamente dall’estrapolazione dei cinque sensi, ma da tutta quella sensazione che io racchiudo nella definizione “Incanto”.

La tua passione per la pietra viene da una tradizione di famiglia?

Appartengo a una famiglia della Valpolicella che ha per parte di padre la lavorazione del marmo, e mia madre, invece, viene da una generazione di scultori e scalpellini lunga almeno quattro generazioni. Ho iniziato a lavorare in azienda occupandomi dell’aspetto produttivo e gestionale, il taglio del marmo finalizzato all’architettura e alla produzione massiva. Con il passare degli anni tutto questo mi è parso molto stretto, provavo persino dispiacere a tagliare questi marmi per realizzare piastrelle o altri prodotti finiti simili. Ho quindi iniziato a guardare la pietra da un altro punto di vista, abbandonando la produzione massiccia per volgermi alla realizzazione di piccole architetture e pezzi unici artistici. Lavorando la pietra mi sono accorta di quanto sia varia, viva, con mille sfumature, ricca di colori meravigliosi, si tratta di un materiale sensibile che risponde a tutte le sollecitazioni.

Quindi non lavori solo il marmo, ma tutti i tipi di pietra?

Qualunque materiale geologico, può essere l’onice, ma anche un semplice sasso. Ogni parte litica presente sul pianeta, ci sono pietre che hanno un miliardo di anni, sono cose che vanno oltre la nostra comprensione, che portano dentro di loro tutta la creazione.

Quindi l’azienda va avanti con le sue produzioni e tu ti dedichi alla parte artistica?

Mi occupo di progetti su misura, passo gran parte della giornata alla ricerca e scelta dei materiali e comprendere come possono cambiare nel corso della lavorazione. Quindi mi dedico a progetti d’arte, di architettura e di design, un susseguirsi di eventi bellissimi.

Ho letto, con una certa sorpresa, che Verona è il centro mondiale per il marmo, istintivamente avrei pensato alla zona di Carrara ad esempio.

La zona del Monte Amiata ha questa particolarità della bellezza del marmo bianco, ma dal punto di vista geografico è limitata dalla conformazione. Avendo le montagne così a ridosso della costa, c’è proprio un limite fisico invalicabile, al contrario Verona nasce in forma più contenuta, senza questa grande tradizione d’arte come quella versiliana, ma con una forte tradizione di scalpellini. Dagli anni ’50 è nata questa generazione di lavoranti della pietra come forma d’arte, prima in modo artigianale, poi sempre più in maniera industriale, andando all’estero a costruire e arredare case. Verona è così diventata un centro mondiale di raccolta, con una fiera di primaria importanza a livello mondiale.

Ora sei stata coinvolta in questo bellissimo progetto di Homo Faber, come è avvenuto?

C’è stata una selezione da parte dell’organizzazione a livello europeo. Ci è stato quindi chiesto di partecipare con questa opera che abbiamo presentato partendo dall’idea di ricreare il pavimento in pietra della Chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, su invito del curatore Sebastian Herkner. Inizialmente avevo pensato di utilizzare dei pannelli di marmo policromo, ma alla fine questo non mi ha generato particolari emozioni. Ho quindi ideato di creare qualcosa di vivo partendo da una sorta di lenzuolo immacolato, usando un materiale bianco purissimo su cui ho creato delle lievi increspature che riproducono vibrazioni tali da farla sembrare viva. Nella cornice di questa chiesa volevo riportare la sacralità della vita attraverso la mia realizzazione. In conclusione, tutto questo è confluito in un marmo chiamato “lumachella”, che è leggermente sfumato e rappresenta un antichissimo mare popolato di conchiglie, che riporta quindi il pensiero all’inizio della vita.

È un ribaltare l’idea della pietra, da materiale inerte a opera piena di vita?

Assolutamente sì! La pietra è viva e un osservatore attento e sensibile lo percepisce molto bene.

Anche la geometria viene rivista da fredda materia matematica a forma artistica?

La geometria non è una forma slegata dalla natura, che è essa stessa forma geometrica. Pensiamo a un cristallo di neve o alle proporzioni del nostro corpo, tutto questo è la natura, con le sue leggi, che ci parla attraverso la geometria, i frattali, le dimensioni. Le posizioni dei nostri occhi, dei nostri capelli, tutto è parte di una forma geometrica proporzionata.

E dopo Homo Faber seguirà la tua esposizione alla Milano Design Week, altro evento importante.

Proporremo una realizzazione particolare, amo la cultura giapponese con la sua purezza nelle forme, e il rigore. Da questo ho creato un paravento a quattro ante usando sete di Venezia, onici sfumati nella lavorazione in superficie per rendere indefinito dove trovarne il limite fisico.

Il tuo sito è ricco di bellissime opere d’arte, ricorre sempre il termine “Incanto” di cui abbiamo già accennato prima, cosa significa per te questo termine?

L’Incanto è quello che ho provato quando ho scoperto che la pietra è viva. È stata una folgorazione che mi ha anche spaventato inizialmente, provando una razionalità sospesa in assenza del tempo che scorre.

Progetti futuri?

Ci sarà probabilmente una mostra a New York con i pezzi unici artistici della collezione Incanto, poi proseguirò con la mia attività di pezzi unici di design e la ricerca di materiali particolari in giro per il mondo, dalla Svezia alla Cina. È un lavoro di studio che non finisce mai, ma estremamente affascinante.

[Dettagli dell’evento: Mostra “Pattern of Crafts – Il Motivo dei Mestieri” a cura di Sebastian Herkner c/o Homo Faber 2022 – Isola San Giorgio Maggiore, Venezia – Dal 10 aprile 2022 al 1° maggio 2022 – Info al pubblico al link]

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Un amore all’altezza (Film, 2016)

successivo

Salute di genere

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *