Cronache dai Palazzi

Tra Covid e guerra lo stato di emergenza è senza sosta. La situazione Covid migliora, la guerra nell’Est dell’Europa, al confine con la Russia, no. Secondo i dati diffusi dall’Onu, sono migliaia i civili ucraini uccisi e circa 870 mila i nuovi profughi. Sono migliaia i morti anche tra i soldati russi. Dall’inizio della guerra sono però anche 390 i bambini nati nell’area della capitale ucraina Kiev.

Un conflitto che è entrato in Europa con evidenti ripercussioni economiche e finanziarie, nonché politiche ed etiche. I Paesi europei si sono ritrovati all’improvviso nella situazione paradossale di co-finanziare di fatto gli armamenti di Putin che aggrediscono l’Ucraina, pagando a caro prezzo le forniture di gas, petrolio e carburante che provengono dal territorio russo. Un conflitto che si sta rivelando sanguinoso e cruento, tutto tranne che una ‘guerra lampo’. Oltre a Kiev tra le citta ucraine pesantemente aggredite vi sono Kharkiv e Mariupol.

L’Unione europea ha reagito in maniera compatta e il Parlamento europeo ha ascoltato direttamente la voce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che il primo marzo si è collegato in videoconferenza con Strasburgo. “Abbiamo dimostrato che siamo come voi. Mostrateci che siete al nostro fianco, che non ci abbandonate” ha affermato Zelensky rivolgendosi ai rappresentanti del PE. “Provateci che non ci lascerete soli e che siete davvero europei. Solo così la vita vincerà sulla morte”, ha aggiunto Zelensky sottolineando che il popolo ucraino vuole la pace, crede negli stessi valori in cui credono gli europei e soprattutto difende la democrazia e la libertà che sono i vessilli del mondo occidentale.

L’invasione da parte di Putin di uno Stato indipendente e sovrano, con bombardamenti continui, morti e distruzioni, deve essere considerato un attacco al mondo libero e democratico, un atteggiamento che risuona come una minaccia per il sistema di valori su cui si fondano le democrazie liberali occidentali. All’improvviso è riemerso un sanguinoso disegno di potenza che sembra essere uscito dai libri di storia del Novecento. Non sarà semplice resistere e controbattere, anche a causa di una certa dipendenza energetica da Mosca, ma occorre farlo e per di più unendo le forze occidentali ed europee, per difendere la pace, la libertà, l’indipendenza, la democrazia, diritti che sono valori inviolabili e non negoziabili. Al contrario nessuno minaccia la Russia, molti Paesi (tra cui l’Italia) si sono addirittura improvvidamente legati alle forniture energetiche di Mosca.

La negazione della sovranità del popolo ucraino è evidente. “Ribadisco con forza che ora in territorio ucraino stiamo combattendo per la salvezza del nostro Paese, affinché nessuna anti-Russia creata dall’Occidente ai nostri confini possa minacciarci anche con le armi nucleari”, queste le parole dense di minaccia di Putin. Come hanno riferito fonti dell’Eliseo a ridosso del colloquio telefonico tra lo zar e il presidente francese Macron, l’intenzione del Cremlino sembra essere annettere l’Ucraina non importa se “con mezzi militari o diplomatici”. Poche ore prima nel tentativo di fermare le bombe, il presidente ucraino Zelensky, rivolgendosi a Putin di fronte alle telecamere della Cnn, aveva dichiarato: “Vieni e parliamone noi due, è necessario per fermare la guerra”. Ma il dialogo non sembra essere un elemento ottemperato dal piano del Cremlino.

Per il premier Draghi occorre reagire con la massima “fermezza” e per il governo italiano è il momento dell’unità, non sono tollerate divisioni intestine come quelle che si erano prospettate sul catasto, mentre alle porte orientali dell’Europa molti civili indifesi erano sotto le bombe. Ma potrà capitare di dividersi anche su altri temi di cui si discuterà prossimamente come la delega fiscale e legge sulla concorrenza. Il premier Draghi ha mostrato “enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino” e ha ricordato che l’Unione ha assunto “decisioni senza precedenti”, dalle sanzioni all’invio di armi.

“Gli Stati membri stanno fornendo armamenti all’Ucraina e l’Ue ha preso per la prima volta nella sua storia la decisione di finanziare con 450 milioni di euro attrezzature militari e con 50 milioni attrezzature sanitarie e carburante”, ha spiegato il vicepresidente lettone della Commissione europea Valdis Dombrovskis, già presidente della Lettonia dal 2009 al 2014. La Lettonia, ex repubblica sovietica, fa parte dell’Ue dal 2004. Dombrovskis ha sottolineato che “la situazione è molto tragica e preoccupante” ed è necessario “fare di tutto per fermare la Russia: sanzionarla è, mettere la massima pressione e fare tutto quello che possiamo per sostenere l’Ucraina”. Si tratta di un progetto di difesa che “non riguarda solo Kiev ma l’intera architettura della sicurezza europea. La Russia non fa mistero dei suoi piani, la sua politica di espansione continuerà”, ha rilevato Dombrovskis.

Per la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, “per l’Ue è il momento del Whatever it Takes” e “dobbiamo aiutare gli ucraini a difendersi dalla brutale aggressione russa con tutti i mezzi che ci sono, incluse le armi”. Metsola ha rimarcato che “la scorsa settimana una larghissima maggioranza ha votato a favore dell’assistenza macro-finanziaria per Kiev. Siamo pronti a non ritardare alcuna decisione”, ha sottolineato la presidente del PE ricordando che di fronte al dramma ucraino il Parlamento europeo, dall’Irlanda a Cipro, ha approvato “un pacchetto finanziario da 1, 2 miliardi” per aiutare il Paese assediato dalle truppe russe.

Il Parlamento europeo sta inoltre valutando la possibilità di mettere a disposizione della comunità ucraina dei locali come hub a Bruxelles ed è stata creata una pagina web sul sostegno dell’Unione europea all’Ucraina, che sarà disponibile anche in ucraino. Le sanzioni a sfavore della Russia continueranno ad essere molto pesanti ma sembra essere il prezzo da pagare per difendere la democrazia e la pace.

La Commissione europea ha infine proposto di attivare la direttiva del 2001 sulla protezione temporanea per garantire alle persone in fuga dalla guerra in Ucraina un’assistenza rapida ed esaustiva. I profughi avranno diritto ad un permesso di soggiorno della durata di un anno e potranno accedere a lavoro e istruzione, in pratica gli adulti potranno lavorare e i ragazzi potranno andare a scuola. Tale forma di protezione temporanea di un anno potrà essere prorogata automaticamente di sei mesi per due volte. “Tutti coloro che fuggono dalle bombe di Putin sono i benvenuti in Europa”, ha affermato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leynen. Semplificati anche i controlli sul confine tra Ue e Ucraina. Sarebbero circa 650 mila le persone fuggite nei Paesi europei limitrofi.

Il primo obiettivo è la risoluzione del conflitto e il secondo la ricerca e l’attivazione di altre fonti energetiche. Il piano del governo Draghi prevede in effetti di “ridurre la dipendenza italiana dalla Russia, diversificando le fonti di approvvigionamento”, rispettando nel contempo gli impegni sulla decarbonizzazione e pianificando come fronteggiare eventuali ritorsioni di Mosca.

In definitiva occorre “proteggere la ripresa economica dai contraccolpi del conflitto”, un tema di cui discuteranno Draghi e Ursula von der Leyen la prossima settimana a Bruxelles, vagliando nello specifico nuove proposte sullo stoccaggio ed eventuali rifornimenti comuni di energia in ambito europeo. Tali argomenti animeranno anche il vertice di Versailles del 10 e 11 marzo inizialmente convocato per ridisegnare il futuro delle regole di bilancio e che, alla luce del conflitto in Ucraina, sembra sia destinato a trasformarsi in un summit per strutturare una risposta rapida ed efficace dell’Unione al fine di fronteggiare gli effetti a breve e medio termine della guerra di Putin.

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