La distonia

Da una strana sensazione leggere la nostra stampa e, per esempio, il Guardian o il New York Times. II nostri maggiori quotidiani dedicano titoloni e prime pagine al Festival di Sanremo, una rispettabile manifestazione che di culturale non ha nulla (sono anni, del resto, che produce solo canzoni insignificanti), e i suoi protagonisti sono trattati come eroi nazionali, persino il Presidente Mattarella (un uomo compassato fino a parer gelido) è chiamato in ballo e costretto (fa il suo mestiere, non lo invidio proprio) a chiamare una guitto della nostra TV.

Nel frattempo, nel mondo succedono cose di ben altro spessore; a Pechino si rende manifesta l’alleanza Cina-Russia, simboleggiata da quell’immagine di Xi e Putin ritti insieme, che reclamano la fine dell’egemonia americana. Gli Stati Uniti sono, io credo, militarmente più forti dei due avversari riuniti, ma nessuno può affrontare una guerra su due fronti. Siamo più chiari, nessuno può pensare a fare la guerra oggi e penso che Joe Biden sia sufficientemente saggio da saperlo. Però le tensioni ai confini dell’Ucraina continuano a montare. A Pechino, i due leader hanno chiesto che l’Ucraina non entri nella NATO (Putin aveva già minacciato guerra in tal caso). La richiesta non è del tutto illegittima: immaginiamo cosa avverrebbe se, ad esempio, il Texas si staccasse dagli USA e installasse militari e armamenti russi o cinesi. Dubito anche che un paese dell’estremo Est dell’Europa qualifichi come membro dell’Alleanza. Ma, come ho scritto più volte, il problema è astratto. Entrare nella NATO comporta un processo lungo e non facile, e tra l’altro richiede l’assenso-ratifica di tutti i 30 membri attuali dell’Alleanza, tra i quali, per esempio, credo che la Turchia di Erdogan non sarebbe d’accordo. Né, sotto sotto, Macron e il nuovo governo tedesco (solo la pulce che tossisce, l’insopportabile Boris Johnson, fa la voce grossa e flette i muscoli che non ha, in mezzo a tutti i guai che ha a casa sua).

Dunque, si tratta di un problema in gran parte di puntiglio, uno di quelli in cui nessuno vuole retrocedere. Al centro del contendere, il Presidente ucraino Zelensky penso sia cosciente del rischio che fa correre al suo Paese. Potrebbe smontare la tensione semplicemente dichiarando ai russi: chiedere di entrate nella NATO è un diritto, ma l’Ucraina si impegna a non farlo e a mantenere rapporti aperti ad est e ad ovest. Renderebbe un servizio agli USA e disinnescherebbe una bomba che è sempre lì lì per scoppiare. Ma tra il buon senso e la cattiva politica c’è sempre, purtroppo, una difficile distonia.

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