Tanti auguri, Sua Maestà

Settanta anni sono una vita intera e, se vissuti sempre in prima fila sotto il fuoco nemico e davanti a schiere di chi, non trovando di meglio da fare, passa al setaccio le vite altrui, uscendone indenne e sempre a testa alta, sono una vita ben più degna di quella spericolata di un Vasco Rossi o di uno Steve McQueen.

Il 6 febbraio 1952 alla morte di Giorgio Sesto, Elizabeth Alexandra Mary di Windsor, nata Principessa di York, diventava Regina d’Inghilterra con il nome di Elizabeth II.  Giunta al quarto posto nella classifica dei regni più lunghi della storia e non lontana dal terzo, Elizabeth giunse alla corona all’età di venticinque anni già madre di due figli e primo ministro del Regno Unito era Winston Churchill e Londra una città che si stava riprendendo dalle profonde ferite lasciate dai bombardamenti tedeschi durante la guerra in cui la futura Regina aveva fatto in tempo a prestare servizio come ausiliaria negli ultimi mesi del conflitto.

Dopo Churchill si sono succeduti al numero 10 di Downing Street Eden, Mcmillan, Douglas-Home, Wilson, Heath, Callaghan, la Lady di Ferro Margareth Thatcher, John Major, Tony Blair e Gordon Brown, David Cameron e Theresa May prima dell’attuale Boris Johnson. Negli Stati Uniti era presidente Dwight Eisenhower e, iniziando da lui, ne ha incontrati altri dodici inclusi i discussi Nixon e Trump. Ben poca roba, in entrambi i casi rispetto agli oltre quaranta governi italiani ma ciò rende l’idea di una longevità che muove da anni in cui non in tutte le case esistevano telefono e TV mentre oggi siamo connessi in tempo reale con ogni angolo del pianeta. Oggi Elisabetta è il monarca più longevo al mondo oltre ad essere quello inglese con il regno più lungo.

Elisabetta Seconda in tutto ciò non si è mai tirata indietro garantendo la continuità istituzionale e difendendo l’immagine della famiglia reale in momenti particolarmente oscuri e tristi che non sono stati solo quelli della morte della Principessa Diana e i divorzi di tre dei quattro figli bensì i problemi creati dalle giovani generazioni. Il processo nei confronti del figlio Andrea, recentemente rinviato a giudizio negli Stati Uniti per abusi sessuali e l’abbandono della famiglia reale da parte del nipote, il principe Harry, sono solo gli ultimi in ordine di tempo, forse i più ingombranti, ma dai quali la sua immagine non sembra per niente scalfita.

Il nemico principale della regina è in ogni caso la stampa scandalistica, pronta a cogliere ogni minima sbavatura per gettarla in pasto avidi di cadute nelle vite altrui specialmente quando queste ci si aspetta siano sempre al di sopra di ogni aspettativa. Lontana l’epoca in cui la famiglia reale aveva sostenuto lo sforzo bellico britannico nel secondo conflitto mondiale e il padre di Elisabetta aveva tenuto il celebre discorso con cui annunciava alla nazione la dichiarazione di guerra della Germania nazista. La stessa Regina l’anno successivo, in pieno conflitto e appena quattordicenne Elisabetta fece il suo primo annuncio radiofonico, durante un programma per bambini trasmesso dalla BBC, dove si rivolse ad altri bambini come lei evacuati dicendo che “Stiamo facendo tutto il possibile per aiutare i nostri valorosi marinai, i soldati e gli aviatori e stiamo anche cercando di sopportare la nostra parte di pericolo e di tristezza per la guerra. Tutti noi sappiamo che, alla fine, tutto andrà per il meglio”. Un discorso in cui si percepisce già quel senso di dovere che, anni dopo, al momento dell’incoronazione, sempre parlando alla radio, le fece dire «Io dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo.»

Dal conferimento del titolo di baronetto ai Beatles, che avevano contribuito a trasformare l’oscura capitale inglese nella swinging London che fu protagonista di moda e costume negli anni Sessanta fino all’inaugurazione dei Giochi Olimpici del 2012, quando affiancò l’altro mito inglese James Bond, è stata protagonista non solo nelle attività pubbliche del regno.

Un comico americano disse anni fa che, al mondo, resteranno solo cinque Re: quelli di cuori, quadri, fiori, picche e quello d’Inghilterra. Chissà se è vero. Intanto, tanti auguri Sua maestà.

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