Quando il Pc divenne “Persona dell’anno”

Era il 26 novembre 1982, trentanove anni fa, e la rivista Time, nel classico numero che a fine anno proclama Person of the year, invece di optare per un personaggio politico o chi si fosse distinto per meriti scientifici o sociali, scelse il computer.

Fu la prima volta, e per adesso unica, che venne scelto un non umano. Verosimilmente prima del computer la scelta sarebbe potuta cadere sull’automobile (pensiamo al modello Ford T che rivoluzionò la mobilità umana) o sull’aereo; forse non fu quindi un caso che nel 1927, anno di istituzione del riconoscimento, il vincitore fu Charles Lindbergh primo uomo a trasvolare in solitario l’atlantico.

Quella di premiare un computer fu una scelta probabilmente rivoluzionaria; l’anno precedente era stato indicato Lech Walesa ed era prevedibile che, dopo di lui, potesse essere la volta di Giovanni Paolo II che dovette attendere oltre dieci anni per il prestigioso riconoscimento. Invece toccò alla macchina che, all’epoca ancora in forma non invasiva, stava entrando nella nostra quotidianità.

Erano trascorsi sei anni da quando Bill gates aveva creato la Microsoft e, sembra, solo uno da quando aveva pronunciato la frase “A computer on every desk and in every home.” Qualcuno forse lo aveva giudicato un visionario o un megalomane, ma i fatti sono andati ben oltre ogni previsione dello stesso Gates e, oggi, in ogni casa, tra PC fissi, portatili, cellulari, tablet e strumenti elettronici guidati dall’intelligenza artificiale che muove i sistemi del computer, abbiamo abitazioni che contengono almeno una decina di “elaboratori personali”, come forse sarebbe più corretto chiamarli. Lo sviluppo dei sistemi di AI (Artificial Intelligence) e di un sempre più pervasivo utilizzo degli oggetti manovrati tramite internet (IoT – Internet of Things), portano a propendere per un sempre maggiore ingresso nelle nostre abitazioni di macchine o, chissà, la creazione di un computer centrale per ciascuno di noi.

Times ebbe verosimilmente l’intuizione di capire come quello strumento che iniziava a diventare di uso comune sarebbe diventato parte del quotidiano al punto che già l’ottanta percento degli americani pensava che in un futuro abbastanza prossimo, i computer sarebbero divenuti oggetti di uso comune nelle case come i televisori o le lavastoviglie. In quell’anno erano stati venduti negli Stati Uniti 724.000 computer, cifra che raddoppiò l’anno successivo a dimostrazione del già crescente successo dello strumento e della sua innegabile utilità come strumento di lavoro. Per molti era solo una macchina da scrivere cresciuta, ma già i più intravedevano la portata rivoluzionaria insita nei microchip. E ancora non esisteva la Rete internet che conosciamo oggi.

La seconda puntata di questa storia fu ancora una volta Time a scandirla nel 2006, quando Person of the year venne nominato “You”. Tu, l’uomo che immette i dati nel computer, che gli fornisce il materiale per poter far funzionare il sistema della rete. Solo l’anno precedente Zuckerberg aveva registrato il dominio Facebook e quello che è diventato il primo “social di massa” dal settembre 2006 al settembre 2007 passò nella graduatoria del traffico dei siti Facebook dalla sessantesima alla settima posizione.

Oggi, ben possiamo dirlo, ci troviamo di fronte ad un uomo nuovo che senza il computer non può vivere. Ogni attività quotidiana, tranne quelle basiche fisiche, può essere svolta in via telematica e chi volesse ostinarsi a non usare un computer resterà sempre più isolato ed obsoleto, un reperto di un’epoca passata che risale a meno di mezzo secolo fa e che è preistoria della tecnologia.

Il prossimo Person of the Year potrebbe essere questo nuovo strano soggetto che si muove in Rete e che sembra aver sostituito l’Homo sapiens. Possiamo chiamarlo Homo Googlis?

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