Arrivano i prof (Film, 2018)

Sconcertano mica poco gli oltre due miliardi d’incasso e la candidatura ai Nastri d’Argento. Pubblico e critica si accontentano di poco, quasi di niente. In Italia abbiamo fatto ottimi lavori a tema scolastico – penso a La scuola di Luchetti – ma questo Arrivano i prof (pare che la trama sia desunta da analogo film francese) lascia qualche speranza solo nei primi trenta minuti, per poi cadere in un mare di banalità e luoghi comuni, conditi da situazioni assurde, persino surreali.

Uno squallido provveditore (Procopio) cerca di mettere nei guai il preside (Pennacchi) di un improbabile Liceo Manzoni, facendogli assegnare i sette peggiori professori della storia, iscritti in una sorta di lista nera, con lo scopo di far chiudere la scuola e aprire un suo istituto privato. La trama è tutta qui, ma il racconto vive di personaggi strampalati come Claudio Bisio che invece di insegnare matematica propone videogiochi, un imbranato Lino Guanciale che della sua materia conosce solo Giulio Cesare ed è innamorato della bella professoressa di latino (Buscemi), Maurizio Nichetti che fa esperimenti chimici esplosivi, Maria Di Biase che bersaglia con gessetti chi non conosce l’inglese, Shalana Santana che insegna italiano mezza nuda distraendo gli alunni, Alessio Sakara che mette ko gli studenti con esercizi fisici pericolosi, Pietro Ragusa che parla un linguaggio pseudo filosofico e non si capisce cosa dice.

Un film di una stupidità disarmante, scritto da gente che non sa niente di scuola, impostato come una farsa irrispettosa, che peggiora quando vorrebbe essere moralistico e tentare di insegnare qualcosa (ma cosa?). Fotografia sintetica con dissolvenze in digitale, taglio televisivo, impostazione da fiction, puro television-movie (è diventato un genere!), interpretato da attori buoni solo per il piccolo schermo, mono espressivi, parodie di loro stessi (Bisio, Guanciale, Ragusa, Sakara…) e da un paio di belle ragazze che poco hanno in comune con il mestiere di attrici (Santana e Buscemi).

Fa male vedere il grande Maurizio Nichetti in un ruolo che ricorda il suo vecchio cinema, originale e divertente, ma che naufraga nel niente circostante. Rocco Hunt interpreta il ragazzino discolo e vagabondo che salva la scuola dalla chiusura, è innamorato della bella compagna di classe (Irene Vetere) – stereotipo della secchiona – e canta un paio di pezzi rap. Soggetto e sceneggiatura non aiuterebbero neppure il più scafato degli interpreti, tanto sono imbarazzanti. Uno dei punti più bassi della commedia italiana contemporanea. E non chiamatela farsa, ché Plauto si rivolta nella tomba.

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Regia: Ivan Silvestrini. Soggetto e Sceneggiatura: Michele Abatantuono, Giorgio Glaviano. Fotografia: Lorenzo Adorisio. Montaggio: Davide Vizzini. Musiche: Michele Braga. Scenografia: Stefano Giambanco. Costumi: Alberto Moretti. Produttori: Giannadrea Pecorelli, Matteo Levi. Casa di Produzione: Aurora Film, 11 Marzo, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Paese di Produzione: Italia, 2018. Durata: 100’. Genere: Commedia (?). Interpreti: Claudio Bisio (prof. Locuratolo, matematica), Lino Guanciale (prof. Cioncoloni, storia), Maurizio NMichetti (prof. Fanfulla, chimica), Maria Di Biase (prof.ssa Melis, inglese), Shalana Santana (prof. Venturi, italiano), Alessio Sakara (prof. Golia, educazione fisica), Pietro Ragusa (prof. Maurizi, filosofia), Christian Ginepro (prof. Fabbri), Giusy Buscemi (prof.ssa De Maria, latino), Carmen Di Marzo (prof.ssa Carli), Andrea Pennacchi (preside), Francesco Procopio (Provveditore Aristide Montini), Rocco Hunt (Luca Pagliarulo), Irene Vetere (Camilla Brandolini), Riccardo Maria Manera (Andrea), Haroun Fall (Simone), Veronica Bitto (Claudia).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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