Gaber e il Giuramento della Pallacorda?

Cosa possono avere in comune un episodio storico che trova pochissimo spazio nei libri e Giorgio Gaber, uno dei maggiori cantautori italiani nonché uomo di cultura? Esiste un sottile filo conduttore più forte di quanto non possa sembrare.

La data ufficiale della Rivoluzione Francese viene unanimemente celebrata il 14 luglio del 1789 e ciò mette in ombra un suo necessario prodromico antecedente: il Giuramento della Pallacorda, il 20 giugno dello stesso anno. Quel giorno si riunirono in una sala adiacente a quella dove si tenevano gli Stati Generali, chiusa con un pretesto da Luigi XVI, e dettero vita a quello che può essere considerato uno dei primi atti, perlomeno in Europa, di partecipazione alla vita politica da parte del popolo.

Il regno di Francia stava vivendo una profonda crisi economica e sociale da anni e il Re Luigi XVI per tentare di porvi un rimedio, dopo che negli anni precedenti erano state bocciate le proposte di riforma fiscale, convocò a Parigi, il 5 maggio 1789 quegli Stati Generali che da secoli non erano più stati riuniti.

Le divisioni sociali in Francia (e non solo) avevano origine dal medioevo ed erano ormai istituzionalizzate: Clero; Guerrieri – Nobili e Lavoratori, avevano una loro ben precisa teorica configurazione, ma i tempi erano cambiati e all’interno dell’ultima categoria si stava formando quella che è stata definita la borghesia. Medici, avvocati, notai, piccoli e grandi commercianti e rappresentanti di un’industria ancora in embrione che non era certo al livello di quella inglese, ma già in itinere.

Non è questa la sede per ripercorrere tutte le vicende storiche, antecedenti e successive al 20 giugno se non quello di poco precedente del 17 giugno, quando i rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono Assemblea Nazionale per poter legiferare, in via esclusiva sulla riscossione dei tributi e sul debito pubblico, dichiarando nulle le tasse emesse senza il consenso della Nazione che sentivano di rappresentare.

Un senso di appartenenza e partecipazione che li portò tre giorni dopo ad una sala dove si praticava il gioco della pallacorda, per il loro giuramento. Il documento assume notevole importanza per il suo testo che, di fatto, rappresenta un impegno per dare alla Francia una Costituzione seppur ancora nei perimetri di un regno che nessuno al momento voleva cadesse, ma vi sono contenuti alcuni principi che manifestano una profondità di intenti, forse non voluti, ma che si possono trovare alla base di movimenti di circa due secoli successivi.

Invero il testo scritto da Jean-Baptiste-Pierre Bevière recita che “ovunque i suoi membri siano riuniti, lì vi è l’assemblea nazionale.” Niente più necessità quindi di riunioni formali e cerimonie nei palazzi istituzionali, ritualmente precedute da messe dove i rappresentanti dei tre Stati sedevano ben separati. Ove si incontrano gli uomini che formano un potere rappresentativo, lì ha sede il potere: è il principio adottato da governi in esilio e gruppi più o meno rivoluzionari che alla base ha il concetto della partecipazione attiva.

La nascita della definizione “democrazia partecipativa” o democrazia “deliberativa” viene fatta risalire ai movimenti degli anni Sessanta ed alle loro lotte, ma la categoria deve essere oggetto di un ripensamento e collocata prima, come visto, quando un gruppo di persone, numericamente ed economicamente potente ma con minori diritti riconosciuti, si sentì chiamato a prendere atto della propria identità e coscienza,

In questa chiave di lettura può quindi trovare una spiegazione il Giuramento della Pallacorda che non sembra trovare precedenti in Europa e che ritroviamo nelle parole di Gaber quando ci dice che ”la libertà non è star sopra un albero o uno spazio libero“, concetto che sembrano avere sposato i paladini di un concetto di libertà tanto indefinito quanto inutile se lasciato a sé stesso e senza uno scopo. Gaber aveva capito benissimo che “libertà è partecipazione”.

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