Birmania, sanzioni UE per il colpo di Stato militare

Una decisione che era nell’aria da un po’, il Consiglio dell’UE ha infine deciso di imporre misure restrittive nei confronti di undici persone responsabili del colpo di Stato militare perpetrato in Myanmar il 1° febbraio 2021 e della successiva repressione militare contro manifestanti pacifici.

Dieci delle undici persone interessate sono ufficiali del più alto rango delle forze armate del Myanmar, tra cui il comandante in capo Min Aung Hlaing e il vice-comandante in capo Soe Win. L’undicesima è il nuovo presidente della Commissione elettorale dell’Unione, in ragione del ruolo che ha svolto nell’annullamento dei risultati delle elezioni del 2020 in Myanmar.

Le misure restrittive introdotte prevedono, tra l’altro, il divieto di viaggio e il congelamento dei beni: il primo impedisce alle persone inserite nell’elenco di entrare o transitare nel territorio dell’UE, mentre il secondo riguarda i fondi o le risorse economiche che tali persone posseggono nell’UE. È fatto inoltre divieto ai cittadini e alle imprese dell’UE di mettere fondi a disposizione delle persone ed entità inserite nell’elenco.

Restano d’applicazione anche le precedenti misure restrittive dell’UE che includono un embargo sulle armi e sulle attrezzature che possono essere utilizzate a fini di repressione interna, un embargo all’esportazione di beni a duplice uso destinati ai militari e alla polizia di frontiera, restrizioni all’esportazione di attrezzature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere usate a fini di repressione interna nonché un divieto concernente la fornitura di addestramento militare al Tatmadaw e la cooperazione militare con lo stesso. Le misure comprendono anche la designazione di 14 persone per atrocità contro la popolazione Rohingya. Con le nuove designazioni, il numero totale di persone inserite nell’elenco sale a 25.

L’UE ha anche in programma di prendere di mira le società “che generano entrate o forniscono sostegno finanziario alle forze armate del Myanmar”. L’UE continuerà a riesaminare tutte le sue opzioni strategiche, comprese ulteriori misure restrittive nei confronti di entità economiche detenute o controllate dalle forze militari del Paese. Le sanzioni introdotte unitamente alla sospensione dell’assistenza finanziaria destinata al governo, al congelamento di tutti gli aiuti agli organi governativi che si ritenga possano legittimare la giunta militare del Myanmar, e un’intensa azione diplomatica in corso, rappresentano la vigorosa risposta dell’UE alla destituzione illegittima del governo democraticamente eletto e alla brutale repressione dei manifestanti pacifici da parte della giunta.

Nel contempo l’UE vuole fare in modo che queste misure non abbiano conseguenze negative sulla popolazione e rimane ferma sostenitrice della popolazione del Myanmar e della transizione democratica del paese. Dopo tutto la “promozione della democrazia” figura al settimo posto nell’elenco dei principi e delle priorità della carta dell’ASEAN.

Il punto è vedere se le sanzione adottate basteranno. Cosa potrebbe fare l’UE per evitare nuove atrocità? L’UE potrebbe boicottare i futuri vertici annuali ASEAN-UE come successo prima del 2014, una mossa che fece perdere al Myanmar il suo primo turno alla presidenza dell’ASEAN nel 2005. In tal caso, la Commissione europea dovrebbe sospendere l’attuazione del partenariato strategico UE-ASEAN firmato il 1° dicembre 2020 come extrema ratio. Difficile che ciò accada. Nel frattempo l’ASEAN si affrettata a convocare un meeting urgente per discutere misure interne proprio al fine di non perdere la sua credibilità internazionale come partner commerciale e sporcare la reputazione dell’Associazione nel suo complesso.

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