Vaccini e politica

La vaccinazione è una cosa seria, ma l’impressione è che attorno ad essa non circoli sempre la necessaria serietà. Due esempi: il caso AstraZeneca e il caso Sputnik.

All’inizio, le speranze maggiori erano puntate sul vaccino anglo-svedese, perché dava sicurezza il fatto che fosse stato sviluppato dall’Università di Oxford, al cui prestigioso nome veniva del resto associato. Poi hanno cominciato fatti strani: dapprima, incertezza sull’utilità della seconda dose, dubbi sull’efficacia per le persone con più di 65 anni, l’annunciato e grave ritardo nella consegna delle dosi promesse all’Europa, con le conseguenti proteste e minacce di azioni legali, infine, notizie sulla morte per trombosi di alcuni vaccinati in Germania. Intanto, gli inglesi si stanno vaccinando a milioni e a quanto pare con una drastica diminuzione dei contagi. Il sospetto maligno è che Astra-Zeneca abbia favorito in tutto e per tutto i sudditi di Sua Maestà, o è stata la Commissione Europea a muoversi con insufficienti garanzie. Nell’insieme, da lasciare perplessi tanti che già, magari a torto, nutrono dubbi sull’idea di vaccinarsi.

L’altro caso riguarda il vaccino russo Sputnik. In Russia e qualche altro paese (ad esempio l’Argentina) è in uso ormai da settimane e non si segnalano inconvenienti rilevanti. La Russia, dopo tutto, è un paese scientificamente avanzato, non stiamo parlando del Ghana, anche se avere qualche dubbio sulla natura propagandistica della campagna putiniana è lecito. Però l’Agenzia Europea e quella italiana non pare l’abbiano approvato. Putin naturalmente accusa l’Europa di difendere interessi commerciali propri o americani, uno spirito geniale a Bruxelles ha risposto che “Putin pensi a liberare Navalny” (che, direbbe l’indimenticabile Di Pietro, “che c’azzecca?!”) Insomma, la si sta buttando in politica.

Il fatto serio è però che, a marzo quasi finito, le dosi di vaccino di qualsiasi marca scarseggiano. Non ne facciamo colpa al Governo, attuale o passato, né a Bruxelles, ma pare legittimo concludere che, da qualche parte, l’organizzazione non è stata proprio perfetta. Speriamo che migliori rapidamente.

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