La differenza tra Platone e Montesquieu con Salvini e Di Maio

La domanda sembra decisamente mal posta e molto inopportuna, ma ha tuttavia il suo senso e induce ad una profonda riflessione non tanto sui due grandi filosofi e due politici più adatti ad una bocciofila rionale: rispetto ai due attuali membri del nostro Parlamento anche Peppone e Don Camillo assurgono a giganti del pensiero politico, ma purtroppo il punto è un altro.

Da chi poteva essere composto il pubblico disposto ad ascoltare e cercare di comprendere, il pensiero dell’allievo di Socrate? Chi potevano essere i lettori della Repubblica o delle Lettere persiane? Chi era il pubblico che poteva accedere ai salotti dove si sviluppava il pensiero che avrebbe portato alla caduta di vecchie strutture e messo le basi alle moderne democrazie?

Leggere e scrivere non erano certo alla portata di tutti né nella antica Atene né, tantomeno nel secolo dei lumi, quando l’analfabetismo era ancora diffuso e, in primis, i libri erano uno strumento molto particolare e dei quali, oggi, abbiamo perso non solo il valore come oggetto, ma anche il ruolo che hanno avuto nell’evoluzione del pensiero prescindendo dal loro contenuto.

I frammenti che ci sono pervenuti dalla Grecia ci parlano della storia di scrittura a mano che è stata tramandata nei secoli fino all’invenzione della stampa. Ma la stampa stessa, perlomeno ai suoi albori e ancora per molto tempo, non era certo alla portata di tutti sia per scrivere un libro che, successivamente, per leggerlo. Prima di consegnare un libro ad un tipografo l’autore doveva essere molto attento a ciò che usciva dal calamaio dove si intingeva una penna d’oca; lo stesso stampatore e l’editore prima di impegnarsi a sostenere costi e distribuzione dovevano essere ben sicuri della bontà del prodotto che sarebbe andato su un mercato formato soltanto da chi era sia in grado di leggere sia di poterne capire il contenuto.

Tempi diversi rispetto all’epoca digitale dove è permesso a chiunque di lanciare in Rete ogni pensiero, magari anche sgrammaticato, o comunque di pubblicare in formato digitale un qualsiasi pamphlet. Oggi l’analfabetismo vero è sempre meno diffuso; si sta sviluppando quello funzionale e anche questo è un aspetto da tenere in non poca considerazione quando si vuole provare a comprendere le differenze nella domanda contenuta nel titolo.

Le differenze sono date dal pubblico e non certo dai contenuti e dallo spessore di chi parla; e l’oratore necessariamente deve e vuole adattare i contenuti delle sue parole all’uditorio che si trova davanti. Altrimenti sarebbe come parlare verso un muro fatto non di mattoni ma di incapacità a comprendere o, peggio ancora, voler comprendere solo ciò che si vuol comprendere, con il possibile effetto di stravolgere completamente il senso delle parole.

Il pubblico a cui si rivolgono oggi gli oratori di turno si è formato non sui banchi scolastici o in scuole di pensiero raffinate, bensì alla televisione e, successivamente, si è specializzato su internet. È un pubblico abituato a non perdere tempo, che vuole tutto e subito e che ha addirittura la possibilità, con un semplice click, di saltare una pubblicità troppo lunga o a cui non è interessato.

Una breve analisi di come è cambiata la pubblicità negli anni, specialmente in Italia, è stato sicuramente argomento di studio da parte di agenzie di marketing, consulenti di immagine e copywriter che di volta in volta sono chiamati a predisporre strategie politiche ed elettorali che, nei fatti, ben poco hanno di politico ma si caratterizzano per essere spot semplici, immediati e di facile presa su quel potenziale elettore che non vuole perdere tempo ad ascoltare discorsi che pregiudizialmente ritiene inutili e fumosi.

Probabilmente il primo ad aprire la strada in questa direzione con il suo milione dio posti di lavoro è stato Silvio Berlusconi, adattando alla politica gli slogan pubblicitari usati dai suoi canali televisivi. Quale messaggio migliore di un jingle quale potrebbe essere il “Just do it” della Nike o “I’m lovin’it” usato da McDonald’s? Non lamentiamoci quindi se questo sistema viene usato dai politici e dai venditori di fumo alla Vanna Marchi; è ciò che il pubblico vuole e ciò che preferisce ascoltare o leggere, magari usando lo smartphone.

La differenza tra Platone e Montesqieu da una parte e i politici di oggi è semplicemente il pubblico che li ascolta.

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