Cronache dai Palazzi

Sarà un “Natale diverso ma non meno autentico”. Annunciando le nuove regole dell’ultimo Dpcm, che varrà fino al 15 gennaio 2021, il premier Conte raccomanda la massima prudenza “per scongiurare una terza ondata della pandemia che potrebbe anche essere più violenta della prima e della seconda”. Come ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “per tornare a condizioni normali è necessario sconfiggere al più presto il virus, rispettando le norme di comportamento anti contagio, malgrado i disagi anche gravi”.

Da qui misure stringenti in vista delle feste natalizie, per cui sono vietati spostamenti tra Regioni e anche tra Comuni il 25 e il 26 dicembre e il 1 gennaio con deroghe legate al domicilio, alla residenza, a casi di salute e assoluta necessità. Palazzo Chigi raccomanda inoltre di “non ricevere a casa per i festeggiamenti persone non conviventi, per proteggere i nostri cari, i più anziani”. Sarà comunque possibile raggiungere parenti malati o non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza, anziani soli. Per le coppie che vivono in luoghi diversi è consentito il ricongiungimento familiare anche nel periodo di divieto.

La pandemia, e la solitudine che essa determina, fa soffrire in maniera più acuta le persone più deboli, anziani, disabili, minori che, come ha sottolineato il presidente Mattarella, “patiscono la mancanza di dirette relazioni con i familiari” a causa del Covid.

I sindaci in accordo con i prefetti potranno inoltre disporre la chiusura di strade e piazze o comunque prevedere il contingentamento delle persone per evitare eventuali assembramenti. Dal 21 dicembre al 6 gennaio è per di più vietato “lo spostamento nelle seconde case”, tranne che per motivi strettamente necessari come crolli, rottura di impianti idraulici, effrazioni che però devono essere messi nero su bianco con il modulo di autocertificazione. La permanenza deve essere comunque limitata “secondo tempistiche e modalità strettamente funzionali a sopperire a tali situazioni”.

Nonostante l’alto numero delle vittime, l’Rt è sceso sotto l’uno quindi “l’Italia divisa per zone e colori sta funzionando” ed “è ragionevole prevedere che da qui a Natale tutte le Regioni saranno in fascia gialla, stiamo evitando un altro lockdown”, ha ribadito il premier raccomandando comunque la massima cautela durante le feste soprattutto per quanto riguarda assembramenti e riunioni familiari “perché la strada per uscire dalla pandemia è ancora lunga, e per questo servono tutte le chiusure”.

Di fronte allo scetticismo di alcuni presidenti di Regione il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ribatte: “Mi stupisce il vostro stupore. Le norme inserite nel decreto legge le conoscevate bene. Con 993 morti in un giorno (numero registrato giovedì 3 dicembre, ndr) era impensabile immaginare un allentamento delle misure”. La Conferenza delle Regioni in una lettera inviata direttamente a Palazzo Chigi ha infatti espresso “stupore e rammarico” per un decreto legge varato nella notte dall’esecutivo “senza un preventivo confronto” e una “leale collaborazione”, con il territorio.

Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha invece esortato l’esecutivo a “non dare segnali di allentamento”, cedendo allo scambio di auguri tra parenti durante le festività. Anche il governatore del Lazio, ribadendo che “in 24 ore quasi mille persone sono morte a causa del Covid”, ha affermato: “Rifletta chi non capisce quanto è importante tenere alta l’attenzione. Il nemico è il virus non le regole”.

All’attacco invece il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che ha definito “lunare” e “inaccettabile” il decreto che “impedirà, il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, lo spostamento dei cittadini fra Comuni della stessa regione anche solo per andare a visitare genitori e figli”. Dello stesso avviso il governatore della Liguria, Giovanni Toti, che ha affermato: “A Natale e Capodanno, dove possibile, sarebbe stato giusto dare un po’ di liberta”. Per quanto riguarda, eventualmente, misure meno restrittive, il presidente Fontana unendosi ad altri governatori afferma: “Noi ci sentiamo addosso la responsabilità di trovare il punto di equilibrio tra le esigenze sanitarie e quelle della vita delle persone e dell’economia”. Poi non bisognerebbe “soltanto rincorrere il virus ma anche anticiparlo e prevenirlo”.

Sullo sfondo il dibattito per l’utilizzo dei fondi europei, a partire dal Mes che spacca il panorama politico e la stessa maggioranza, all’interno della quale i grillini continuano ad osteggiare il Fondo salva Stati. Per fronteggiare la crisi economica provocata dalla pandemia da Covid per il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni occorre rispettare “tre impegni”. Gentiloni lo ha sottolineato intervenendo ai Dialoghi italo-francesi organizzati dall’Università Luiss e Science Po ai quali hanno partecipato anche i ministri dell’Economia di Italia e Francia. Il primo impegno consiste nel “mantenere le politiche di sostegno alle nostre economie nella misura necessaria e per tutto il tempo necessario. Guai a ritirare in modo prematuro le politiche espansive, guai al rischio che come dieci anni fa ci sia una doppia recessione”, ammonisce Gentiloni. Secondo: “Attivare il programma Next Generation Eu, superando i veti di Polonia e Ungheria, che sono inaccettabili. Certamente noi non ci faremo bloccare da questi veti”, puntualizza il commissario Ue. Terzo: “Assicurare qualità ai piani, superando i colli di bottiglia che la Commissione Ue ha messo in evidenza nelle sue raccomandazioni”. Il piano italiano, nello specifico, dovrebbe prevedere fino a 60 progetti ed essere sul tavolo del Consiglio dei ministri  i primi giorni della prossima settimana, anche in vista del Consiglio europeo che si svolgerà il 10 e l’11 dicembre.

A proposito di ripresa del sistema italiano il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola ha a sua volta dichiarato: “Nei prossimi giorni con il presidente del Consiglio invieremo una nota di aggiornamento sulle linee guida del piano (il piano nazionale di ripresa, ndr): linee guida, piani, priorità perché vogliamo che il Parlamento segua passo passo questa elaborazione” per accedere alle risorse di Next Generation Eu, meglio noto come Recovery Fund. Si tratta del fondo che la Commissione europea mette a disposizione dei Paesi membri per i programmi di sviluppo sostenibile a favore delle prossime generazioni. Circa 750 miliardi di euro di cui 390 a fondo perduto e 360 di prestiti.

Il ministro Amendola è intervenuto all’Economy Talk organizzato dalla Rcs Academy Business School ed ha sottolineato che “il piano non sarà una legge di Bilancio perché sarà concentrato su quattro capitoli”. Il 40 per cento dei fondi sarà destinato alla transizione verde e il 20 per cento alla trasformazione digitale, come auspicato dalla Commissione europea. “Metodo e cronoprogramma sono individuati a Bruxelles”, ha chiarito Amendola anche a proposito delle notizie sulla governance dei fondi circolate negli ultimi giorni, per cui i finanziamenti del Recovery Fund siano gestiti dal Comitato interministeriale Affari europei, con a capo Amendola, in sinergia con una cabina di regia politica guidata dal premier Conte e dal ministero dell’Economia con l’aiuto di un team esecutivo costituito da 6 manager.

“Dobbiamo costruire e definire un soggetto attuatore esecutore di tutti i progetti, selezionati dal governo e dal Parlamento – ha chiarito Amendola -. Questo patrimonio di interventi e progetti deve avere un soggetto esecutore che sia veloce, efficace e con norme ben chiare”. Il ministro per gli Affari europei ha spiegato che “il vero punto sono le norme che l’Ue ci chiede, in modo che questo intervento economico si realizzi in maniera veloce, in quanto il piano han un’impegnativa 2020-2023 e un’esecuzione finale 2020-2026”. Il blocco imposto da Polonia e Ungheria al bilancio europeo ha procurato “rallentamenti nel cronoprogramma” ma l’auspicio è “sminare questo veto” nel prossimo Consiglio europeo.

Da parte di Bruxelles “il monitoraggio sarà continuo” e per quanto riguarda l’impiego dei 209 miliardi destinati all’Italia se “gli stati di avanzamento non si realizzeranno, la pena sarà abbastanza dolorosa, perché perderemmo le risorse”, ha ammonito Amendola ribadendo che, da ottobre, è in corso “un dialogo informale con la task force della Commissione” per scambiarsi “note, idee, progetti”. Nei prossimi giorni l’esecutivo invierà al Parlamento la “nota di aggiornamento”.

Durante il question time a Montecitorio il ministro per gli Affari europei ha infine ribadito la governance, esplicando le linee guida rese note dalla Commissione Ue lo scorso 17 settembre: è “indispensabile un meccanismo non ordinario di attuazione e gestione dei progetti” del Recovery Fund e, in definitiva, Bruxelles “si aspetta che tutti i 27 Stati membri dell’Ue siano in grado di garantire la necessaria capacità amministrativa per l’effettiva attuazione dei piani”.

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