NEET, giovani sospesi

Nel bel villaggio dove ho la fortuna di abitare, spesso la meglio gioventù manifesta la sua gioia di vivere in differenti maniere; una di queste è il vandalismo con schiamazzo. Ne subiscono le conseguenze ignari e innocenti abitanti di un centro storico medioevale dove si dovrebbe camminare in punta di piedi tanta è la storia che passa di là. Invece, danneggiamenti, scritte e distruzione di beni privati sono un passatempo.

Naturalmente, sono figli di altri perché non sono mai i nostri, “figurati se mio figlio farebbe una roba così”. Invece lo fanno. C’è un grande malessere tra gli adolescenti e anche tra quelli che ormai non lo sono più; frustrati e ignoranti non hanno stimoli, non studiano, non sentono il bisogno di migliorare, anzi; a volte si fanno aiutare da sostanze stupefacenti per evadere da questa noia. Leggiamo di loro e delle loro vite vuote quasi ogni giorno; un fenomeno grave che sembra però interessare a pochi.

Eppure qui parliamo del nostro futuro, di chi un giorno magari governerà o deciderà per questo derelitto Paese. L’ignoranza regna sovrana. Molti i ragazzi che non finiscono nemmeno la scuola dell’obbligo. La società li ha connotati in NEET che è un acronimo inglese ormai d’uso comune anche nel nostro linguaggio (che sta per Not in Education, Employment or Training) e definisce i ragazzi e giovani adulti che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso di formazione. Insomma, la generazione degli annoiati in cerca di stimoli.

Un po’ di numeri. Il 47% dei giovani inattivi nella fascia di età considerata, ha un’età compresa tra i 25 e i 29 anni, il 38% ha 20-24 anni e il restante 15% è di età compresa tra 15 e 19 anni. Il 14,5% dei giovani NEET sono stranieri. I NEET rappresentano il 15,5% dei giovani di età 15-29 anni nel Nord Italia, il 19,5% al Centro e nel Sud addirittura il 34%.

Come venirne a capo? Difficile da dire; certo è che la scuola ha molte colpe. Prima di tutto ha subito tanti tagli e riforme da ministri più o meno validi che non hanno fatto altro che aggravare il panorama. Eppure, di insegnanti bravi e preparati ce ne sono ma lottano contro riforme fatte alla rinfusa e decisioni disgraziate. I ragazzi in tutto questo marasma sono nel mezzo sempre meno attratti e sempre più demotivati.

Un panorama desolante che evidenzia come un terzo dei nostri giovani non studiano e non lavorano. Non è facile trovare una soluzione ma bisognerà che il Governo ci pensi a breve e cominci a valutare serie proposte per arginare questa deriva. Mancano anche molti stimoli esterni e quelli offerti sono unilaterali e legati a falsi miti. Insomma, chi ha idee le tiri fuori prima che sia troppo tardi. Diamo speranze anche a chi poi al mattino si ritrova il portone cinquecentesco pieno di giovane urina prodotta da quella percentuale di perditempo in cerca di emozioni.

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