Il Crocifisso “miracoloso” di San Marcello

È ancora negli occhi di tutti l’immagine di Papa Bergoglio del 27 marzo scorso, sul sagrato di San Pietro, in cui, solo, in una serata fredda e piovosa, imparte la benedizione Urbi et orbi e recita l’indulgenza plenaria contro il flagello del Coronavirus.

Un’immagine forte, di grande impatto, una di quelle che rimarrà nella memoria di noi tutti, che dovrebbe ricordarci quanto possa essere fragile l’essere umano. Per questa preghiera speciale, il Papa ha voluto un oggetto speciale: il Crocifisso ligneo, realizzato da un artista senese (tuttora a noi sconosciuto), custodito nella chiesa di San Marcello in via del Corso a Roma. Proprio in questa chiesa, qualche giorno prima, Francesco si era recato a piedi, accompagnato dalle sole guardie del corpo – altra immagine indimenticabile – per invocare davanti a questo Crocefisso la fine della pandemia.

Ma perché proprio questo crocifisso? Il Crocifisso di San Marcello è oggetto di venerazione da parte dei romani fin dalla notte del 3 maggio 1519 quando resta illeso nonostante un incendio che distrugge la Chiesa in cui è collocato dietro l’altare. Dopo questo episodio, viene fondata la Compagnia del Santissimo Crocifisso. Tre anni dopo Roma è colpita dalla peste. Il Cardinale Raimondo Vich si fa promotore di una processione penitenziale con a capo il Crocifisso. Nonostante le autorità tentino di impedirla, temendo l’aumento dei contagi, partecipano migliaia di fedeli. La processione parte il 4 agosto da San Marcello al Corso. Mentre tocca i vari quartieri della città, la peste regredisce. Fino a scomparire del tutto quando arriva il 20 agosto alla Basilica di San Pietro. Da allora è nata la tradizione della processione del Crocifisso che si tiene ogni anno il Giovedì Santo.

Purtroppo, durante la preghiera di Papa Francesco, il Crocefisso è stato danneggiato dalla forte pioggia. Il legno, antico e prezioso, si è gonfiato per aver assorbito molta acqua, troppa. Al punto che ora si parla di irresponsabilità da parte della Sovrintendenza che non ha pensato a porlo al riparo, magari sotto la tettoia, vicino al Papa.

Sembrerebbe siano saltati gli stucchi in diversi punti e parti della vernice antica. Il Fondo Edilizia di Culto (FEC) presso il Ministero dell’Interno – che possiede tutte le opere d’arte della Chiesa di San Marcello al Corso – ha fatto intervenire subito i restauratori per capire sia l’entità del danno sia come porvi rimedio.

L’auspicio è quello che si compia un nuovo miracolo affinché questo Crocifisso, considerato nei secoli segno di speranza, continui ad esserlo ancora per tanto tempo.

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