Prima che sia tardi

Basterebbe leggere attentamente l’editoriale di Angelo Panebianco e riflettere sulla sua proverbiale lucidità di analisi per comprendere quali sono le vere difficoltà che qualsiasi Governo incontra nel cambiare questo Paese, combattendo contro la crisi che lo investe. Il nostro è uno Stato corporativo. Altro che la casta dei politici. Comunque s’interviene, scatta una reazione d’invisibili organizzazioni pronte a difendere le loro prerogative e, allo stesso tempo, a criticare formalmente e in modo ipocrita le insufficienze dei Governi nel perseguire la ripresa.

Due sono i temi oggi all’attenzione dell’opinione pubblica e delle forze politiche: la riduzione della spesa e la lotta all’evasione fiscale. Entrambe sono condizioni per raggiungere un’effettiva riduzione delle tasse. Bene. Sono decenni che si parla del contrasto ai furbetti con risultati assolutamente insufficienti. Ma allora perché non applicare semplicemente il sistema americano che prevede la deducibilità da parte dei cittadini di ogni spesa effettuata (compreso il caffè al bar) così che tutti siano interessati a richiedere scontrini e fatture? Mistero.

Si può parlare di riduzione della spesa pubblica solo denunciando sistematicamente gli emolumenti dei politici quando invece, come le cronache giornaliere denunciano, si concedono buonuscite da capogiro a manager pubblici che pure hanno gestito società o municipalizzate sull’orlo del fallimento? Si può immaginare una reale riforma della giustizia quando la sua parte più politicizzata vi si oppone strenuamente per non perdere il potere che negli anni si è accumulato nelle sue mani? Si possono liberalizzare le varie professioni quando gli anacronistici ordini delle stesse reagiscono violentemente?

Per fare, o per tentare di fare, qualcosa di dirompente e incisivo ci vorrebbe un Governo forte e stabile pronto ad accettare anche un’inevitabile impopolarità. Ma è possibile immaginare qualcosa del genere quando le tensioni interne alla maggioranza sono quotidiane, figlie della speranza che ognuno ha di acquisire qualche voto in più a difesa di quelle corporazioni? O quando le opposizioni mirano solo allo sfascio e nulla propongono di positivo?

Domande cruciali queste alle quali il Paese tutto dovrà dare una risposta concreta nel corso del 2014 se vuole sopravvivere a sé stesso. In caso contrario la tragedia è dietro l’angolo e non basterà urlare “si salvi chi può”. Non si salverà nessuno, nemmeno quelli che, anche se sono fuori dalla politica, hanno finora goduto di benefici inconfessabili ma ormai inconfutabili. Non aspettiamo che questo inedito Papa Francesco ci inviti a meditare su tali verità. Potrebbe essere troppo tardi.

©Futuro Europa®

Potito Salatto 
 

[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]

 

 

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