“Cari genitori, al termine di cinque anni di incarico, desidero congedarmi con un breve saluto”. Inizia così la lettera che Eugenia Rigano, preside dell’Istituto Comprensivo Tullia Zevi di Casal Palocco a Roma, rivolge ai genitori dei suoi alunni.
La preside va in pensione ma prima vuole salutare e dire la sua. E lo fa rimproverando severamente i genitori dei suoi alunni, accusandoli di comportamenti che, a suo parere, non danno il buon esempio ai figli. A partire dalle chat di classe che a suo avviso sono diventate un mezzo per insulti anche gravi. Per non parlare dell’abbigliamento di certe madri non più giovani ma ancora come si dice piacenti che si vestono come teenager magari influenzando le figlie.
L’esempio signore, l’esempio. Come quelli che portano i figli in motorino senza casco oppure che parcheggiano in tredicesima fila. L’esempio signore e signori, l’esempio. O ancora meglio, i cari genitori che incitano a “spezzare le gambe” all’avversario durante una partitella di calcio. Ecco. Mio figlio è meglio, il tuo è stupido e cacasotto.
Giorni fa in un circolo di vela mi sono trovata a passare vicino ai bidoni della differenziata. Tre ragazzi appena dodicenni o circa mi hanno chiesto dove buttare la loro immondizia. Io gli ho risposto che i bidoni erano li per quello ma che dovevano differenziare. Il più bullo mi ha risposto che a lui faceva schifo. Gli ho detto che non era un suggerimento ma che fare la differenziata è un dovere, serve per cercare di vivere in modo più civile e consapevole.
Lui mi ha guardato e mi ha detto queste parole: quando sarò grande e sposato la farà mi moje. Io lo avrei volentieri preso a palate sulle gengive ma non l’ho fatto, gli ho solo augurato di non trovare mai l’anima gemella.
Cara preside, come la capisco; cosa avrà ingoiato in questi anni, quante volte avrebbe voluto prendere il lanciafiamme e sterminare intere generazioni? Per fortuna non sono tutti così, ma vi do una terribile notizia i peggiori sono in aumento. Dio se esiste ci salvi.
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