Italia delle Regioni

E’ tempo di vacanze e come tradizionalmente da 33 anni sono state assegnate le Bandiere Blu a 385 spiagge in 183 Comuni. A dominare la classifica le regioni  Liguria e Toscana. Sono sempre più le spiagge italiane ad aggiudicarsi la Bandiera Blu. Nel 2018 le spiagge erano 368, nel 2019 il numero delle spiagge italiane premiate dalle Bandiere Blu 2019 è salito a 385.  Sul podio la costa del Tirreno e nelle prime tre posizioni le spiagge di Liguria, Toscana e Campania. Quarto posto per le spiagge delle Marche.

Sono 183 le località premiate dalla Bandiera Blu 2019. Le regioni italiane la più virtuose restano la Liguria che sale a 30 località. Segue la Toscana con 19 località, la Campania con 18 e le Marche con 15 località. Per il 2019 aumenta il numero degli approdi turistici da 70 a 72 e le Bandiere sui laghi salgono a 17 con una nuova località in Abruzzo, 3 nuove località in Piemonte, 10 in Trentino Alto Adige e 1 in Lombardia.

Ricordiamo che la Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale istituito nel 1987,  che viene conferito ogni anno in 49 paesi europei ed extraeuropei.   L’obiettivo principale è quello di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località verso un processo di sostenibilità ambientale.

Il progetto Bandiera Blu è condotto dall’organizzazione non-governativa e no-profit chiamata “Foundation for Environmental Education” e premia spiagge (sia di mare che di laghi) sulla base di alcuni fattori come la qualità delle acque di balneazione, il turismo sostenibile, la gestione dei rifiuti l’efficienza della depurazione e la valorizzazione delle aree naturalistiche. Le classifiche complete su  bandierablu.org.

In ambito ambientale e della tutela del territorio, si è svolta recentemente un’audizione al Senato nelle Commissioni riunite Agricoltura e Territorio della Conferenza delle Regioni in relazione ai disegni di legge sul consumo del suolo. La delegazione è stata guidata da Bruno Discepolo, Assessore Urbanistica, Governo del territorio della Regione Campania, con la partecipazione anche degli Assessori Quirico Sanna, della Regione Sardegna e Cristiano Corazzari della Regione Veneto.

“Abbiamo confermato – sottolinea Discepolo – quanto sia indispensabile una norma quadro nazionale in materia di consumo del suolo. Lo Stato deve stabilire i principi fondamentali a cui attenersi, con provvedimenti che permettano di intervenire subito e in modo chiaro. Dall’altro c’è da considerare il consumo del suolo all’interno dei territori e quindi dell’impatto e degli effetti che ha il fenomeno, tenendo presente anche il problema dei cambiamenti climatici e delle conseguenti emergenze. In tal senso dobbiamo considerare i fenomeni causati dall’impermeabilizzazione o dal compattamento dei terreni, i processi di perdita di materia organica e la perdita di biodiversità. Questo per dire che si tratta di una disciplina che non investe solo l’urbanistica, ma che interessa anche altri settori. E’ fondamentale, infatti, che sia riconosciuto a livello legislativo il valore funzionale del suolo. Occorrono quindi delle disposizioni che predispongano al corretto utilizzo degli strumenti normativi con precise definizioni, istituti giuridici e incentivi. Si deve nel contempo consentire alle regioni di operare efficacemente attraverso l’inserimento di meccanismi mirati alle effettive esigenze locali”.

“Abbiamo poi evidenziato – ha precisato l’assessore all’Urbanistica della Campania Discepolo – quanto sia indispensabile che i provvedimenti abbiano una precisa articolazione delle competenze tra Stato e Regioni. Così come è da prevedere l’istituzione di un tavolo di confronto Stato-Regioni permanente per definire meglio le modalità attuative. Abbiamo anche informato il Parlamento che per le attività di monitoraggio le regioni sono già a lavoro con Ispra per avere un osservatorio sul consumo del suolo in ogni regione. Anche in questo contesto la collaborazione istituzionale è fondamentale e quindi potrà servire un tavolo permanente di confronto con la partecipazione dei Ministeri competenti. Infine è stato evidenziato – rileva Discepolo – come la legislazione nazionale debba sempre fare salve le prerogative regionali e quelle normative già in vigore in linea con gli obiettivi nazionali. Questo servirà a tutelare i processi già avviati e a garantire la prosecuzione amministrativa degli interventi sul territorio”.

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