Cronache dai Palazzi

Continua la trattativa sull’Alta Velocità e Palazzo Chigi ha convocato una conferenza stampa per chiarire la questione. “Ho forti dubbi e perplessità su questa infrastruttura e non sono affatto convinto che sia ciò di cui hanno bisogno gli italiani”, ha comunicato il premier Giuseppe Conte ai giornalisti. E rincarando la dose sul progetto Tav ha aggiunto: “Se lo dovessimo cantierizzare oggi mi batterei perché non sia realizzato”.

Il premier Conte ha comunque precisato che il governo sta “facendo verifiche sui bandi” e nei prossimi giorni si saprà se il consiglio di amministrazione della Telt – la società mista italo-francese che ha il compito di realizzare e gestire la Tav –  avrà il via libera del governo per i bandi di gara del tunnel di base che corrispondono ad un investimento di 2,3 miliardi di euro. “Stiamo vedendo di non pregiudicare il finanziamento complessivo dell’opera”, ha spiegato il presidente del Consiglio. Qualora il cantiere dell’Alta velocità non dovesse partire l’Italia rischia di perdere 830 milioni di finanziamenti europei, 300 dei quali nel mese di marzo.

Conte ha comunque ribadito la necessità di “una interlocuzione con la Ue e con la Francia per condividere dubbi e perplessità”. La commissaria Ue ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc, ha prontamente replicato dicendo che non si può trattare su una decisione che l’Italia non ha ancora adottato, di conseguenza il premier Conte, puntualizzando che non c’è alcun “litigio” in corso, ha precisato: “Per i bandi ci prendiamo tempo fino a lunedì”.

La diatriba intestina all’interno della maggioranza gialloverde non è ancora cessata. Al centro della discussione vi è la relazione costi-benefici a proposito della realizzazione della ferrovia Torino-Lione. I pentastellati continuano a ribadire che “il traffico verso la Francia è inesistente e i francesi non stanno mettendo i soldi per il tratto di loro competenza”, in definitiva “la Tav è inutile e costosa”. Per la Lega, invece, si tratta di “un’opera strategica per l’economia europea” e per di più i governatori del Nord non accetterebbero di fermare l’opera, soprattutto in seguito ai rallentamenti del disegno di legge sull’Autonomia differenziata.

Il Quirinale assiste al dibattito/scontro e convoca al Colle il premier e i due vicepremier “azionisti” della maggioranza. Se l’Italia dovesse rinunciare all’opera vanno messe in preventivo eventuali conseguenze economiche, di affidabilità e di isolamento, che il Quirinale considera il vero bilancio costi-benefici. Altra questione cruciale è la stabilità di governo, l’alternativa sarebbe un non semplice ritorno alle urne in un momento delicato come quello attuale, una situazione che di certo non rassicura il capo dello Stato.

“Se il leader leghista vuole fare cadere il governo lo farà lui, noi non vogliamo farlo”, rimbalza Grillo sui social, mentre il leader leghista puntualizza di non aver paura che la maggioranza possa frantumarsi. Per quanto riguarda il governo “farò il possibile che prosegua”, ha affermato Salvini, “a meno che i no non diventino troppi”.

Salvini rilancia a sua volta altre grandi opere come l’autostrada del Brennero, Il Terzo valico per collegare la Liguria al resto del Paese, la Pedemontana, fino a portare il metano in Sardegna. E puntualizza che ci sono circa 1,2 miliardi di fondi europei già stanziati e se il progetto Tav dovesse andare in frantumi occorre restituire quelli già presi, mentre “gli altri non li si può utilizzare per fare altro”.

I pentastellati non sembrano però cambiare idea temendo tra l’altro un’insurrezione dei propri elettori anti-Tav da un momento all’altro. In sintesi, nei mesi che verranno Palazzo Chigi si è impegnato a ridiscutere completamente il percorso, l’ordine dei lavori e le condizioni economiche della Torino-Lione. Il bando inoltre è una formalità e per cancellare l’opera è necessario il parere del Parlamento, oltre a dover trovare delle coperture per circa quattro miliardi di euro. Ma il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha spiegato ai parlamentari: “Lo stato di avanzamento dei lavori definitivi è zero. La Francia non ha intenzione di finanziare la sua tratta prima del 2038. Cade quindi la motivazione per finanziare il tunnel di base. Siamo noi con il nostro sforzo ad avere finora garantito a Telt che partano i bandi”. Una posizione inconfondibile, quella del ministro pentastellato Toninelli, che lascia poco spazio alle aperture o alle interpretazioni. E Di Maio ha aggiunto: “Non sono disposto a mettere in discussione il no alla Tav. Per me fa fede l’analisi del Ministero delle Infrastrutture, che dice che l’opera è negativa. Per noi i bandi devono essere sospesi proprio perché stiamo ridiscutendo l’opera, come previsto dal contratto”.

Su un altro fronte è iniziata la raccolta delle richieste per il Reddito di cittadinanza negli uffici postali – che hanno registrato 76.185 domande in due giorni, alle quali vanno aggiunte circa 16 mila richieste arrivate attraverso il web – e nei Caf che hanno registrato circa 30 mila domande al giorno, quindi 60 mila in due giorni, per un totale complessivo di 150 mila richieste in 48 ore. C’è tempo fino al 31 marzo e poi di nuovo dal 6 aprile. Però solo le richieste presentate entro marzo, se accettate, garantiranno l’erogazione del sussidio da metà aprile.

Per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, le politiche inserite nella legge di Bilancio “porteranno ad un apprezzabile aumento del reddito disponibile aggiustato pro capite, ad una riduzione della diseguaglianza dei redditi e ad un marcato calo della povertà assoluta”. Il vicepremier Matteo Salvini considera positivi i dati corrispondenti al flusso delle domande e sottolinea: “La prima regione per richieste è la mia, la Lombardia, e quindi orgoglio nell’orgoglio”. Per il vicepremier Luigi Di Maio, invece, il Reddito di cittadinanza “serve a ridare speranza agli invisibili”.

Montecitorio ha inoltre approvato con 373 sì (104 voti contrari e 2 astenuti) il disegno di legge sulla legittima difesa, che tornerà a Palazzo Madama il 26 marzo per la terza lettura di natura tecnica. “Stop ai calvari giudiziari per chi si difende e per chi reagisce a un’aggressione in uno stato di turbamento”, ha affermato il ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Tra i partiti di opposizione hanno appoggiato l’approvazione della legge Forza Italia e Fratelli d’Italia. “È una legge della Lega. Ma è nel contratto di governo e io sono leale al contratto”, ha dichiarato a sua volta Luigi Di Maio ai microfoni di Rtl102.5. Per il Pd (voti contrari) si tratta invece di “giustizia privata”.

In pratica verrà sempre e comunque valutato il rapporto tra offesa e difesa, e colui che si difende con un’arma in casa da un’aggressione, causando danni fisici al ladro o al rapinatore, anche in futuro sarà sottoposto a delle indagini; un giudice, nello specifico, valuterà se archiviare o rinviare a giudizio. In sostanza, “agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica”. Più tutele sono garantite quindi dalla parola “sempre”. La legge specifica inoltre uno stato di “grave turbamento” qualora siano presenti figli minori in casa, donne sole aggredite e nel caso di assalti notturni. L’aggressione può avvenire indistintamente anche in ufficio o in un negozio, e la proporzionalità “sempre presunta” tra la difesa e l’offesa è prevista anche in questi altri due luoghi, grazie alla modifica dell’articolo 52 del codice penale, mettendo sullo stesso piano beni primari come la vita, la salute, l’incolumità personale (tutelati anche quando si tratta di un soggetto che ha commesso un reato) e beni patrimoniali. Con la riforma qualsiasi difesa risulta in pratica proporzionata, a prescindere dal fatto che il rapinatore sia armato oppure no (attualità del pericolo), dai mezzi con cui ci si difende (armi da fuoco o altri oggetti contundenti), dai beni giuridici in ballo.

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