Cronache dai Palazzi

Il governo garantisce: “Sarà una manovra nel segno della crescita e della stabilità”, ha affermato il premier Giuseppe Conte. “Non sfidiamo l’Europa, rassicureremo i mercati e le famiglie”, ha sottolineato invece il vicepremier Luigi Di Maio, mentre l’altro vicepremier Matteo Salvini ha assicurato: “Rispetteremo i vincoli e le regole imposte”.

L’autunno è vicino e con esso la Legge di Stabilità, che dovrà essere presentata entro il 15 ottobre. Con un vertice a Palazzo Chigi, procedendo compatti sulla stessa lunghezza d’onda, i ministri della squadra dell’esecutivo Conte definiscono le linee della prossima manovra finanziaria cercando di prevenire eventuali contraccolpi provenienti dai mercati. Anche lo “spread”, il differenziale di interesse tra i titoli italiani e quelli tedeschi, scende sotto quota 250, dopo aver sfiorato i 290 punti a inizio settimana. In questo contesto il presidente di Confindustria ha rilevato “la dimensione di grande responsabilità del governo”.

Reddito di cittadinanza e flat tax restano le bussole di Pentastellati e leghisti. La manovra, ha spiegato il premier Conte, terrà “ i conti in ordine e consentirà il rilancio sul piano economico e sociale”. In sostanza “Non moltiplichiamo pani e pesci  – ha specificato Matteo Salvini – e non facciamo in sei mesi quello che non è stato fatto in sei anni. Ma nella manovra ci sarà l’avvio dello smontaggio della riforma Fornero, l’avvio della riduzione fiscale, la pace fiscale, l’avvio del reddito di cittadinanza, una forte semplificazione burocratica per le imprese”.

La manovra smuoverà circa 25 miliardi, una metà dovrebbe risolvere gli aumenti dell’Iva mentre l’altra metà finanzierà la controriforma delle pensioni con quota 100 già nel 2019, per proseguire con il reddito di cittadinanza, il primo modulo della flat tax per i professionisti e le piccole imprese. Per reperire coperture partirà una spending review nei ministeri e verrà attuata la pace fiscale che comporterà un gettito una tantum. La nuova sanatoria fiscale dovrebbe far entrare nelle casse dello Stato circa 5 miliardi di euro.

“È normale rispettare il Patto di Stabilità, è la legge”. Jean Claude Juncker appare “rassicurato” di fronte all’operato del governo italiano incline al rispetto delle regole. Più severo invece il giudizio di Pierre Moscovici, il vicepresidente incaricato degli Affari economici, che incontrerà il ministro dell’Economia Giovanni Tria a Vienna proprio per discutere dei numeri della manovra. “Le regole devono essere rispettate. C’è flessibilità e l’Italia ne ha tratto beneficio, è nel loro interesse ridurre il debito pubblico”, ha dichiarato Moscovici al quotidiano spagnolo El Pais. Moscovici ha inoltre sottolineato: “Il consolidamento fiscale che chiediamo non significa austerità, ma migliorare la spesa, eliminare le inefficienze, potenziare le infrastrutture e la produttività, che è il problema chiave in Italia”.

L’obiettivo del governo è non superare di molto il 2 per cento di deficit nel 2019, invece dello 0,8% previsto dal governo Gentiloni. L’1 per cento in più di deficit garantirebbe circa 15 miliardi per coprire gran parte della manovra. Solo 12 servirebbero per eliminare l’aumento dell’Iva e circa la stessa cifra coprirebbe flat tax, reddito di cittadinanza e controriforma previdenziale. L’1 per cento di disavanzo tendenziale non convince però l’Unione europea che chiede a Roma maggiori garanzie, il cosiddetto “consolidamento” citato da Moscovici. Per l’esecutivo di Giuseppe Conte l’eventuale disavanzo non dovrebbe comunque incrementare il rapporto tra debito e pil.

È caos invece sul fronte dei vaccini. Dopo il monito del presidente Sergio Mattarella, si torna a parlare di autocertificazione. “Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza, o diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati”, ha affermato il capo dello Stato. In pratica i bambini da 0 e 6 anni che non sono vaccinati non potranno entrare al nido o alla materna.

Il delicato tema delle politiche di prevenzione torna così ad occupare il dibattito pubblico con il beneplacito del mondo scientifico e del personale scolastico. I presidi, in particolare,  hanno definito l’operazione una “grande vittoria di civiltà”. Tutto dovrebbe tornare nei limiti stabiliti dalla “legge Lorenzin”, per cui le vaccinazioni obbligatorie nell’infanzia e nell’adolescenza sono passate da 4 a 10. Nello specifico, per i bimbi fino a 6 anni di età le 10 vaccinazioni obbligatorie rappresentano un requisito fondamentale per accedere ad asili nido  e scuole dell’infanzia.

Il provvedimento verrà esaminato in Aula dopo l’11 settembre nell’ambito del Milleproroghe e la ministra della Salute, Giulia Grillo, auspica una “soluzione equilibrata” da parte del Parlamento. Nel frattempo in tutta Italia i carabinieri dei Nas hanno avviato dei controlli a tappeto per esaminare i documenti di autocertificazione delle famiglie. Le autocertificazioni false verranno perseguite secondo la legge. I risultati riportati dagli investigatori verranno incrociati con i dati in possesso delle Asl. Alcuni numeri: nel Lazio sono circa 4 mila i bambini iscritti a materne e nidi i cui documenti sono stati sottoposti a controlli perché non hanno rispettato il ciclo vaccinale. A Napoli sono ben 35.200 i minori sotto i 16 anni di età la cui documentazione riporta degli errori di comunicazione, o registrazione vaccinale assente. In Veneto sono circa 18 mila i minori tra 0 e 6 anni inadempienti, in maniera totale o parziale. In definitiva l’autocertificazione è consentita fino a marzo 2019. In caso di emergenza il governo prevede di introdurre un obbligo flessibile con un disegno di legge, in base al quale verrà revisionato l’elenco delle profilassi indispensabili.

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