Italia delle Regioni

Sul taglio delle risorse per finanziare i progetti della Riqualificazione delle Periferie i comuni italiani sono sul piede di guerra.   Pronti a restituire le fasce tricolori, per protesta, o a sospendere la partecipazione alle conferenze unificata e Stato-Città. I sindaci pretendono si rispetti il patto stipulato con ciascuno di loro durante una cerimonia ufficiale lo scorso dicembre a Palazzo Chigi.

Si mobilitano in difesa del “bando periferie”: 1,6 miliardi di risorse garantite dal governo a 96 progetti di riqualificazione nel 2017, e svaniti attraverso il Milleproroghe ad agosto scorso. La protesta è unanime, al di là di collocazione geografica delle 326 città coinvolte o del colore politico di chi le amministra, come hanno ribadito, 25 sindaci a Montecitorio : prima in audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, riunite,  e poi in conferenza stampa .

Davanti ai deputati e poi ai giornalisti il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha parlato senza mezzi termini di “barricate” qualora, durante il dibattito in corso alla Camera, non fossero ripristinati i fondi. “Useremo – ha ammonito Decaro – tutti gli strumenti politici e giuridici a nostra disposizione a partire dal non presentarsi in Unificata nella riunione del prossimo giovedì e dai ricorsi al Tar e alla Corte Costituzionale.

I 326 Comuni con i loro 19 milioni e 800 mila residenti rappresentano un terzo degli italiani. Noi abbiamo preso impegni con i cittadini ma anche con progettisti e imprese che in alcuni casi stanno già realizzando le opere pubbliche in quelle aree periferiche dove c’è maggior disagio economico e sociale. Aree dove tutti dicono si concentrano le fragilità del nostro paese: il bando periferie era l’occasione, dopo quarant’anni, di riqualificarle, di tessere un filo tra cittadini, di fare comunità”.

La misura da 1,6 miliardi di euro ne vale in totale 2.7: a un miliardo e cento milioni ammontano infatti i cofinanziamenti pubblici e privati. Il valore generato da questi interventi è stato calcolato dall’Anci intorno ai nove miliardi di euro. Inoltre, sulla base dello stato di avanzamento dei progetti di 39 delle 96 amministrazioni locali coinvolte, è stato verificato che sono stati contrattualizzati impegni per 42.717.919 euro.

“Confidiamo – ha concluso Decaro – che il patto di reciproca collaborazione che dovrebbe guidare sempre le istituzioni con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini, non resti inascoltato. Ma se così non fosse noi sindaci siamo pronti a presentarci a Palazzo Chigi e a consegnare le nostre fasce tricolori, simbolo che tiene insieme il Paese da Nord a Sud. Sfileremo noi rappresentanti delle istituzioni più vicine ai cittadini, i Comuni. Ma dietro di noi avremo, idealmente, tutti e venti i milioni di italiani ai quali si vuole rubare la speranza di vivere in città e paesi migliori”.

Insieme al presidente dell’Anci, in conferenza stampa sono intervenuti anche i sindaci di Chieti Umberto Di Primio, di Novara Alessandro Canelli, di Padova Sergio Giordani, di Frosinone Nicola Ottaviani, di Cosenza Mario Occhiuto e il vicepresidente dell’Anci, Roberto Pella. Per Umberto Di Primio quella del bando periferie “è una situazione assurda e paradossale, che è frutto di ritorsione e di grave ignoranza nei confronti del mondo dei Comuni”. Quindi ha avvertito: “Dalla nostra controparte, da un deputato di una forza politica di governo, siamo stati accusati di essere settari. Ma noi non siamo una setta. I sindaci sono rappresentanti del popolo che vengono eletti e rappresentano quei cittadini che si aspettavano di avere 1,6 miliardi di lavori già finanziati”. L’auspicio di Di Primio è di una correzione: “Una svista ci può essere ma perseverare nell’errore è diabolico”, ha concluso il sindaco di Chieti.

Da “sindaco civico alla prima esperienza politica” si è detto “sbalordito” il sindaco di Padova Sergio Giordani. “Nel mondo normale da cui provengo i contratti sottoscritti si rispettano. Non vedo perché la mia città ora debba perdere 18 milioni di euro di investimenti cui se ne aggiungono altri 10 di cofinanziamento. Tra l’altro la mia amministrazione subirà un danno erariale visto che abbiamo già speso delle risorse per attività che sono già partite. Adesso faremo qualsiasi cosa sperando che alla fine il buon senso trionfi con un cambiamento del testo prima del suo ritorno al Senato. Se questo è il governo del cambiamento forse è un cambiamento in peggio”.

Propende per un errore di superficialità, una “leggerezza” il primo cittadino di Novara Alessando Canelli. “E’ seccante scoprire, dopo mesi di lavoro ai progetti del bando periferie, che quella sfilata di sindaci a Palazzo Chigi per celebrare il bando periferie, si basasse su una norma incostituzionale. È poi paradossale che parlamentari di tutte le forze politiche, compresi i parlamentari che quella misura hanno varato, abbiano votato l’emendamento che la cancelli. Non manifesterò in piazza, ma mi aspetto si faccia uno sforzo per capire quali sono i progetti che possono avere efficacia e quindi essere realizzati, e che li si preservi”.

Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, poi, ha ricordato alla stampa che quelle risorse ora compromesse sono state destinate con un impegno formale a cui tutti sono vincolati. “Abbiamo siglato un contratto con il governo che ha valore di legge, nel rispetto dei canoni del codice civile: cancellarlo farà scappare gli investitori privati. Quale investitori vorranno investire in uno scenario come questo dove si viene meno a un accordo tra un governo ed enti locali? Cosa diciamo loro, che i loro soldi saranno bloccati per due anni? Se questa norma non cambia gli enti locali e tutto il Paese saranno tacciati di inaffidabilità”.

“Paradossale sia sotto il profilo del metodo che del merito” è il blocco dei fondi del bando periferie anche per il primo cittadino di Cosenza Mario Occhiuto. “La decisione del governo costituisce una rottura gravissima e senza precedenti tra due istituzioni”. Per Occhiuto “questa decisione rappresenta anche un pesante arretramento culturale. Dopo decenni di degrado urbano nelle periferie, finalmente in Italia, anche se in ritardo rispetto ad altri paesi europei, si era varato un provvedimento importante per portare servizi ed infrastrutture in quartieri degradati. In un minuto il Senato ha cancellato questa idea”.

“Oggi dimostriamo l’unità politica dell’Anci – ha concluso l’incontro con la stampa, Roberto Pella vicepresidente vicario dell’Anci – appellandoci uniti a governo e Parlamento affinché si confrontino in maniera seria e concreta per dare risposte elle istanze di buon senso dei sindaci. Siamo rappresentanti istituzionali dello stesso Stato: rivendichiamo reciproco rispetto”.

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