Cronache dai Palazzi

In piena campagna elettorale il premier Paolo Gentiloni rilancia un tavolo per la Capitale finalizzato a difendere il ruolo della città, a prescindere dal colore del sindaco: “Una legge su Roma Capitale? Può essere utile una sistematizzazione normativa, ma oggi non posso prendere un impegno perché si vota tra dieci giorni. Sarà qualcosa da fare nella prossima legislatura. Una legge di sistema mi sembra realistica, ma va fatta di intesa con l’amministrazione: un commissariamento sarebbe un errore, oltre che una utopia”.

“Al di la delle polemiche”, ha puntualizzato il premier ancora in carica, “è giusto il metodo individuato dal tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico. Dobbiamo superare lo scontro e insistere”. Dopo il ritiro del ministro Carlo Calenda, che aveva di recente dichiarato “chiuso il tavolo” accusando la sindaca della Capitale di “immobilismo”, arriva quindi il rilancio di Paolo Gentiloni ma “non è in alcun modo una correzione di Calenda”, assicurano fonti di Palazzo Chigi. L’atmosfera è invece di “completa condivisione”. Nel contempo è arrivata anche la risposta della sindaca Raggi, alla quale “fa piacere che finalmente si riconosca la necessità di una legge speciale per Roma Capitale. In primis si tratta di realizzare i decreti attuativi della legge del 2010 fermi da anni. Questa dovrebbe essere una delle priorità del governo per dare alla Capitale poteri analoghi a quelli di Parigi, Londra o Berlino”, ha puntualizzato la sindaca. Per quanto riguarda invece il “rilancio” del tavolo, Virginia Raggi ha aggiunto: “Da quel tavolo non ci siamo mai alzati e ci saremo anche dopo il 4 marzo. Il confronto è sempre produttivo, come dimostra la creazione di ‘Fabbrica Roma’”.

Paolo Gentiloni, a sua volta, ha comunque rivendicato il lavoro del suo governo a favore della Capitale, soprattutto “con un sostegno economico all’amministrazione comunale che deve gestire un debito storico molto importante”. Il presidente del Consiglio ha ammesso che “per rilanciare la Capitale non c’è dubbio che c’è bisogno di un impegno dell’esecutivo”, ma per quanto riguarda l’attuale governo c’è stato “un trasferimento di 110 milioni per gli extra costi, per le spese che la Capitale sostiene per il fatto di essere la Capitale”. In pratica “circa 2 miliardi per il potenziamento e l’ammodernamento dell’aeroporto di Fiumicino”; poi sono state investite risorse sulle infrastrutture ferroviarie e in generale “per tutta la mobilità”, affinché il sistema dei trasporti risulti “modernizzato”. Però, “abbiamo anche bisogno di un’amministrazione comunale che collabori”, ha sottolineato Gentiloni.

Su un altro fronte, il governo Gentiloni – con un decreto del ministero dell’Economia e di quello delle Finanze – lancia l’esenzione dal canone Rai per circa 350 mila cittadini con almeno 75 anni di età e reddito familiare non superiore a 8 mila euro. Tutto ciò in virtù dei maggiori incassi ottenuti grazie al reperimento del pagamento dell’abbonamento radiotelevisivo insieme alle bollette elettriche. Per il 2016 i proventi del canone hanno superato i 2 miliardi con un extra-gettito di circa 500 milioni, mentre per il 2017 i dati sono ancora provvisori anche se si prevede comunque un incremento. I cittadini eventualmente esentati dal pagamento dell’abbonamento radiotelevisivo dovranno presentare entro il prossimo 30 aprile all’Agenzia delle Entrate (o presso uno sportello o con una raccomandata) una dichiarazione che certifichi il possesso dei requisiti. Il modello è reperibile sullo stesso sito dell’Agenzia. La dichiarazione deve tener conto del reddito relativo all’anno precedente, che deve però essere incrementato con i redditi sottoposti a imposta sostitutiva o ritenuta, derivanti da interessi bancari e postali, cedole di titoli di Stato o proventi derivanti da altre forme di investimento. Non incidono sulla dichiarazione rendite Inail, pensioni di invalidità civile, Tfr e anche il reddito della stessa abitazione principale. In generale sono circa 235 mila esenti in più, e l’allargamento della fascia di esenzione è legato alla legge di stabilità del 2016 che ha per l’appunto definito il pagamento del canone attraverso la bolletta elettrica. Il medesimo provvedimento prevedeva che l’eventuale maggior gettito “emerso” dovesse essere finalizzato anche ad altri obiettivi, tra cui il potenziamento del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e un rifinanziamento del Fondo generale per la riduzione della pressione fiscale istituito nel 2013.

Dopo più di un anno di attesa è arrivato anche il provvedimento che permetterà ai professionisti, che durante la loro carriera hanno versato in diverse gestioni, di ottenere un’unica pensione cumulando i diversi contributi. Inps e Adepp (l’associazione delle casse professionali) hanno annunciato un’intesa che prefigura eventuali convenzioni tra istituto previdenziale e singole casse. Finora il cumulo dei contributi è stato possibile solo per i lavoratori con spezzoni di carriera tutti interni all’Inps.

Come ha ricordato il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza, Tito Boeri, il cumulo gratuito interessa potenzialmente 700 mila lavoratori in attività. Novemila, invece, sono coloro che hanno già presentato domanda di cumulo tra diverse gestioni dell’Inps. Per quanto riguarda la parte di contributi presso le casse la procedura appare più lunga, in quanto si procederà con la pensione “a formazione progressiva”: l’interessato dovrà presentare la domanda all’ultimo ente presso il quale è stato iscritto, ma il trattamento risulterà liquidato “pro quota”: la quota di pensione relativa ai contribuiti più elevati verrà erogata solo quando questi ultimi risulteranno soddisfatti. La difformità delle regole previdenziali ha rappresentato finora l’ostacolo più grande, che ha tra l’altro impedito di attuare la norma contenuta nella legge di Bilancio 2017. Ora, in base alle nuove procedure, l’Inps prenderà in considerazione automaticamente altre (e varie) forme di domanda di cumulo presentate presso le Casse, tantoché il contribuente non dovrà presentare un ulteriore domanda all’Istituto. Si tratta comunque di un impegno tecnologico maggiorato che l’Istituto di previdenza dovrà affrontare subito dopo l’Ape volontaria, il cui relativo simulatore disponibile sul sito è stato utilizzato già ben 150 mila volte.

A proposito di campagna elettorale tutti promettono più fondi (per la scuola, per il lavoro, per l’ambiente, per il sociale) ma rimane il nodo delle coperture. L’argomento scuola è tra i più gettonati  con il Pd che rilancia l’alternanza scuola-lavoro con un potenziamento degli istituti professionali, oltreché un perfezionamento della “Buona scuola”. Si parla anche di ampliamento del tempo pieno nella scuola primaria nel Mezzogiorno. Per i Cinquestelle, invece, non occorre “fare l’ennesima riforma della scuola” ma “solo interventi mirati per migliorare ciò che c’è già”. La scuola è invece il punto 8 del programma di Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia. Il centrodestra propone più insegnamento delle materie “stem” (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) fin dalla scuola primaria e si propone di contrastare la povertà educativa. Si prevede anche un “buono scuola” per non ostacolare la competizione tra pubblico e privato e nel contempo aiutare le famiglie nelle spese di educazione e formazione. Per Leu di Pietro Grasso, l’istruzione (insieme con lavoro e ambiente) deve “tornare al centro della nostra vita sociale”. La Buona scuola va così “cancellata” per far posto ad “una scuola felice e piena di dignità”. La scuola deve essere inclusiva e aperta. Liberi e uguali propongono quindi libri e mense gratis per tutta la scuola dell’obbligo; un potenziamento del tempo pieno con nuove assunzioni; un ampliamento delle borse di studio e l’abolizione progressiva delle tasse universitarie. Un’operazione, quest’ultima, che costerebbe ben 1,6 miliardi di euro anche se non è ancora chiaro come coprirla.

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