Repubblica Ceca, Zeman di nuovo Presidente

Il Presidente filorusso Milos Zeman è stato rieletto lo scorso 27 Gennaio al termine del secondo turno delle elezioni presidenziali nella Repubblica Ceca che lo vedevano scontrarsi contro l’accademico europeista Jiri Drahos.

Il Presidente uscente è stato rieletto superando il suo competitor di poco più di tre punti percentuali. Secondo i dati rilasciati dalla televisione pubblica ceca, Milos Zeman, 73 anni, ha ottenuto il 51,5% delle preferenze, contro il 48,5% del sessantottenne Jiri Drahos. Jiri Drahos ha immediatamente riconosciuto il risultato, sottolineando però quanto questo fosse “serrato”, e si è congratulato con il vincitore. “Mi congratulo con il vincitore di queste elezioni Milos Zeman, e gli auguro molta forza e salute”. “Non abbiamo vinto, ma non abbiamo neanche perso”, ha tenuto a puntualizzare l’ex capo dell’Accademia delle Scienze. “Sono molto contento per questa ondata di energia che ha travolto queste elezioni presidenziali  e che non può scomparire. Prometto che continuerò ad alimentare l’energia e la speranza, non mi ritirerò dalla vita pubblica”, ha concluso Drahos, prima di intonare l’inno nazionale.

Da parte sua, apparendo in piena forma nonostante la sua fragile salute, gioviale e sorridente, il vincitore ha ringraziato i suoi elettori così come quelli del suo avversario “per essere andati a votare”.  Ha poi rassicurato i suoi concittadini: “La fiducia dei cittadini della Repubblica Ceca mi riempirà di energia nel corso dei prossimi cinque anni e sono convinto che la loro fiducia non verrà delusa”. Tornando alle questioni politiche più attuali, MIlos Zeman ha lasciato intendere che per quanto lo riguardava, il suo alleato Andrej Babis avrebbe potuto dirigere il suo Governo dimissionario per tutto il tempo desiderasse, nell’attesa di formarne un altro. “Visto che sono stato rieletto, non vedo alcun motivo per mettere sotto pressione  Andrej Babis  per la nomina del suo Governo imponendogli una scadenza troppo ravvicinata”, è stata la motivazione espressa durante una conferenza stampa.

Mettendo in gioco due candidati profondamente diversi, questa importante scadenza elettorale aveva polarizzato la società cieca, soprattutto sulle questioni immigrazione e orientamento della politica estera del Paese, membro della Nato dal 1999 e dell’Unione Europea dal 2004. Il risultato del voto riflette bene una società divisa in due, mette in evidenza l’analista politico Jiri Pehe. “C’è veramente una profonda polarizzazione, non solo tra Praga e altre grandi città da una parte e il resto del Paese dall’altra, ma anche una polarizzazione che influisce sulle scelte culturali e di civiltà”, ha detto Pehe all’Agence France Presse. “Si vede quanto metà della società civile abbia paura del mondo esterno, della mondializzazione e delle sfide”. In effetti Zeman ha utilizzato a suo favore questo tema anche se gli è costato una certa perdita di credibilità da parte dei politici occidentali. L’orientamento filorusso e filocinese mostrato dal Presidente uscente non è condiviso dalla maggioranza dei Cechi. “E’ piuttosto la questione migrazione ad essere stata il soggetto principale della sua campagna. Zeman (ostile ai migranti) è agli occhi dei suoi elettori il paladino degli interessi nazionali cechi”, spiega l’analista.

Il Presidente uscente ha soprattutto beneficiato dell’appoggio degli ambienti rurali e degli artigiani, mentre Jiri Drahos è stato il candidato preferito dagli intellettuali e dagli abitanti delle grandi città. L’elezione si è svolta con un sottofondo di problematiche legate al Governo di minoranza del miliardario populista Andrej Babis, alleato di Milos Zeman. Accusato di frode nell’utilizzo delle sovvenzioni europee, Andrej Babis non è riuscito ad ottenere la fiducia del Parlamento e ha presentato la Presidente le dimissioni formali del suo Gabinetto a poche ore dalle elezioni. Milos Zeman aveva però già dichiarato più volte essere pronto a riconfermarlo nelle sue funzioni per tentare di formare il Governo, ancora prima dell’8 Marzo, data della scadenza del suo mandato. Jiri Drahos si è invece più volte dichiarato ostile all’idea di avere un Primo Ministro perseguito dalla giustizia.

In teoria, la vittoria di Zeman dovrebbe favorire Andrej Babis, che ha praticamente fatto sempre campagna per lui. Ma secondo Jiri Pehe, rischia anche di modificare i loro rapporti. Per l’analista l’alleanza tra Zeman e Babis è agli sgoccioli. Zeman ha cinicamente raggiunto il suo obbiettivo e non ha più bisogno di Babis che però continua a mostrarsi molto soddisfatto per la vittoria del suo alleato. “Ero convinto che la campagna basata sui continua attacchi alla sua persona (Zeman) non sarebbe stata coronata dal successo. Sono molto contento di non aver avuto torto”. I prossimi mesi ci diranno le sorti di questo Governo. E vedremo anche come Zeman gestirà i suoi rapporti con Est e Ovest. Rimane il fatto che nella Repubblica Ceca, nonostante questa abbia beneficiato dei vantaggi politici ed economici dovuti alla sua adesione all’Unione Europea, parte della popolazione rimane tangibilmente sedotta dalla propaganda russa. E questo è un dato che rallenta sensibilmente il processo di occidentalizzazione.

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