La Lega abbandona il Nord?

Ciò che ormai girava da tempo nell’aria si è realizzato: la Lega perde il Nord. L’idea che frullava in testa al leader del Carroccio Matteo Salvini di trasformare un partito identitario, costruito sulla secessione del Nord da Roma per ampliare il proprio consenso elettorale, si sta trasformando in realtà e con tutta probabilità alla prossima tornata elettorale la Lega Nord non esisterà più.

La strategia del Segretario federale è quella di costruire intorno alla sua figura un movimento a metà tra Forza Italia e il Movimento 5 stelle che possa far breccia negli elettori di tutto lo stivale. I risultati elettorali a guida Salvini in effetti hanno mostrato che cavalcare temi di carattere nazionale – quali la sicurezza, l’immigrazione e il lavoro – hanno portato il Movimento di Via Bellerio a crescere fino al 15%.

Ma questa visione del partito non è del tutto condivisa da buona parte dei dirigenti lombardi e qualcheduno veneto. Infatti, il Governatore lombardo ha tentato di riportare il tema del Nord centrale all’interno del partito, inventandosi un referendum sull’autonomia che in ogni caso ha ridato vigore al fermento nordista dei militanti.

Il braccio armato dell’ex Ministro dell’Interno è il suo Assessore mantovano  all’Agricoltura Gianni Fava, recente sfidante di Salvini per la Segreteria Federale e che difende il leghismo della prima ora di stampo bossiano. E così l’ex capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni sta tentando di drenare i voti degli “irriducibili” del Nord con una nuova formazione politica che potrebbe raccogliere al suo interno chi ha deciso di non subire la deriva nazionalista.

Ma questo cambio di rotta mette in estrema difficoltà Roberto Maroni che, visti i rapporti poco distesi con il proprio Segretario, se dovesse in qualche modo supportare la frangia estremista e nel frattempo sostenere anche rapporti con gli odiati alfaniani, si potrebbero aprire scenari rivoluzionari, necessari per evitare emorragie o defezioni al progetto salviniano.

Sarà sicuramente difficile contenere gli integralisti padani che ancora vedono il Sud come il principale problema, soprattutto se l’iter per maggiore autonomia dovesse trovare piena attuazione con evidenti ripercussioni positive sul territorio.

Salvini continuerà per la sua strada e non è da escludere che si potrebbe assistere ad una ulteriore rigenerazione del partito fondato da Bossi che potrebbe cambiare pelle abbandonando definitivamente la questione settentrionale a favore di politiche nazionali. In questo modo Salvini si posizionerebbe come vero e proprio antagonista del Movimento 5 Stelle con l’obiettivo di drenare voti al movimento grillino e scongiurare così una loro possibile ascesa al governo.

Come ormai chiaro da tempo, saranno importantissimi gli step delle Regionali in Sicilia, del Bilancio in Parlamento, ma soprattutto di chi proverà a sostenere lo Ius Soli. Tutti questi appuntamenti determineranno in maniera chiara partiti, coalizioni e direzioni elettorali.

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