Di Maio, il piccolo leader non convince

Un altro terremoto sembra colpire nuovamente il già fragile castello del Movimento 5 Stelle. Un weekend intenso che si è chiuso con il rischio che a correre per la candidatura interna a Premier sia solo il Vice Presidente della Camera Luigi Di Maio.

Il trentunenne attivista grillino, dopo aver scalato le gerarchie del movimento sembra pronto a ricoprire anche il ruolo di leder del partito. Già, perché la recente revisione del regolamento e del “Non Statuto” hanno stabilito che il candidato Premier diventerà anche il capo del movimento lasciando a Grillo di fatto il ruolo di “padre nobile”. A queste decisione si è aggiunta quella di accettare le candidature anche per gli indagati (solo per reati considerati minori) che di fatto si è trasformata in una norma ad hoc per Di Maio indagato per diffamazione.

Insomma, una serie di eventi ravvicinanti che hanno messo in subbuglio il popolo del web e non solo. I primi a gridare allo scandalo sono stati “gli epurati”, ossia tutti coloro che, per diversi motivi, sono stati cacciati dal Movimento a causa di indagini a proprio carico. Una vera e propria rivolta che rischiava di spaccare irrimediabilmente il rapporto con la base, tanto da costringere Grillo ad indire un conclave a Roma, almeno per trovare qualche vittima sacrificale nella corsa alla premiership per salvare le parvenze democratiche del Movimento.

Ma veramente riuscirebbe a farsi da parte Grillo con a guida il Vice Presidente della Camera? Già ci provò  con scarsi risultati ai tempi del direttorio a 5 voluto dal comico genovese per tentare una sua graduale fuoriuscita e costretto a riprendersi in mano il gruppo per evitare la lenta discesa che stava intraprendendo il Movimento.

Nell’Italia dei leader carismatici sembra però non esserci spazio per Di Maio, soprattutto in un gruppo in cui il grillismo è persino più importante dei valori del Movimento stesso e il rischio concreto è quello di trovarsi a competere ad armi impari con gli altri leader.

Se il gruppo dirigente dovesse perseguire per questa strada non è impensabile immaginare anche grandi fratture nella base che potrebbero trasformarsi in un significativo calo dei consensi. Se così fosse sarebbe difficile tornare ancora una volta indietro e confermerebbe l’inconsistenza di un gruppo senza il suo leader maximo.

A detta di molti un così giovane e inesperto leader non sarebbe l’arma vincente per tentare di vincere le prossime elezioni anche perché le continue difficoltà capitoline e la gestione del movimento sembrano mostrare i primi segni di sofferenza a favore di un rianimato centrodestra che con Salvini cerca di sovrapporsi alle battaglie grilline.

In settimana dovrebbe essere sciolta la riserva sui candidati e se, come sembra destinato, Di Maio sarà l’unico candidato, ci si troverà presto ad assistere ad una vera e propria rivolta degli stessi eletti grillini e a pochi mesi dalle elezioni potrebbe risultare un colpo fatale.

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