Cronache dai Palazzi

All’interno dei palazzi di Bruxelles si intravedono “nuove opportunità” per l’Europa. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker rilancia l’Ue affermando che ci sono “nuove chance se saremo uniti e democratici”. Juncker ha inoltre elogiato l’Italia a proposito di migranti, in quanto il Bel Paese avrebbe salvato l’onore dell’Europa. L’obiettivo finale è “la costruzione da qui al 2025 di un’Europa più unita, più forte e più democratica”. La “visione” di Juncker prevede, in definitiva, una velocità, una moneta, una difesa, uno spazio dei diritti, una politica industriale, un Parlamento e un presidente. Questi sono i cardini che il presidente lussemburghese espone ai diversi governi dell’Unione, rimembrando la lezione di Jacques Delors ed Helmut Kohl: “L’Europa avanza solo quando fa prova di audacia”.

Un’Unione europea, quindi, impegnata sul fronte commerciale per cui “L’Europa è aperta al commercio. Ma deve esserci reciprocità”, afferma il presidente della Commissione. Un miliardo di esportazioni corrisponderebbero a 14 mila posti di lavoro in più. Avanti inoltre con gli accordi commerciali ma sempre rispettando le regole ambientali, sociali, di protezione della privacy e di sicurezza alimentare. Ed infine, Juncker propone un sistema di “investment screening” per quanto riguarda l’acquisizione di aziende e infrastrutture strategiche europee da parte di partner pubblici stranieri. “Voglio rendere la nostra industria più forte e competitiva”, trasformando magari l’Europa nel leader mondiale dell’innovazione e della digitalizzazione e dello sviluppo sostenibile. “Bene – ha dichiarato il sottosegretario alle Politiche europee, Sandro Gozi -, ma fissiamo obiettivi quantitativi e mezzi per conseguirli”. Per quanto riguarda la pirateria in Rete, invece, essa minaccia più delle armi la stabilità e la buona riuscita delle democrazie: in questo contesto Juncker ipotizza la strutturazione di un’Agenzia europea per la sicurezza cibernetica: “Noi proteggeremo meglio gli europei nell’era digitale”.

Sì, inoltre, ad “una unione economica e monetaria più forte”. A proposito di Iva, imposte societarie, web tax e tasse sui profitti di borsa, il presidente Juncker suppone un voto a maggioranza per procedere più speditamente, e preannuncia una proposta della Commissione per fare del Meccanismo europeo di stabilità un vero Fondo monetario della Ue. D’accordo con Macron e Merkel, Juncker propone un delegato alle Finanze e all’Economia che sia però un Commissario più che un ministro.

“Più democrazia significa più efficacia”, è questo il messaggio fondamentale del pensiero di Juncker. Un’efficacia raggiungibile anche fondendo la presidenza della Commissione con quella del Consiglio, da eleggere con il sistema degli Spitzenkandidasten, i capilista delle famiglie politiche europee. In pratica una “unione di Stati e di cittadini” con un unico capitano che guiderebbe il cuore dell’Europa. Il Parlamento dell’Eurozona, invece, “è il Parlamento europeo”, afferma Jean-Claude Juncker d’accordo con Antonio Tajani.

Le migrazioni rappresentano un altro nodo cruciale, da sciogliere, “resteranno nel nostro radar”, ha affermato Juncker. Attualmente le frontiere sono più controllate e per molti aspetti, è l’Italia, con la sua “generosità e perseveranza”, che “ha salvato l’onore d’Europa nel Mediterraneo”. La Commissione prevede nuove regole per quanto riguarda i rimpatri che oggi sono il 36% di coloro che hanno una situazione regolare. È comunque auspicabile una maggiore solidarietà con il continente africano oltreché vie d’immigrazione legali di supporto ad un continente europeo che sta invecchiando.

La drammatica questione dei flussi migratori ha interessato anche il Consiglio dei 28 ministri degli Interni della Ue riuniti a Bruxelles. Sono stati elogiati, anche in quest’occasione, i risultati raggiunti grazie alle operazioni coordinate dal nostro ministro dell’Interno, Marco Minniti, sottolineando che, secondo i dati Onu, si è passati dai 28 mila arrivi a giugno a meno di 10 mila in agosto. Nonostante il calo dei flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale, nel suddetto Consiglio Germania, Francia, Austria e Danimarca hanno chiesto e ottenuto delle modifiche al codice di frontiera di Schengen, per cui verranno prorogati i controlli alle frontiere – oltre il prossimo novembre quando scadrà la deroga prevista – e verrà sospeso l’accordo di libera circolazione di Schengen per esigenze legate alla lotta al terrorismo. In questo contesto il commissario Ue all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha spiegato che la Commissione europea presenterà una proposta per “aggiornare” le regole di Schengen in relazione alle norme anti-terrorismo.

In visita a Malta, dove ha incontrato la presidente maltese Louise Marie Coleiro Preco, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un appella a proposito di immigrazione. Un appello rivolto a più fronti, tra cui ovviamente Bruxelles. A Malta il capo dello Stato ha espresso “riconoscenza” in quanto la piccola isola “ha accolto la sua quota di migranti, mentre ciò non è avvenuto in tutti i Paesi dell’Unione e questo dimostra che l’Ue deve fare ancora molta strada per incrementare il proprio tasso di solidarietà”.

In sintonia con le parole di Jean-Claude Juncker, Sergio Mattarella presuppone “canali legali d’ingresso” per “governare ordinatamente il fenomeno” migratorio. “Quello che non possiamo fare è consegnare le chiavi d’ingresso all’Europa nelle mani dei trafficanti. Per questo bisogna stroncare il traffico di esseri umani e garantire canali legali e ordinati d’ingresso” – ha affermato Mattarella – “insieme a un impegno forte ai Paesi d’origine dei flussi”. In sostanza si tratta dell’aggiornamento del migration compact proposto in passato dall’Italia, e messo a punto dal governo Gentiloni attraverso le operazioni coordinate dal ministro dell’Interno Marco Minniti. In pratica un metodo “di buonsenso”.

Sergio Mattarella ha accolto infine positivamente gli elogi all’Italia del presidente Juncker a proposito di accoglienza sul fronte migratorio ma, ha ammonito, le belle parole non possono bastare. Sollecitando l’intervento dell’Unione europea, il presidente della Repubblica ricorda inoltre come il nostro Paese sia “molto impegnato a stabilizzare la Libia, a rendere dignitosa e accettabile la situazione nei campi profughi”. Un’Unione europea in cui convivono non poche contrapposizioni occorre, in sostanza, orientare l’impegno comune verso il “recupero di una dimensione sociale”, in grado a sua volta di “recuperare la fiducia dei cittadini” e, per di più, incoraggiando la crescita e le prospettive di lavoro per i giovani.

A proposito di lavoro per i più giovani, la bassa occupazione giovanile è una delle sfide più gravose che l’economia italiana deve affrontare, “un vero tallone d’Achille del sistema economico e sociale italiano” come rivela anche il Centro Studi di Confindustria. Viale dell’Astronomia prevede comunque per il 2017 un Prodotto interno lordo in rialzo (+1,5%), che continua ad incrementarsi nel 2018 (+1,3%) anche se più lievemente.

Un segnale positivo arriva dai buoni investimenti delle imprese che rafforzano la congiuntura e ampliano la capacità produttiva. Le basi, in pratica, per potenziare la crescita. “L’Italia è agganciata alla ripresa mondiale e le esportazioni sono la componente più dinamica della domanda”, emerge dall’analisi intitolata “Le sfide della politica economica”. Nonostante alcuni fattori incoraggianti, però – tra cui la creazione di circa 815 mila nuovi posti di lavoro nell’ultimo triennio -, i giovani occupati in rapporto alla popolazione di riferimento risultano essere tra il 10 e il 17 per cento in meno rispetto alla media europea. In pratica sono 51 mila gli under 40 emigrati all’estero nel 2015, in crescita costante dai 21 mila del 2008. In pratica “un’emorragia” di capitale umano stimata in 14 miliardi di euro, quasi un punto di Pil all’anno.

In termini di crescita si registra un ampio divario tra l’Italia e il resto dell’area euro. Il Pil di quest’ultima è cresciuto del 24,4% rispetto al 2000, mentre il nostro Paese è ancorato ad un esiguo 0,8%. Si percepisce quindi la necessità di “fare diventare la crescita strutturale”, come ha affermato il presidente degli industriali Vincenzo Boccia, che ha inoltre sottolineato: “Siamo all’inizio di un’inversione di tendenza, non dobbiamo fare errori”. Viale dell’Astronomia teme in effetti un depotenziamento della spinta riformatrice a ridosso delle elezioni politiche, e quindi in un periodo di campagna elettorale; una preoccupazione tra l’altro non celata anche dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che spiega: “Il ritorno alla normalità nasconde il rischio dell’acquiescenza, cioè pensare che il più sia fatto e che l’economia sia tornata a livelli pre-crisi come se nulla fosse accaduto”.

La non indifferente mole del debito pubblico, infine, impone di tenere alta la guardia. Il debito va “incanalato” soprattutto per evitare una perdita di fiducia da parte degli investitori. Viale dell’Astronomia prevede comunque che nel 2018 il debito inizi a “ripiegare rispetto al Pil”, e anche il ministro Padoan rassicura dicendo che la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) conterrà segnali positivi a proposito di debito e di deficit. Per il 2017 Confindustria registra un rapporto tra debito e Pil a quota 132,6%, mentre nel 2018 dovrebbe scendere al 131,8%. Un leggero calo anche per la pressione fiscale: 48% del Pil alla fine di quest’anno e 47,5% nel 2018.

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