Cannabis, tra legalizzazione e proibizionismo

Le leggi sul sociale in Italia vivono da sempre percorsi travagliati, dalla fecondazione artificiale allo ius soli per citare le ultime, o si impantanano nelle aule parlamentari o ne escono completamente stravolte e prive di significato. Non pare seguire percorso diverso il ddl promosso dal senatore del gruppo misto Benedetto Della Vedova e che vede primo firmatario il PD Roberto Giachetti oltre ad avere raccolto il sostegno di tutte le forza politiche compresa Forza Italia, tranne gli alfaniani e la destra. E’ prevista la depenalizzazione fino a 5 grammi per strada e 15 in casa, inoltre verrebbe consentita la coltivazione casalinga fino a 5 piantine e la nascita dei ‘cannabis social club’. Nulla cambia sotto il profilo del codice della strada riguardo la guida sotto l’effetto di sostanze allucinogene e fuori dai casi previsti di produzione e vendita che restano appannaggio dello Stato.

Il proibizionismo serve? Non bastassero i fallimenti del secolo passato in cui il divieto dell’alcool ha prodotto solo ottimi film e pochi risultati sul fronte dell’ordine pubblico, malgrado il divieto in Italia sono 12 milioni le persone tra i 15 ed i 64 anni che hanno fumato hashish o marijuana almeno una volta nella vita. In Europa si sale a 16,6 milioni di fumatori nella fascia 15-34 anni, e guardando in maniera ampia, perfino l’ultra-conservatrice America di Trump ci supera, consentendo l’uso della cannabis in svariati Stati dell’unione, il Colorado con i proventi finanzia scuole e sanità per i senzatetto. Il bilancio italiano parla di mezzo miliardo di euro speso nella lotta al traffico di ‘canne’ e sale ad un totale di 7,2 milioni di euro per i mancati introiti da parte dello stato.

La vendita da parte dello stato assicurerebbe una qualità uniforme e controllata, le qualità di cannabis in vendita per strada al giorno d’oggi vantano un Thc, il componente psicotropo, fino al 26,5% contro lo 0,5-1% degli anni ’60, i test hanno anche rivelato come gli spacciatori siano usi mescolare cocaina alla cannabis venduta per creare dipendenza ai clienti a loro insaputa. Nell’audizione al senato il capo della DNA Franco Roberti ha rimarcato come la metà degli sforzi delle forze dell’ordine siano spesi nella lotta alla cannabis a scapito delle droghe pesanti, con il risultato di avere quantità di marijuana e hashish sequestrate fino a 100-150 volte più di eroina e cocaina.

Posizione ben diversa da quella di Henry Anslinger che nel 1930 a capo del Federal Bureau of Narcotics, sosteneva che le canne portassero a rapporti sessuali tra donne bianche ed etnie nere o messicane, oggi invece gli stati a stelle e strisce che hanno legalizzato l’uso della cannabis sono ben 9 e realizzano un giro di affari per 6,9 miliardi di dollari. Come il proibizionismo americano favorì la crescita delle organizzazioni criminali negli Stati Uniti, in Europa è servito a far fare affari d’oro all’Isis ed a trasformare l’Albania in una repubblica basata sul fumo illegale. Ad oggi lo stato albanese è chiamato Kanabistan ed i suoi massimi rappresentanti sono accusati di essere pesantemente collusi con i trafficanti, un terzo del pil nazionale deriva dalle coltivazioni proibite. La manodopera non manca contando che se un lavoratore medio guadagna 7 euro al giorno, le sentinelle dei campi ne portano a casa il doppio senza fatica. Le forze di polizia albanesi sono poche, male in arnese, manca la benzina alle auto, gli elicotteri sono solo 2 ed usano un aereo prestato dall’Italia che costa 1 milione di euro all’anno, molti poliziotti sono invischiati e sotto processo per essere collusi alla mafia locale del traffico di droga. Un arbusto produce un chilo di ‘roba’ ed il guadagno corrisponde ad un mese di lavoro ‘onesto’, in queste situazioni di povertà la malavita ha gioco facile, e se gli scafisti fanno meno affari con i migranti, lo spazio è riempito con i carichi di cannabis. I rapporti con la Sacra Corona Unita pugliese antistante si sono perfino rafforzati ed ora è entrata in gioco anche la ‘ndrangheta calabrese. L a GdF nel 2016 ha arrestato 31 scafisti e sequestrato 23 mezzi, ma nei primi mesi del 2017 le tonnellate sequestrate sono state 11,6 con 20 scafisti arrestati e 12 mezzi sequestrati, un forte aumento del traffico si è quindi evidenziato in maniera cospicua.

Nel quadro generale che circonda il problema non è da tralasciare quanto esposto dal procuratore Gratteri secondo cui la cannabis legale costerebbe comunque più di quella illegale rendendo più conveniente la seconda, una politica di prezzi calmierati sarebbe sicuramente obbligatoria.  Nondimeno dal punto di vista medico è bene ricordare che l’uso della cannabis è già legale, ma l’aura di ‘droga’ ed il quadro sociale che la circonda fa sì che raramente sia prescritta dai medici, timorosi di essere messi all’indice dalla pubblica opinione. Eppure in Canada sono arrivati a 60.000 ettari di coltivazioni ed il premier Trudeau ha promesso la liberalizzazione entro l’anno; in Spagna è legale l’uso in locali privati da sempre e nei Paesi Bassi l’attuale ‘tolleranza’ sta per diventare legalizzazione piena a termini di legge.

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