Helmut Kohl, un tedesco per l’Europa

Helmut Kohl, il Cancelliere che sarà ricordato per sempre come “l’Uomo della riunificazione tedesca” è scomparso nei giorni scorsi nella sua casa di Ludwigshafen. Bandiere europee a mezz’asta nelle Sedi istituzionali UE a Bruxelles in segno di lutto su richiesta di Jean-Claude Juncker. Il Presidente della Commissione Europea si dice profondamente rattristato per la sua morte. “Sono fiero di averlo conosciuto – ha affermato Juncker – che l’Europa ritrovi la sua pazienza, la sua determinazione, il suo coraggio”.

Fu leader della Cdu dal 1973 al 1998 (l’Unione Cristiano Democratica della Germania) e Cancelliere della Repubblica federale tedesca dal 1982 seppe imprimere un impulso determinante alla riunificazione tedesca diventando il primo Cancelliere della Germania unita (1991-1998). Fu, anche, promotore del processo di integrazione europea, rafforzando i legami con i Paesi dell’Europa orientale e con la Russia, senza tralasciare di curare l’alleanza con gli USA. Per dovere di cronaca non possiamo non ricordare che fu coinvolto, nel 2000, nelle accuse di finanziamenti illegali al suo Partito, ma, comunque, la grandezza politico-strategica dell’uomo Kohl resta immutata.

“Con Kohl scompare uno dei padri nobili dell’Europa. E’ stata una personalità politica di straordinaria rilevanza nella storia recente della Germania e dell’intera Europa…” queste le parole che il nostro Presidente della Repubblica, Mattarella, usa nel messaggio inviato al Presidente Tedesco, Frank-Walter Steinmeier. “Colui che è stato a giusto titolo definito il Cancelliere della riunificazione ha lavorato con lungimiranza e determinazione in anni caratterizzati da mutamenti profondi ed epocali degli equilibri mondiali, per ridare unità al proprio Paese nell’ambito del grande progetto di integrazione europea. Da autentico Uomo di Stato, seppe coniugare pragmatismo e capacità di visione, fornendo un contributo coraggioso non soltanto alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione della Germania, ma anche al superamento delle drammatiche divisioni che, per decenni, avevano lacerato l’Europa” prosegue Mattarella.

“L’Uomo della riunificazione”, ma non solo: del superamento della guerra fredda, del contributo dato alla nascita dell’Euro, dell’integrazione europea. L’integrazione, oltre la riunificazione, fu per Kohl tra i principali obiettivi da raggiungere, fin da quando Helmut Schimidt, cedendogli il timone, gli consentì di essere nominato Cancelliere nel 1983. Era, ricordiamo, in primo luogo, la Thatcher a essere recalcitrante all’integrazione fino a opporre innumerevoli ragioni a che questa si realizzasse.

E’ vero che con la Francia di Mitterrand ci fu una grande intesa e che con lui “costruì” il Trattato di Maastricht, che segnò la nascita dell’Unione Europea come la conosciamo oggi, ma è anche vero che la Francia agli inizi guardò con sospetto la “caduta del Muro” e gli sforzi di Khol.

“Architetto della riunificazione tedesca e dell’amicizia franco-tedesca” lo ha definito la Merkel, proseguendo nel riconoscere come Kohl abbia cambiato ed esercitato un’influenza determinante sulla sua vita: “…sono personalmente riconoscente a Kohl, tutti noi possiamo essergli riconoscenti per quello che in tanti anni ha fatto per noi tedeschi e il nostro Paese.

Parlavamo della diffidenza francese. Diffidenza che non mostrarono, invece, Bush senior e Gorbacev. Addirittura per George Bush lavorare con Kohl fu una “grande gioia”, definisce il Cancelliere tedesco “un vero amico della libertà e l’uomo che io considero uno dei più grandi leader dell’Europa del dopoguerra – proseguendo – lavorare insieme a lui per aiutare a raggiungere una fine pacifica della Guerra Fredda e l’unificazione della Germania all’interno della Nato resta una delle gioie più grandi della mia vita”.

E sulla stessa lunghezza d’onda sono le dichiarazioni del Presidente Russo, Putin e del Premier israeliano Netanyahu. Per il primo, Kohl fu un sostenitore convinto dei rapporti amichevoli tra Germania e Russia e si dice “sinceramente ammirato per la sua saggezza e la sua capacità di prendere decisioni equilibrate e rivolte al futuro, anche nelle situazioni più complesse”, mentre per il secondo è stato uno dei “più grandi amici d’Israele”.

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