Algeria, elezioni senza alcun valore?

Le elezioni politiche che si sono svolte in Algeria lo scorso 4 Maggio hanno dimostrato che, da un voto all’altro, il potere non riesce a rinnovarsi. Per i più critici si tratta di una sorta di “commedia democratica” messa in scena per dimostrare a Stati Uniti e Unione Europea che l’Algeria non è una dittatura e che è assolutamente capace di assicurare in modo pacifico il dopo Bouteflika.

Si è pensato che il potere algerino avrebbe riempito i seggi per gonfiare il tasso di partecipazione e rendere credibili queste elezioni politiche. Sicuramente le ultime del mandato di Abdelaziz Boutlefika. Ma ciò non è avvenuto. Tutto si è svolto senza colpi di scena, come fosse scritto su un copione. L’Algeria si è svegliata all’indomani del voto sempre guidata da un Presidente fantasma e avvolta da un’aurea di disillusione e stanchezza nei confronti dei poteri preposti. Questo risultato può sembrare essere garanzia di stabilità, ma rimane un senso di incompiuto per ciò che riguarda la sua vera legittimità, perché delude una fetta importante della sua popolazione, quella dei  giovani, ribelli e pieni di risorse nel cavarsela contro le avversità del quotidiano.

Le elezioni politiche non hanno cambiato un orientamento politico viziato da tempo. Il tasso di partecipazione (38%) è sceso ancora rispetto alle elezioni del 2012 (43%), nonostante il Governo abbia parecchio investito su di una campagna elettorale che voleva convincere 23 milioni di elettori (su 36,5 milioni di abitanti) a votare. Dovevano essere coperti  462 seggi dell’Assemblea popolare nazionale (APN). La coalizione al potere rimane maggioritaria, coalizione frutto di un’alleanza tra Fronte di liberazione nazionale  (al comando dall’indipendenza ottenuta nel  1962) e l’Unione nazionale democratica (Rassemblement National democratique, RND). L’opposizione rimane molto frastagliata , formata da una serie di partitini, islamisti e non,poco omogenei. Non destano alcuna sorpresa neanche le accuse di brogli ricorrenti denunciati dagli islamisti, che affermano avere in mano le prove. Ma che ci siano stati brogli o no a favore del FLN, quale ammissibilità farà prevalere l’Assemblea che è stata appena eletta e nella quale siederanno i rappresentanti di 36 partiti, 24 dei quali hanno uno o due rappresentanti eletti? Soprattutto se si pensa che dovrà legiferare su riforme politiche ed economiche cominciate nel 2012.

Gli algerini più critici parlano di farsa: l’APN non ha alcun potere. Altri affermano non aspettarsi più granché da una classe dirigente spesso corrotta e dal funzionamento molto opaco. Eletto diciotto anni fa, il Presidente Abdelaziz Bouteflika è diventato praticamente invisibile dopo l’ictus che lo ha colpito nel 2013. Algeri governa a colpi di sovvenzioni attinte dalle sue riserve, che il calo dei prezzi degli idrocarburi ha significativamente assottigliato, malgrado il leggero rialzo avvenuto nell’ultimo anno. L’economia, sempre basata sulla rendita petrolifera e del gas, ha molte difficoltà nel diversificarsi. Inflazione e disoccupazione sono sempre più alte. La scelta di molti giovani algerini è sempre più orientata verso l’espatrio: Canada ed Europa le due mete più ambite.

Ma è da loro e dalle associazioni nate dalla società civile che arriva l’unica vera sorpresa di questa campagna elettorale dai toni poco accattivanti. Si sono impossessati dei social network per ridicolizzare il potere, denunciare le malversazioni, stigmatizzare le carenze nei servizi pubblici. Hanno assunto il ruolo di opposizione piena di talento che riesce a destreggiarsi abilmente  tra umorismo, comicità e musica per manifestare la loro esasperazione crescente nei confronti dell’immobilismo politico, della monopolizzazione del potere da parte di una casta in carica da anni e della mancanza di competenza dello Stato. Per il potere politico, queste elezioni sono state più che una delusione, una vera disfatta. E lo è anche in parte per le formazioni politiche di stampo democratico, che hanno dato si credibilità a questo scrutinio accettando di parteciparvi, ma con il secondo fine di rimanere visibili quando arriverà l’ora della successione di Bouteflika.

La coalizione di maggioranza si evolve: il FLN perde 51 deputati e ottiene “solo” 164 seggi; l’RND invece ne ottiene 27 in più, passando da 70 a 97 seggi. Ma è sicuramente troppo presto per dare una chiave di lettura a questo nuovo equilibrio in seno ai gruppi che si dividono i potere. Quello che è sicuro è che il prossimo Governo dovrà confrontarsi con una realtà difficile. Oltre all’economia, il contesto regionale rimane molto instabile: Libia , Sahel, Tunisia. L’Algeria deve gestire alle sue frontiere meridionali un cocktail esplosivo fatto di  jihadismo e criminalità che mette costantemente in pericolo tutta l’area. Ma probabilmente, quello che importava di più era dare ai partner occidentali l’immagine di un Paese in grado di gestire la stabilità istituzionale senza ostacoli di spessore.

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